L'offerta nel sangue del chiodo  
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  Strappata al fango
laverò la mano tua

Lo lessi nelle icone anonime
affisse nelle chiese di campagna
fra tralci di ragnatele e piccoli ragni
fra odori di muffe estinte ai soli estivi
al canto di cicale

Me lo ripetevo saltellando su una gamba sola
su immaginate disegnate campane
costruendomi una nenia tutta mia
Lo dissi con gli occhi
all’ubriaco senza più fegato
e al folle di sempre
che mi aspettava sullo scalino
col suo sorriso solo per me

Lo coltivai in seno materna
ne feci fiori dal profumo leggero
e lo misi ad essiccare tra le pagine
arcigne dei miei libri saccenti

E ancora con lo stupore di adulta distratta
me lo ritrovo in cuore
e c’inciampano i miei stivali
agli angoli delle vie
o nella febbre di un bambino troppo piccolo
per mendicare

Strappata al fango
Laverò la mano tua
Ma dov’è questa fonte? Hanno strappato
dall’asfalto la ghisa come fosse albero
e io disorientata e confusa la cerco la cerco
La cerco nel cielo
nelle mie domande
e nel mio inadempimento