sintesi

                                     LA  MENTE INVIOLATA  di  JOHN HORGAN

 

Non è la mia serata ideale per fare delle riflessioni, ma ho appena finito di leggere il libro e mi sembra d’obbligo trarre qualche piccola conclusione sulle idee e sul messaggio che questo Autore con molto coraggio e molta eleganza porge ai lettori.                                             

John Horgan è uno dei più importanti giornalisti scientifici americani, ha partecipato a molti congressi, conferenze, ha intervistato decine e decine di scienziati di diverse discipline di tutto il mondo. E’ stato consulente per tanti anni della più prestigiosa rivista scientifica americana, Scintific American. I temi affrontati da questo Autore non sono da sottovalutare come potrebbe apparire dai titoli dei suoi ultimi due libri:

La fine della scienza  e  Mente inviolata. Sono dei titoli provocatori. Come è possibile credere in un mondo che va verso una evoluzione senza sosta parlare di limiti? Eppure, leggendo i suoi libri ed analizzando molto da vicino i problemi scientifici relativi alle varie discipline, quali. Fisica, Chimica, Biologia, Neuroscienze, ecc. si riesce a capire con molta chiarezza che tutto quello che ci propinano i mass media e cioè che si va verso una inarrestabile sviluppo scientifico e tecnologico, può essere visto con gli occhi di uno scrittore attento ed acuto, quindi,  valutare quale è veramente la situazione di oggi nel campo scientifico.

Nel libro La fine della scienza, John Horgan, passa in rassegna e demolisce ad una ad una tutte le teorie che dovrebbero portare nel prossimo futuro a nuove scoperte e a nuove soluzioni scientifiche, quindi analizza in maniera rigorosa la vera situazione della fisica classica, fisica delle particelle, fisica quantistica, neuroscienze, biogenetica, ed altro ancora, mettendo a confronto la realtà oggettiva ai limiti che realmente ci sono in queste discipline. Questo libro è stato molto criticato perché è come se si opponesse al progresso scientifico, ma in realtà non è cosi. John  Horgan attraverso un’indagine capillare mette in risalto con opportuna documentazione, quali sono veramente i limiti della scienza.

Nel libro La mente inviolata ha voluto concentrarsi su una sola disciplina, quella relativa allo studio del cervello. Disciplina che poi si suddivide in tante altre branche: la psicoanalisi, psicologia, psichiatria, psicoterapia, neurologia, neuroscienze. E con molta sicurezza di sé dopo aver indagato, studiato e riflettuto sul problema, arriva a delle conclusioni che apparentemente potrebbero sembrare provocatorie. Il tempo ha dato ragione ancora una volta a John  Horgan, nel senso che dopo un’ampia descrizione della psicoanalisi di Freud e delle altre discipline della psicologia arriva a concludere che né l’una né l’altra sono state delle vere e proprie discipline scientifiche, ma solo dei tentativi di capire alcuni meccanismi della mente umana senza dati rilevanti da prendere in considerazione per il prossimo futuro. Freud era convinto che la maggior parte delle nevrosi o problemi mentali erano derivati da conflitti sessuali, un esempio emblematico è il famoso, Complesso di Edipo, ma nel tempo si è visto che non è l’intuizione a capire i veri meccanismi della mente umana, come non lo è stata la psicologia con i suoi tentativi di capire il linguaggio del cervello attraverso test di vario genere.

C’è bisogno di scienze esatte come la matematica per capire il cervello umano?

Si può oggi, o, in un prossimo futuro capire cos’è la coscienza, il pensiero, l’autocoscienza?

Ci hanno provato anche autorevoli scienziati come Francis Crick, premio Nobel per la fisiologia e la medicina per il contributo dato alla conoscenza degli acidi nucleici, e, per aver scoperto insieme con l’americano James Waston, la struttura a doppia elica del DNA. Uno scienziato riduzionista, che avrebbe la pretesa di spiegare la coscienza attraverso lo studio di ogni singolo neurone.

Ma noi oggi sappiamo che il cervello umano è composto da circa 100 miliardi di neuroni che interagiscono tra di loro in maniera olistica. Non si può localizzare la coscienza come dice bene un altro autorevole neuroscienziato, John Eccles, perché tutto il cervello forma la coscienza, non è localizzata in un punto preciso.                                                      

John Eccles assieme al filosofo Karl Popper, nel loro bellissimo libro, L’io e il suo cervello, sviluppano l’idea del Dualismo Interazionista, è un libro molto complesso, ma la conclusione è molto affascinante, in effetti, secondo la loro teoria, il cervello con la sua massa neuronica è il mezzo materiale della coscienza, la consapevolezza di sé, la coscienza, il libero arbitrio, sono immateriali, il nostro essere fa capo ad una situazione che trascende la materia.

Ecco cosi si può spiegare come cervello e coscienza sono due cose completamente separate.

I riduzionisti incalliti non valutano probabilmente alcuni degli aspetti che secondo me invece sono molto importanti, prendiamo in considerazione i sentimenti umani, la creatività, l’arte, si possono, tutte queste cose ridurre in semplici operazioni di calcolo come invece viene asserito dalla filosofia deterministica e riduzionistica? C’è qualcosa di più grande dietro questa valutazione algoritmica.

Una parte del libro è dedicata all’intelligenza artificiale, I. A. ma sappiamo ormai da tempo che i computer rispondono a comandi che lo stesso uomo impartisce, non si potrà mai parlare di consapevolezza di una macchina.

Dopo decenni di studi ed elaborazione di reti neurali artificiali si potrebbe dunque affermare che il cervello è qualcosa di unico, qualcosa che non ha niente a che fare con il semplice e puro calcolo matematico. Ma c’è ancora di più, nei 10000 anni che noi conosciamo,attraverso la storia, l’uomo ha sempre sentito il bisogno di rifugiarsi nelle religioni, cioè in qualcosa che non è nell’immanente, ma nel trascendente. 10.000 anni sono veramente tanti da non prendere sul serio questo fenomeno.

Ed ecco che John Horgan ha sentito il bisogno di scrivere questo secondo libro, per spiegare come è difficile se non impossibile spiegare o capire il funzionamento del nostro cervello in modo assoluto. La neuroscienza sta facendo dei piccoli progressi per la diagnosi di alcune malattie del cervello, aiutandosi con delle strutture complesse, quali, la TAC  ( Tomografia Assiale Computerizzata ),  MR ( Risonanza Magnetica ), TEP  ( Tomografia ad Emissione Positronica ).

Ma è ben lungi dal diagnosticare la coscienza.

La mente umana probabilmente non verrà mai violata.  

 

BIBLIOGRAFIA