PIERO CALZONA Prefazione di TELMO PIEVANI
|
|
Siamo sicuri che Homo sia sapiens? Siamo sicuri che le religioni abbiano un’utilità per l’umanità? Per rispondere a queste due domande l’Autore ha dovuto dedicare tredici anni di ricerca serrata attraverso la lettura di circa cinquecento libri di varie discipline. L’antropologia, la paleontologia, l’etnologia, la biologia evolutiva, la microbiologia, la genetica e tante altre discipline relative all’evoluzionismo gli hanno dato le risposte che cercava. In questa ricerca storico-antropologica l’Autore apre nuovi scenari sulla natura dell’uomo e sulle origini della religione, scenari che evidenziano le catastrofi causate dall’uomo e che ci fanno presagire un futuro incerto per la specie Homo.
Biografia dell’Autore Piero Calzona nasce a Parghelia (VV) il 17 gennaio del 1952. Dopo aver conseguito il diploma di perito tecnico presso l’ I.T.I.S. di Vibo Valentia si iscrive alla facoltà di Fisica dell’Università di Messina, dove ha frequentato solo due anni e poi ha dovuto lasciare per problemi economici. Nel 1976 si trasferisce a Genova dove viene assunto in una società americana - Sperry Marine - in qualità di tecnico elettronico. Il lavoro consisteva nell’installazione e nella supervisione di apparati elettronici di bordo, radar, anticollisioni, sistemi di navigazione satellitare, automazione navale. La sua vita è stata costellata da molti interessi, ma la lettura è il più importante. Sin da bambino ha avuto la grande voglia di capire come “gira” questo nostro Mondo. Non gli è mai piaciuto apprendere le cose per sentito dire, ma ha sempre desiderato capire a fondo le cose attraverso libri di autorevoli autori. Tutto ciò lo ha portato inevitabilmente in un lungo percorso culturale, che spazia dalla fisica alla filosofia, dall’antropologia alla sociologia, dall’etica allo studio delle religioni, dall’evoluzionismo alle scienze biologiche. In seguito, avendo preso tantissimi appunti durante le sue letture, ha cominciato a scrivere degli articoli, finalmente nel 2004 con la realizzazione del suo sito, ha potuto concretizzare il suo sogno analizzando tutto il marciume che si celava in questa società: la fame nel mondo, i diritti umani, il debito del Terzo mondo, le guerre civili e di religione, l’analisi e lo studio delle origini delle religioni, ecc. Nel 2003 gli viene diagnosticata la SLA, ma Piero Calzona invece di perdersi d’animo inizia un’altra avventura culturale che lo porta alla realizzazione di questo libro. I proventi di questo libro verranno devoluti all’ AISLA Onlus Genova Scheda http://www.meligranaeditore.com/iw/core/main/page.jsp?menuId=menu2696964#.U2vj-vztyX0.facebook MELIGRANA EDITORE Via della Vittoria, 14 89861 - Tropea (VV) P. Iva 02761090790 Tel. (+39) 0963 600007 - (+39) 0963 666454 Cell. (+39) 338 6157041 - (+39) 329 1687124 info@meligranaeditore.com - redazione@meligranaeditore.com www.meligranaeditore.com Contatto Skype: giuseppe_meligrana Contatto Facebook: Meligrana
Prefazione di Telmo Pievani Considerando le pulizie etniche, i massacri e le stragi commessi in nome di un qualche dio, o pensando alle contraddizioni stridenti fra i precetti di differenti religioni, viene spontaneo ribaltare il celebre aforisma di Dostoevskij: con dio tutto è permesso. Pensando di avere al fianco una qualche divinità indulgente, tutto sembra possibile. Eppure, non è con questa contabilità spiccia che si dirime una volta per tutte la questione, visto che in nome di analoghe credenze donne e uomini di ogni epoca hanno saputo offrire esempi fulgidi di abnegazione, di altruismo, di sacrificio per gli altri. Forse il punto è un altro, ed è quello meno discusso nel nostro paese. Ci sono modi diversi per fondare un’etica. Si può fondare un’etica ricorrendo a quanto scritto centinaia o migliaia di anni fa in testi considerati sacri, in quanto frutto di una presunta rivelazione divina. Lo si può fare in virtù dell’idea che i principi morali discendano da un’autorità sovraumana, da un grande occhio paterno che sorveglia, ammonisce e promette. La mente umana è attratta da queste soluzioni “dall’alto verso il basso”, da narrazioni finalistiche che riempiono la storia di direzioni preordinate, in altri termini dalla convinzione che il mondo là fuori sia popolato da agenti segreti, da intenzioni nascoste, da piani, da progetti. E poi esiste un altro modo per fondare un’etica, minoritario ma sempre presente nella storia del pensiero: un modo interamente naturalistico, che non presuppone divinità, spiriti e anime, che si affida agli avanzamenti rivedibili delle conoscenze scientifiche, che adotta l’argomentazione razionale e i sentimenti pro-sociali radicati nell’evoluzione umana. E’ una morale che sgorga “dal basso verso l’alto” nel corso dell’evoluzione e che ci fa sentire liberi e responsabili, al contempo, nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita, della biosfera, delle generazioni future. Perché questo modo alternativo di fondare un’etica è così poco discusso nel nostro paese? Per tre ragioni, a mio avviso. La prima è che un’etica laica viene percepita da molti, in particolare da coloro che interpretano in modo militante e integralista la propria religiosità, come una minaccia permanente. Così leggiamo che questa etica laica non sarebbe in grado, addirittura, di fondare la dignità umana (lo ha sostenuto il pontefice teologo poi dimessosi), che essa ci condannerebbe al non-senso, alla disperazione, all’alienazione, al nichilismo, al relativismo fine a se stesso. Tutto ciò è falso ed è un modo squalificante di confrontarsi con la diversità delle posizioni morali in una società pluralista. La seconda ragione è che l’etica laica - a differenza di quelle che si affidano totalmente a un destino superiore in cui si trova consolazione e riscatto - è faticosa, contro-intuitiva, fallibile e non dogmatica. Come tale, richiede continua manutenzione, vigilanza, revisione, discussione. Non gode di puntelli ideologici assoluti. Non ha scorciatoie del tipo “è così perché ci credo” o “è così perché sta scritto”. Deve fare i conti con l’imprevedibilità della storia, con l’indeterminatezza della natura umana, con il confronto e anche il conflitto fra posizioni diverse. La terza ragione, la più importante, è che questa etica laica mostra sempre più chiaramente la sua potenzialità, la sua indipendenza da qualsiasi (anche malcelata) riverenza, la sua capacità di rafforzare sempre più i valori secolari di convivenza, pur non ricorrendo al proselitismo. Chi esplora un’etica laica dovrebbe avere rispetto per l’etica religiosa di chiunque, ma nella propria autonomia e serenità non dovrebbe avere come massima ambizione (quasi fosse un riconoscimento!) quella di trovare un’interlocuzione con un leader religioso. Negli appunti di Piero Calzona, qui raccolti, troviamo il senso più genuino di questa orgogliosa indipendenza. Lettore onnivoro e appassionato, Calzona ci conduce in un percorso all’insegna della razionalità, ma vissuto con grande intensità emotiva, quasi fosse una lotta con le proprie convinzioni precedenti, una conquista di chiarezza e di realtà. Scorrendo queste pagine, si possono non soltanto apprezzare ed esaltare, ma anche illuminare di luce nuova, la bellezza, l’unicità e lo stupore dell’esperienza umana individuale, senza con ciò rimandare a dimensioni altre, non percepibili e non documentabili. Valori come pace, rispetto, tolleranza, partecipazione, condivisione, democrazia, giustizia possono essere scolpiti nelle regole della nostra convivenza anche senza una fede, senza deleghe in bianco a entità intrinsecamente contraddittorie e improbabili. E’ una possibilità, quella in cui si avventura Piero Calzona, che non ha nulla da invidiare ad altre. Sarebbe giusto e opportuno per tutti che questa possibilità avesse pari dignità filosofica nel dibattito pubblico italiano, ma sappiamo che non è così. Eppure, la scoperta della contingenza della presenza umana non ci condanna al non-senso e al nichilismo. Al contrario, ci sprona a comprendere la ricchezza preziosa della improbabile occasione che abbiamo avuto di vivere. Ci fa sentire parte di una storia più grande, di un’appartenenza ecologica. Ci invita a evitare accuratamente ogni facile consolazione, ricordandoci che la natura umana non è né buona né cattiva di per sé, che non è certo nell’evoluzione biologica passata che dobbiamo cercare il fondamento pre-determinato dei nostri giudizi morali. Proprio la radicale ambivalenza della dotazione comportamentale umana, unita alla nostra plasticità, suggerisce che la scelta morale discende oggi in gran parte dalla nostra evoluzione culturale e dall’educazione. Siamo per molti aspetti una specie catastrofica (verso noi stessi, verso le altre forme viventi, verso il pianeta), una specie cosmopolita invasiva, insostenibile e distruttiva da sempre. Ma per altrettante ragioni siamo una specie creativa, capace da 70mila anni di inventare mondi possibili nelle nostre teste: mondi irrazionali e assurdi in molti casi, ma non sempre (altrimenti i grandi sognatori della storia umana non avrebbero mai avuto conferma delle loro visioni, quando hanno immaginato, spesso contro ogni evidenza, un mondo più giusto, più egualitario, meno violento). Quando vediamo le code nei centri commerciali, l’accaparramento forsennato di beni scontati, la fiera dell’inutile, la menzogna del politico, l’ingordigia internazionale verso risorse non rinnovabili, la deforestazione e la distruzione dell’ambiente (che prosegue imperterrita anche in tempo di crisi, solo che non se ne parla perché ogni intervento sarebbe costoso), chi non sottoscriverebbe il nuovo nome post-linneano di specie che ci assegna Piero Calzona, Homo stupidens? E tuttavia, ennesimo paradosso di questa indecifrabile specie, è pur sempre Homo sapiens/stupidens ad aver iniziato a costruire calendari lunari, a interrogarsi sulle regolarità della natura, a capire le logiche dell’universo, ad accorgersi di essere parte di un tempo profondo e di una parentela universale con ogni essere vivente sulla Terra. Il potere del fraintendimento intenzionale è grande, scriveva Charles Darwin pensando ai suoi innumerevoli e ostinati detrattori. Ma con il tempo ci scrolleremo di dosso antichi pregiudizi e l’evoluzione culturale riserverà chissà quali sorprese, come Calzona stesso testimonia in testi che esprimono un’appassionata fiducia umanistica. Questi appunti sparsi - misti a schedature di libri, pensieri frammentari, miscellanee di testi citati – sono pieni anche di indignazione, di sdegno contro ciò che viene ritenuto un’ingiustizia, e soprattutto un’incoerenza. Nei testi più recenti non manca una certa durezza antireligiosa, che rientra però in un messaggio generale di risveglio, di incitamento alla meraviglia per un’esistenza umana, naturale e culturale, che dà incanto impagabile e dolore al contempo. E’ particolarmente interessante, nella quarta parte, la resa in forma di libro delle conversazioni accumulate sul blog personale, spesso senza i testi completi dei vari interlocutori, che restano così sospesi come in un dialogo a singhiozzo fra presenze e assenze. L’ultima frase dell’ultimo post riportato recita così: “ciò che ho scritto fa parte di me, spero di averti trasmesso un po’ della mia sincerità e un po’ della mia onestà”. Vale per tutto il libro, e non si può che convenire: grazie Piero, il messaggio è arrivato! Telmo Pievani
Telmo Pievani – fra i maggiori esperti di evoluzionismo a livello internazionale – insegna Filosofia delle scienze biologiche nell’Università di Padova e fa parte del Consiglio scientifico del Festival della Scienza di Genova. Tra i suoi volumi più recenti: «La teoria dell’evoluzione» (Il Mulino, II ed. 2010); «La vita inaspettata» (Cortina, 2011). Insieme a Luigi Cavalli Sforza ha curato la mostra «Homo sapiens» (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 2011-12).
Introduzione di Piero Calzona Ho dedicato parte della mia vita a pormi domande su come gira questo nostro Mondo. Proprio da questa esigenza interiore nasce la mia ricerca. Ho iniziato da ragazzo a leggere libri e riviste di scienza, la curiosità era talmente grande che presto ho lasciato i concetti obsoleti della cultura dominante per entrare in un mondo nuovo: il mondo delle scienze. Il mondo delle scienze è scevro da pregiudizi e falsità perché è fondato su prove inconfutabili, secondo il modello galileiano della riproducibilità dei fenomeni. Inizia così il mio percorso culturale. Il mio primo approccio con la scienza è stato affascinante, perché ho iniziato con la fisica, l’astrofisica e la cosmologia; in seguito l’interesse di approfondire si è spostato verso la fisica delle particelle, la relatività generale e quella ristretta. È stato per me un modo per conoscere il grande libro della natura cosmica: galassie, nebulose, pulsar, quasar, buchi neri, ecc. Ma tutto questo non mi bastava. La mia mente curiosa cercava altre risposte. Perché esistiamo? Così, per anni, ho cercato di dare delle risposte alle mie domande. Inizia così un’altra avventura culturale. L’antropologia, la paleontologia, l’etnologia, la biologia evolutiva, la microbiologia, la genetica e tante altre discipline relative all’evoluzionismo mi hanno fornito le risposte che cercavo. Ma il mio percorso non finisce qui, strada facendo mi sono accorto di aver trascurato un fenomeno che interagisce con tutta la popolazione: la religione. Tempo fa mi è capitato fra le mani un libro che ha innescato la mia curiosità su questo fenomeno mondiale. Lo studioso del fenomeno religioso, Massimo Introvigne, ha calcolato che oggi esistono più di 20.000 religioni alle quali si devono sommare 30.000 confessioni che si definiscono cristiane. Nel solo induismo si contano 33.000.000 di divinità, anche se solo tre sono le principali: Brahma, Shiva, Vishnu. Perché ci sono così tante religioni? Questa domanda ha acceso in me la curiosità di indagare il fenomeno dal punto di vista storico-antropologico. Oggi, dopo aver letto circa cinquecento libri di varie discipline e dopo aver preso tantissimi appunti, ho deciso di scrivere questo libro per trasmettere la mia esperienza culturale. La prima parte, dal titolo “Alle radici di una falsa cultura”, è basata su una ricerca scritta nel 2000 e pubblicata sul mio sito ufficiale nel 2004, nella quale prendo in esame tutte le falsità culturali che abbiamo ereditato da civiltà arcaiche. Ho voluto inserire questa parte per evidenziare l’evoluzione del mio pensiero in merito alle religioni dopo tredici anni di altre letture più specifiche, come la storia delle religioni, le origini delle religioni viste anche attraverso discipline come la neurobiologia, la neuropsicologia e l’antropologia cognitiva. Queste letture mi sono state d’aiuto per capire il fenomeno religioso dal punto di vista storico-scientifico. Tra questa prima parte e le altre si evidenziano alcune contraddizioni concettuali, dovute principalmente alla mancanza di dati scientifici, che ho risolto negli ultimi tredici anni; difatti, attraverso lo studio dell’evoluzionismo, i concetti sulle origini della vita sono completamente cambiati. D’altronde, come già detto, ho voluto inserire queste pagine proprio per evidenziare l’evoluzione del mio pensiero Non vorrei aggiungere altro perché in questa prima parte c’è già la prefazione.
Nella seconda parte, dal titolo “Homo stupidens”, prendo in considerazione la natura dell’uomo vista da un’ottica storico-scientifico-evoluzionistica, supportata da prove tangibili. L’Uomo è un essere dall’indole distruttiva e autodistruttiva: Non è una mia opinione o una mia tesi, ma il risultato di un’indagine paleoantroplogica che parte da circa 40.000 / 50.000 anni, basata sulla ricostruzione delle prime distruzioni di massa ad opera di Homo Sapiens. La storia ci racconta che ci sono state tantissime guerre ed altri fenomeni che hanno seminato terrore e morte tra i popoli. In tutti questi genocidi e olocausti non bisogna trascurare il peso delle religioni, che per la supremazia del proprio credo hanno operato (in nome di Dio) con una ferocia che neanche gli animali della natura hanno mai manifestato. Mentre tutti gli animali seguono un processo evolutivo e di sopravvivenza, secondo un modello ecologico che segue le leggi della Natura, l’uomo è un caso a parte; pur essendo dotato di ragione e autoconsapevolezza, tende all’autodistruzione. Quando un Essere consapevole della pericolosità dei suoi comportamenti persevera in quella direzione, vuol dire che non ha controllo, vuol dire che l’autodistruzione è parte della sua natura. Il problema dell’inquinamento esiste da tantissimo tempo, ma ciò non ha prodotto nell’uomo la minima presa di posizione dinnanzi all’evidenza dei fatti. Ho stilato un lungo elenco delle catastrofi che l’Uomo sta producendo, tale elenco è il risultato di una lunga, inesorabile corsa verso il potere e la ricchezza. Che cosa significa ciò? Che l’uomo, nonostante le grandi catastrofi, continua imperterrito il suo cammino di distruzione. E’ facile dire che la colpa è dei politici o di persone che hanno monopolizzato il Pianeta, questo è estremamente vero e degno di essere preso in considerazione; sicuramente i cosmocrati, le multinazionali, il potere politico ed economico hanno la più grande responsabilità, ma anche la diffusa indifferenza delle persone comuni ha il suo peso. In questo capitolo ho cercato di analizzare la natura di Homo sapiens e mi sono accorto che l’Uomo usa la ragione per fini egoistici; sono proprio queste caratteristiche peculiari di Homo sapiens a porlo sul gradino più alto nella classifica degli Esseri feroci e autodistruttivi. Oggi si parla di evoluzione del pensiero umano, ma visto le cose come stanno, finalizzato a che cosa?
Nella terza parte del libro cercherò di dare delle risposte al fenomeno religioso. Il sentimento religioso umano sarebbe un sottoprodotto dell’evoluzione del cervello: New Scientist esplora gli ultimi risultati scientifici a sostegno di questa ipotesi. Il senso del divino è una conseguenza dall’abilità tutta umana di costruire mondi fittizi, di pensare a persone assenti o inesistenti. La capacità di concepire una mente e una volontà in assenza di un corpo visibile è un grande vantaggio evolutivo: ha permesso ai nostri antenati di prevedere il comportamento dei possibili predatori e di acquisire un controllo maggiore sull’ambiente. Questa caratteristica, unita alla tendenza a trovare cause per ogni evento della vita - anche questa frutto dell’evoluzione -, avrebbe portato a una predisposizione del cervello umano per l’idea di dio. Già a tre o quattro anni i bambini sono pronti ad accettare una visione soprannaturale del mondo. Sarebbe quindi il funzionamento della mente umana ad aver favorito la nascita della religione. La sua diffusione in quasi ogni cultura sarebbe dovuta al vantaggio che garantisce al gruppo: lo rende più compatto e solidale, e ne facilita quindi la sopravvivenza. Tanto che, speculano alcuni ricercatori, un gruppo di bambini lasciati a loro stessi svilupperebbe in modo autonomo una sua religione originale. Dio, dunque, è nato dalla mente dell’uomo, attraverso un lungo processo evolutivo, per placare la paura della morte, le angosce, la paura dei cataclismi naturali e soprattutto la paura di perdere raccolti e allevamenti. Infatti la nascita degli dèi inizia a manifestarsi solo trentamila anni fa, quando Homo sapiens incomincia a formare le prime comunità. Prima di questo periodo non esistevano religioni, ma solo forme di totemismo, animismo, feticismo, magia, stregoneria e superstizione. Con l’avvento dell’agricoltura l’uomo ha inventato gli dèi per alleviare le proprie paure. Col tempo la magia si è trasformata in processi religiosi, attraverso la ierofania, la epifania, la cratofania, la teogamia e la cosmogonia. L’enorme numero di religioni e divinità spiega che dio è solo una pura illusione. Quasi tutte le religioni derivano da processi ritualistici arcaici assiro-babilonesi, sumeri, egiziani, iranici, ecc; difatti se andiamo ad analizzare le tre religioni monoteiste possiamo constatare che i culti sono simili. Dio non esiste! E se esistesse, cosa ce ne facciamo di un dio che non si preoccupa del male nel mondo? Cosa ce ne facciamo di un dio nascosto, indifferente, consapevole del male, ma inerte? È ormai accettato da tutti che la Bibbia è la trascrizione di racconti orali preistorici, tramandatisi per secoli e le conclusioni cui giunsero i suoi redattori sono le stesse a cui giunsero i popoli contigui a Israele. Nelle immediate vicinanze dell’antico Israele sono stati scoperti, alla fine del diciottesimo secolo, dei testi babilonesi in scrittura cuneiforme che raccontano la creazione e il diluvio in modo del tutto simile a quanto narrato nella Bibbia. Nacque in proposito la disputa, definita “Controversia su Bibbia-Babele”, cioè su quale dei due testi fosse il più antico, la Bibbia o il testo babilonese dell’epopea di Enuma Elish, che tratta anch’esso della creazione. Il risultato fu l’ammissione che una dipendenza dei testi babilonesi da quelli biblici è impossibile, la dipendenza dei testi biblici da quelli babilonesi è invece possibile e verosimile. In realtà, i testi della creazione biblici traggono origine dalle primitive narrazioni sumeriche, passate poi ai babilonesi, agli assiri e, infine, ai greci. Vi sono anche testi egiziani, paralleli alla Bibbia, che trattano la creazione allo stesso modo, mediante la parola, come appare da un testo del santuario di Menfi. Questa è storia antropologica non leggenda teologica!!!
Nella quarta parte ho inserito parte delle lettere, riflessioni e risposte tratte dal mio blog che mi hanno consentito di approfondire ulteriormente i temi trattati. Il dibattito aperto a tutti ha consolidato la mia esperienza culturale in questi lunghi anni di affascinanti e costruttive letture. Sono profondamente convinto che la lettura abbia un ruolo determinante, se vogliamo veramente cambiare questo nostro Pianeta. Piero Calzona 10 / 6 / 2013
|
|
“…se l’uomo guardasse la Terra con occhi affascinati e con animo buono, forse vivremmo in un mondo magico, costituito prevalentemente da sensazioni bellissime. Forse l'umanità avrebbe una dimensione diversa, una dimensione dove prevarrebbe di più l'amore, l’empatia, le emozioni, il senso dell’estetica, e forse anche un pizzico di buon senso…” Piero Calzona |
IBS http://www.ibs.it/code/9788868150587/calzona-piero/homo-stupidens-una-disamina.html
LIBRERIA UNIVERSITARIA http://www.libreriauniversitaria.it/homo-stupidens-disamina-storico-antropologica/libro/9788868150587
|