Uno strano camminare | ||
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Vivo lo schianto E mi frantumo in strisce di cielo Mi avvio senza remore Nel sottopassaggio Di un’esistenza scheggiata Oh se un ramo gentile Si piegasse ad afferrarmi la mano! Questo astruso vagare In mezzo a cocci di vetro Pungerebbe assai meno i miei piedi Cammino e cammino invece Con i piedi nelle pozzanghere Grondo acqua a ogni passo O affondo nella plastica Che si sfilaccia irridente sotto le suole Murales con volti dagli occhi senz’espressione sorrisi cuciti con filo d’acciaio tubolare lentezza nell’attraversarli E stelle irraggiungibili, oltre E’ pesante questo sogno Da sopportare stanotte Lo chiedo al cielo intero che ero |
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