Miriroci e...

di

Maria Rosaria Vallone

 

Questa è la storia di persone che non ci sono più, di luoghi che non ci sono più. Questa storia è ambientata a Parghelia. Ma un paese vale l'altro, perché ogni paese nel suo passato ha qualcuno da ricordare. Un tipo bizzarro, originale, diverso, nelle fattezze e nei comportamenti, e proprio per questo scolpito nei ricordi di tutti, molto di più di una persona "normale" e, quindi, eterno. L'Autrice non ha solo ricordato persone che ha conosciuto nel suo passato di bambina e adolescente, con la descrizione accurata e affettuosa di esse le ha elevate al rango di personaggi, unici e irripetibili e li ha consegnati ai posteri.

 

 

 

 

 

 

 

 

Cu' cunta menti 'a junta!

Dice un vecchio adagio popolare calabrese, ancor oggi in uso, che cu'cunta menti 'a junta!, e vale: chi racconta mette del suo! E non vuol dire necessariamente che chi racconta aggiunga qualcosa che è fuori luogo o di genere fantasioso. Nei racconti brevi di Maria Rosaria Vallone 'a junta è costituita da una serie di annotazioni che, inserite con garbo, aiutano a comprendere quelle situazioni che altrimenti sembrerebbero inesplicabili. Perché - ci si chiede - Cenza 'i Màja aveva necessità di farsi il bagno ogni sera? E come faceva Ermìnia 'i Tarabba a scorrere velocemente i grani del rosario? Perché la nonna materna si chiamava Casellu, Casellu, Casellu? Perché di Pepparéu si diceva che fosse abbonatu? Perché le donne, un tempo, prima di vedere gli spettacoli televisivi si acconciavano i capelli?

Persone che l'Autrice ritrae con parole affettuose, perché «protagonisti del teatro vivente di Parghelia, che si muovevano intorno a noi, entravano nelle nostre case, nei negozi, al bar, seduti su un gradino della chiesa, sulla panchina in piazza, attori e mai comparse di una grande recita di piazza. A soggetto». Tutte viste con la sensibilità, tutta femminile, di guardare il mondo in altro modo.

Vien fuori, da questi racconti, uno spaccato di vita comune a tanti altri paesi della Calabria, ma a Parghelia gli abitanti portano ancora una grave ferita sopportata dai loro progenitori oltre un secolo fa, quando il devastante terremoto del 1905 rase al suolo il vecchio paese, in seguito interamente ricostruito. Questo fatto ha reso i parghelioti più partecipi; operosi nel lavoro, infaticabili nella cura della propria casa, dediti alla famiglia e, soprattutto, orgogliosi d'essere calabresi! Una secolare tradizione marinaresca li ha portati lontani dalla loro terra, ma l'ansia del ritorno li ha sempre ricondotti stabilmente al loro paese. E non è un caso che ancor oggi la festa della Madonna di Portosalvo, che si celebra la seconda settimana d'agosto, è un momento di coesione collettiva molto sentito. In questa occasione i marinai "si sbarcano", e i paesani che vivono nelle grandi città, soprattutto Genova, Roma e Milano, tornano in paese. Un altro aspetto peculiare dei racconti di Maria Rosaria Vallone è l'umanità di questo popolo industrioso, che emerge attraverso i tratti dei personaggi descritti dall'Autrice con gli occhi e i sentimenti di quand'era bambina. Nei ricordi affiorano le espressioni dialettali, quelle della lingua madre, che rafforzano ancor di più le immagini colorite e i tratti di questo variegato palcoscenico, ormai pressoché scomparso. E l'Autrice non si sottrae al desiderio di raccontare se stessa, parte viva di questo mondo palpitante, non per vanagloria, ma perché la sua esperienza di vita è condivisa con quella dei personaggi che va narrando.

Non è nuova Maria Rosaria Vallone a questo genere di racconti, avendo già pubblicato La campagna di Celestina. Lo aveva fatto con poco convincimento, spinta per lo più da amici e conoscenti. Aveva giurato a se stessa che sarebbe stata l'ultima volta... ma si sa: cu'cunta menti 'a junta!

                                 Michele De Luca