Pietro Scordamaglia

   
   

Alcune foto di Pietro Scordamaglia

Un mio Amico

 

 

Potrei iniziare questa piccola storia di Pietro Scordamaglia col dire che è stato il vero protagonista della mostra sul tragico terremoto del settembre del 1905, ma il discorso si esaurirebbe in un attimo senza capire le lunghe e difficili tappe che ha incontrato per realizzare questo straordinario progetto. Ma per conoscere meglio questo protagonista è necessaria una presentazione.

Possiamo iniziare da quando Pietro era bambino, forse in questo modo possiamo evidenziare la sua tendenza e la sua propensione per l’arte;  Pietro fin da ragazzo amava disegnare e ritrarre la natura, amava i colori, le forme degli oggetti, amava la fotografia. Ha iniziato a dipingere a soli dodici anni, creando dei bellissimi quadri ed ha continuato per un po’ di anni a coltivare questa sua passione per la pittura, ma in ognuno di noi si verificano dei cambiamenti, delle trasformazioni, dovuti alle influenze del mondo circostante e dalla crescita personale.

Dopo un po’ di anni, Pietro, ha constatato che la fotografia lo gratificava in maniera diversa, era un modo di fermare delle immagini irripetibili nel tempo e dare alle cose quell’alone di magia e di mistero che ci permette di manifestare tutta la fantasia creativa che è in noi. Tutto questo lo ha portato a fare numerose ricerche fotografiche, usando delle macchine fotografiche che allora non erano sofisticate come quelle di adesso, parlo degli anni 60, anni in cui, quasi tutti i ragazzi di Parghelia, frequentavano l’azione cattolica, perché era un modo per stare insieme e far emergere in ognuno gli interessi che poi sono diventati determinanti nella vita di adulti.

La caratteristica più straordinaria di Pietro era la sua generosità, riusciva con il suo modo di fare a coinvolgere tutti i ragazzi che gli stavano intorno, è sempre stato altruista, è sempre stato capace di organizzare giochi per far partecipare un gran numero di persone… è nel suo carattere coinvolgere tutti, divertirsi e far divertire gli altri. I suoi interessi, oltre che la fotografia, erano molteplici: dallo sport alla caccia subacquea, dalle ricerche paleontologiche alla lettura, dall’elettronica all’astronomia, e tante altre cose che hanno fatto emergere nella persona di Pietro Scordamaglia la grande creatività e la instancabile voglia di cercare sempre nuove e straordinarie cose.

Ci sono degli episodi molto simpatici nelle sue avventure da ragazzo e mi sembra opportuno raccontarne qualcuno, anche perché essendo stato uno dei suoi migliori amici, mi piace rivivere quei momenti intensi che sono rimasti solo nei nostri ricordi. Pietro, come dicevo prima, è sempre stato un ragazzo con una infinita voglia di vivere e di sfruttare la sua creatività e la sua fantasia per costruire o inventare sempre cose nuove, delle cose che a quei tempi, parlo degli anni 60, ci attiravano e ci affascinavano.

Era il lontano 1962, Pietro in quel periodo leggeva delle riviste a carattere scientifico, e proprio in una di queste, aveva visto come si costruiva un razzo o un piccolo missile o qualsivoglia chiamare. Ci siamo messi alla ricerca degli elementi per costruire questo razzo. Il solo pensiero di vedere alla conclusione del progetto un oggetto lanciato nello spazio, già ci affascinava. In quel periodo avevamo costruito un specie di baracchetta in legno dove facevamo i nostri esperimenti di fotografia, di astronomia, di disegno, di musica e tante altre cose, proprio qui ci siamo messi a preparare il propellente del nostro razzo. Ci siamo rimboccati le maniche e via! Si iniziava il progetto. Dovevamo fare una miscela di zolfo e clorato di potassio che doveva poi essere messa nell’apposito serbatoio del nostro razzo, che era formato da un lungo tubo e terminava con un ugello, per poter dare la spinta e quindi salire verso l’alto. Ci siamo messi di buona lena a realizzare questa miscela che consisteva nel miscelare su un fornelletto, dentro una piccola pentola, i vari componenti, dopo pochi minuti il composto sembrava essere omogeneo, proprio come da descrizione della rivista, ma ad un tratto tutto è esploso. Il composto ha persino bruciato e sfondato il nostro piccolo tavolo di lavoro, e si è sprigionato un denso e nero fumo, noi, per fortuna incolumi, col viso annerito dal fumo sembravamo i personaggi di un cartone animato. In un primo tempo siamo rimasti sconcertati dall’accaduto, ma poi siamo scoppiati in una risata che ci ha ripagato dal tentato e fallito esperimento.

Ecco! Ho voluto raccontare questo piccolo episodio che esula dal tema principale, ma ci fa capire come era importante per noi inventare e provare a costruire nuove cose, fantasticare e soprattutto avere quella costanza nel  realizzare i nostri progetti. Pietro ha sempre conservato questa sua costanza, a tal punto che al termine delle sue ordinarie e faticose giornate lavorative, dedica ore e ore in casa, per portare a termine le sue ricerche fotografiche al computer. Dopo vari anni di ricerche fotografiche, centinaia di rullini, e migliaia di foto scattate negli anni, circa cinque anni fa mi ha parlato di un progetto che voleva realizzare, dopo aver partecipato a numerose mostre fotografiche e vinto molti premi, il suo nuovo obbiettivo era quello di raccogliere più materiale fotografico possibile per fare una mostra su un evento di straordinaria importanza storica: il centenario del terremoto di Parghelia dell’otto settembre 1905. Nel 2001, Pietro inizia questa sua nuova avventura. È stata un’avventura che lo ha portato a imparare nuovi programmi al computer per riuscire a restaurare decine e decine di foto realizzate ancora con le lastre in vetro, in effetti si trattava della pellicola usata circa 100 anni fa. Inventava soluzioni per poter ricostruire delle foto ormai deteriorate dall’inesorabile scorrere del tempo. Giorni e giorni di meticoloso lavoro, giorni e giorni di intense ricerche di materiale fotografico di quel tragico evento. Un lavoro costante, stressante, ma nello stesso tempo gratificante. Finalmente Pietro aveva una meta ambita da raggiungere: portare a termine quello che si era proposto. Il materiale non mancava, anche perché il Prof  Luciano Meligrana era in possesso di numerose foto dell’epoca che ha gentilmente messo a disposizione per la realizzazione di questo straordinario progetto, ha inoltre contribuito in maniera esemplare nel suggerire i dati necessari a rendere più chiara l’ubicazione originaria di tutte le case distrutte e poi ricostruite. Altre foto, forse le più interessanti, sono state raccolte da Pietro nel paese di Parghelia e appartengono al fotografo dell’epoca Francesco Licastro, nato a Parghelia nella seconda metà dell’Ottocento, queste foto, ancora in discreta conservazione, sono state scattate in vari periodi e sono state realizzate su lastre fotografiche, in effetti si tratta di lastre in vetro le cui dimensioni sono circa 13x 18 cm. e vi era una emulsione di bromuro di argento, al tempo chiamata “ Collodio “, purtroppo molte di queste lastre erano deteriorate dal tempo trascorso, circa cento anni, ma Pietro sapientemente ha saputo recuperarle con tecniche oggi a disposizione. Altre foto sono state date generosamente dal Prof. Michele De Luca, tratte dalla sua straordinaria collezione di cartoline d’epoca.

Restaurare una foto non è una cosa facile, ci vogliono giorni di lavoro e una passione infinita. Pietro questa pazienza e questa passione l’ha avuta perché ha sempre creduto in questo progetto. La raccolta delle foto è durata circa quattro anni ed in questi quattro anni Pietro ha lavorato a queste foto per avere delle immagini di ottima qualità. Non è da tutti portare a termine un lavoro come quello che è stato realizzato da Pietro, ecco perché, per quanto mi riguarda, il vero protagonista della mostra, che si è svolta a Parghelia in occasione del centenario del terremoto, è stato Pietro Scordamaglia.

Tempo fa su questo sito avevo dedicato un piccolo scritto a Pietro Scordamaglia, una frase dove cercavo di condensare il connubio che c’è tra la grande passione per la ricerca fotografica e i ricordi che vengono evidenziati nelle immagini:

“La fotografia racchiude il nostro passato, ferma l’inesorabile scorrere del tempo in un fotogramma e ci dà la possibilità di assaporare quei momenti che altrimenti si sciolgono come neve al sole, senza lasciare nessuna traccia. È  bello poter rivedere immagini dopo tanti anni, ricostruire con la mente quei momenti cosi intensi che fanno rivivere un passato che è stato il motore del nostro presente”.

Il lavoro che ha fatto Pietro è stato ripagato totalmente, soprattutto dalla completa disponibilità del Sindaco di Parghelia, Architetto Vincenzo Calzona, che ha messo a disposizione sia i finanziamenti necessari per la realizzazione  delle stampe, sia locali per allestire la mostra, ed ha dimostrato una profonda partecipazione ed ammirazione per il lavoro svolto sapientemente da Pietro. La straordinaria collaborazione del Sindaco è stata esemplare perché ha cercato di promuovere un evento senza precedenti nella storia di Parghelia, che ha toccato da vicino, attraverso le immagini e la sequenza cronologica di questo tragico evento, la sensibilità di tutti i pargheliesi.

Il progetto di Pietro Scordamaglia non finisce qui, con la mostra in occasione del centenario del terremoto del 1905, ha ancora decine e decine di foto che vanno dal periodo tra il 1905 e il 1960 dove ci sono le varie fasi di una lenta e progressiva evoluzione di un paese che pian piano ha cambiato volto dal terribile terremoto del 1905. E’ un’altra meta da raggiungere, un obbiettivo che fa parte della sua natura di ricercatore e realizzatore di un qualcosa che possa coinvolgere tutti.

Il grande lavoro che ha fatto Pietro in questi anni è stato generato da una forza propulsiva che lo accompagna da sempre, questa forza sarà per Pietro il motore che farà muovere ancora la sua straordinaria fantasia creativa nel prossimo futuro!

                                                                       Piero Calzona