L’uomo? è nato due volte

di

Telmo Pievani

 

 

La specie umana sembra essere nata due volte, non una. Intorno a 35-40mila anni fa Homo sapiens comincia a manifestare comportamenti inediti: sontuose sepolture rituali , pitture rupestri, strumenti musicali, sculture in avorio, ornamenti per il corpo. Il “pacchetto modernità” arriva tutto insieme, in Europa con i Cro-Magnon, ma anche in Australia con i primi arrivi di esseri umani.

L’incongruenza è che Homo sapiens era nato, almeno sul piano genetico e anatomico, molto tempo prima e altrove: cioè nell’Africa orientale e meridionale di 190-200mila anni fa. A quel tempo, e fino a epoche recentissime, condividevamo la Terra con almeno altre quattro forme umane, ciascuna intelligente a modo suo: l’uomo di Neandertal in Europa e Asia occidentale, estinto a Gibilterra intorno a 28mila anni fa; il misterioso ominino di Denisova, presente sui Monti Altai ancora 40mila anni fa; e due forme asiatiche orientali, un discendente superstite di Homo erectus sull’isola di Giava e il piccolo Homo floresiensis sull’isola di Flores, un nostro cugino pigmeo presente in quel luogo fino a 13-14mila anni fa.

In questa pletora di forme umane differenti, agli inizi noi rappresentavamo una novità, ma non esattamente un portento. Ci distinguevano un’anatomia slanciata da clima secco, la faccia piatta, la fronte alta, un’infanzia allungata (dettaglio cruciale per le nostre capacità di apprendimento), una promettente organizzazione sociale, e una spiccata attitudine alla dispersione in nuovi territori. A partire da 120mila anni fa, Homo sapiens esce infatti dall’Africa, in più ondate successive, occupando prima Asia ed Europa, e poi Australia e Americhe.

Durante questo processo espansivo succede qualcosa, e qui sta il cuore dell’enigma: la geografia del cambiamento. Che cosa è successo? E dove esattamente? In virtù di quali novità evolutive? Dopo una prima nascita anatomica, Homo sapiens diventa cognitivamente moderno, inaugurando comportamenti che, almeno in modo sistematico, sono assenti in tutte le altre forme umane. La rapidità di questa “rivoluzione” paleolitica è solo apparente, dovuta cioè alla scarsità di documentazione, o è reale?

Oggi nuovi indizi interdisciplinari (archeologici, genetici e linguistici) aprono uno scenario inedito. Le prime avvisaglie sono in Africa, come sempre: nella grotta di Blombos, a sud di Città del Capo, alcuni pezzi di ocra di 75mila anni fa presentano per la prima volta segni regolari incisi, come di un calcolo o di una figura stilizzata. Grazie a datazioni sempre più precise, gli studiosi sono riusciti oggi a identificare due “fiammate culturali” successive, intorno a 71-70mila e a 65-60mila anni fa, sempre in Sudafrica, in un periodo di oscillazioni climatiche e demografiche nella regione. Le innovazioni culturali nascono in piccoli gruppi e hanno poi un destino differenziale legato alla capacità di espansione demografica, sociale e territoriale. Poche migliaia di anni dopo, un altro gruppo di cacciatori raccoglitori sudafricani manifesta un’esuberanza culturale inedita.

Qui subentra un dato molecolare sorprendente. I componenti di quest’ultima popolazione sono i portatori di una variante mitocondriale (L3 ) che è posseduta ancora oggi da tutti i non africani. Forse abbiamo trovato una traccia genetica del gruppo iniziale di pionieri che, partiti dall’Africa meridionale in un’ondata finale intorno a 60mila anni fa, hanno colonizzato tutto il mondo, portando poi indirettamente all’estinzione le altre forme umane. Nella stessa regione sudafricana troviamo infatti ancora oggi il picco massimo di variabilità genetica, che poi decresce allontanandosi, e forse anche un corrispondente picco nella variabilità dei fonemi nelle lingue. Il dato linguistico è stato messo in discussione e ha bisogno di verifiche, ma potrebbe non essere una coincidenza. Forse la rivoluzione paleolitica, innescata dal linguaggio articolato, è stata portata fisicamente da un gruppo di Homo sapiens africani che hanno dato inizio all’evoluzione culturale umana e contestualmente hanno colonizzato l’intero pianeta, decretando il successo inarrestabile della specie parlante.

TELMO PIEVANI