I  MIEI  RICORDI

di

Piero Calzona

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In genere quando si incomincia a scrivere la storia di un paese, tutti immaginano che si parli delle sue origini storiche, delle varie discendenze, delle famiglie nobili che hanno contribuito a costruire la sua storia, dei monumenti, delle chiese, dell’avvicendamento di varie amministrazioni, delle lotte interne, e tante altre cose che non fanno parte di una storia volta a capire il pensiero e i problemi dei giovani della mia generazione.  Io non voglio ripetere quello che è già stato scritto mille volte attraverso la documentazione di decine di libri, dove si racconta di un paese che ha subito una trasformazione, una evoluzione, e una secolarizzazione. Il mio intento è un altro, vorrei con questa storia raccontare i momenti intensi della mia generazione, ricordando i profumi, i paesaggi, le avventure e soprattutto i problemi che i giovani hanno avuto in un paese dell’estremo Sud, con tutti i suoi risvolti esistenziali. Vorrei raccontare di un paese che ha avuto la fortuna di essere situato in un punto geografico straordinario della Calabria, che tanti altri paesi ci invidiano, perché è un luogo dove prevalgono il verde, il mare, le spiagge, il sole, ma come tutti i piccoli paesi ha avuto dei grossi problemi per quanto riguarda l’occupazione dei giovani. Vorrei raccontare la storia di un paese che non conosceva il fenomeno: “ mafia “, perché fortunatamente non sollecitava interesse. Vorrei raccontare di un paese dove i ragazzi sognavano un lavoro, sognavano il benessere, sognavano un futuro, sognavano di uscire da problemi che la Calabria ha sempre avuto: “ la disoccupazione”. Vorrei raccontare la storia della mia generazione che ha subito una dura discriminazione sociale in un contesto dove ancora esistono filosofie oscurantiste. 

 

Ci sono ancora in Italia forti convinzioni che il meridione sia un paese sottosviluppato culturalmente, vi sono ancora conflitti sociali tra Nord e Sud, come se vivessimo ancora nel pieno del Medioevo, ed io purtroppo ho vissuto questi momenti e li ho dovuti superare facendo grandi sacrifici. Ed infine vorrei raccontare la mia piccola storia, una storia che mi ha dato la possibilità di capire le dure realtà che si devono affrontare per poter sopravvivere in questo mondo pieno di ingiustizie.

 

Ho avuto la fortuna di nascere a Parghelia,  un piccolo paese nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, dove il mare,  il sole, le campagne, i profumi dei prodotti tipici ci riempivano di gioia. Un piccolo paesino nel profondo Sud della Calabria, situato sul versante tirrenico. Si trova a circa 75 metri sul livello del mare. Il suo territorio ha un’estensione di 8 Kmq. e una popolazione di 1377 abitanti. Interamente ricostruito dopo il terremoto del 1905, oggi è meta ambita di molti turisti per la sua posizione geografica straordinaria. Ho avuto la fortuna di avere vicino a me degli amici straordinari che non dimenticherò mai, per la loro generosità ed il loro altruismo. Parghelia si trova esattamente a tre Km dalla più conosciuta Tropea, ma non per questo è meno suggestiva, le sue spiagge e le sue scogliere fanno da cornice all’acqua cristallina del mare; le piccole colline adornate di canne, di ulivi e di fichi d’india, scendono ripide verso il mare creando un connubio straordinariamente bello.

 

D’estate è un paradiso, i colori più intensi predominano. Quando il mare è mosso predomina l’azzurro più intenso, mentre le onde bianche spumeggianti s’infrangono sugli scogli, quando è calmo diventa più verde, quando il cielo è pieno di nuvole diventa argenteo, quando tramonta il sole diventa giallo, poi arancione ed ancora rosso, è un avvicendarsi di colori che il pensiero insegue, e mille emozioni scaturiscono. C’è un periodo dell’anno, verso metà luglio, quando il sole tramonta sullo Stromboli, è uno spettacolo unico perché si scorge il Vulcano in tutta la sua bellezza, mentre pian piano il sole si nasconde completamente lasciando dietro di sé solo i raggi rossastri, si evidenzia sempre di più un magnifico spettacolo di giochi di luci e colori.

 

Le spiagge con una sabbia bianchissima evidenziano una caratteristica unica di questo luogo sublime, gli scogli incastonati sul fondo del mare assumono forme diverse e col tempo ogni scoglio ha preso il proprio nome: “ scoglio della  Piramide “, “ scoglio della   Galleria”, “ scoglio di S. Andrea”, “scoglio dei Preti”, “ scoglio Vasca “ , “ scoglio del  Morto”, “scoglio a Sedia”, “scoglio Piatto”, e il più imponente, lo scoglio del Palombaro, nella località la Pizzuta, che è l’emblema di questo paese, per la sua mole e la sua bellezza.

 

Ma Parghelia non è fatta solo di mare, di cielo, di campagne, di spiagge, ci sono tanti ragazzi che devono affrontare la dura realtà e il loro futuro.

 

Io ho dei ricordi indelebili. Ho iniziato la scuola con i miei compagni andando in misere baracche costruite in legno, i maestri seguivano in quel periodo un sistema d’insegnamento tradizionale, direi medievale, se si commetteva qualche mancanza nei loro confronti, ricorrevano sovente a maltrattamenti severi, molte volte usavano persino una bacchetta in legno e non esitavano a picchiare severamente; oggi rimane solo il ricordo, ma in quel periodo, era la realtà scolastica.

 

La maggior parte dei capo famiglia erano marittimi, costretti a navigare per poter mantenere la propria famiglia, l’alternativa a questo lavoro era fare il contadino, non vi erano che altri pochi mestieri o professioni, il paese era piccolo e non offriva molte alternative. Il fatto che molte persone navigassero, ha portato comunque notevoli benefici al paese, infatti l’uomo che gira il mondo in genere è portatore di nuova cultura, una cultura basata sull’onestà del proprio lavoro e sullo scambio culturale tra i vari popoli che si conoscono attraverso i lunghi viaggi intorno al mondo. Non esisteva quindi, quel fenomeno che in Calabria è cosi rinomato nel mondo: il fenomeno mafia.

 

Quindi noi, non abbiamo conosciuto questo brutto fenomeno perché le persone di Parghelia lavoravano tutte, anche se con grandi sacrifici, non avevano bisogno di ricorrere a mezzi illeciti per poter vivere, prevaleva l’onestà, la fiducia, l’altruismo.

 

I marittimi erano persone straordinarie, avevano una buona cultura, una grande onestà, una grande responsabilità e soprattutto come si diceva prima erano portatori di nuova cultura. Con i loro lunghi viaggi per guadagnarsi da vivere hanno verificato di persona come si viveva nel mondo, hanno visto città ricche, città povere, hanno conosciuto la paura del mare in tempesta, hanno conosciuto la fame in guerra ed alcuni per tanti anni sono stati prigionieri nelle grandi città del Nord. Ma tutto questo per il paese è stata una straordinaria salvezza, si era creata una mentalità aperta ed emancipata che scongiurava il pericolo mafia che incombeva in tanti altri luoghi della Calabria. Ricordo che i marittimi si distinguevano da tanti altri perché si vestivano bene: giacca, cravatta, tutti ben eleganti, parlavano bene l’italiano, erano gentili, cordiali con tutti, erano perfettamente consapevoli che senza quel lavoro la loro famiglia non sarebbe sopravvissuta, ma molte volte, quando si parlava a casa di lavoro, con noi ancora bambini, emergeva una componente importante, i nostri padri volevano che noi avessimo la possibilità di avere un giorno un lavoro migliore, non lontano dalla propria famiglia. Ma quale poteva essere questo lavoro che i nostri padri sognavano per noi, in un paese cosi piccolo e con grandi difficoltà d’occupazione?  

 

La nostra grande fortuna era la libertà, in quel periodo si stava molto fuori a giocare, a chiacchierare, ma quando ci siamo resi conto che il nostro piccolo mondo non era fatto solo di mare, di sole e di spiagge, ci siamo accorti che il profondo Sud era una terra dimenticata da tutti. In questa piccola storia voglio raccontare proprio di questo fenomeno e di tutte le sofferenze che noi giovani abbiamo passato in un piccolo paese dove non esisteva un futuro per il lavoro.

 

La situazione politica era un disastro, per poter cercare lavoro bisognava essere raccomandati con i politici o ancora peggio con i gerarchi della chiesa cattolica, solo cosi si riusciva a rimanere nel proprio paese, altrimenti si era costretti ad emigrare al Nord come è successo a me tanti anni fa. Ma ho avuto la fortuna di avere accanto a me degli amici con cui discutere di questi problemi ed affrontare con decisione una realtà dura e attraverso le varie discussioni si riuscivano a sviscerare i gravi problemi sociali che circondavano la mia generazione. Voglio raccontare un episodio che è capitato a noi giovani quando eravamo nel pieno della consapevolezza di questa situazione.

 

Tra il 1967 / 68 quasi tutti i ragazzi del paese facevano parte dell’azione cattolica perché era un modo straordinario per rimanere insieme, giocare, scambiare le proprie opinioni e soprattutto fare qualcosa di utile alla società, ma un bel giorno ci siamo accorti che nel mondo c’erano delle cose che non andavano bene, insomma, si incominciava a capire che la società in cui si viveva non poteva essere fatta solo di giochi, ma c’era una componete da non trascurare: la cultura politica e sociale. Ci siamo, dunque, trovati una stanza dove poter discutere in piena libertà di tutti questi problemi sociali, per poter capire meglio come funzionava il mondo. Abbiamo portato dei libri interessanti per poterci documentare e discutere tutti assieme su questi problemi, che in quel periodo, per noi, erano molto importanti. La cosa più strana è che appena il prete del paese ha saputo questa cosa ci ha mandato via dall’azione cattolica, perché secondo lui il nostro movimento culturale era contro le leggi della chiesa cattolica, forse a causa di letture non proprio approvate dalla Chiesa. Dopo tanti anni non sono riuscito ancora a capire cosa c’era di male se dei ragazzi cercavano di capire i problemi che in quel periodo non permettevano di uscire da una situazione cosi complessa, in un mondo dimenticato da tutti. Per noi era legittima la comprensione del mondo, era legittimo evidenziare tutto il marciume che c’era nella politica, era legittimo trovare delle soluzioni per il nostro futuro, come era legittimo continuare ad operare nella nostra azione cattolica perché era anche la nostra fonte di giochi, di avventure, di vera cristianità. Il nostro non era un movimento contro la chiesa, tutt’altro, avevamo solo un gran bisogno di conoscere il mondo, non di rimanere per sempre in un ambiente dove era proibito parlare di questi problemi sociali. Ora dico! E’ giusto che chi cerca di capire come funziona il mondo deve essere allontanato dalla chiesa? E’ giusto che chi si trova in un paese come Parghelia dove non ci sono sbocchi per il futuro non possa discutere di questi problemi? E’ giusto che la religione cattolica possa avere la facoltà di reprimere queste idee di libertà? E’ giusto che un prete possa dettare delle regole etiche che vadano contro una innocente evoluzione culturale? Direi proprio di no !!! Difatti ci siamo allontanati dall’azione cattolica costituendo un nostro gruppo, dove finalmente avevamo la possibilità di affrontare liberamente i nostri problemi sociali, problemi che ci hanno perseguitato fino al momento in cui terminati gli studi abbiamo dovuto lottare per avere un posto di lavoro.

 

Ecco, questo è uno degli episodi che la nostra generazione ha dovuto affrontare in un paese dove c’erano delle situazioni  molto delicate dal punto di vista sociale e che abbiamo dovuto, in qualche modo, risolvere da soli, senza l’aiuto di nessuno.

Fortunatamente in questo paese eravamo in tanti a pensarla allo stesso modo, quindi è stato più facile poter entrare in un clima di amicizia e di collaborazione. Oltre a questi problemi sociali che ci stavano a cuore avevamo un sacco di interessi comuni, come: la pittura, il disegno, la fotografia, la musica, le avventure sulle alture delle colline di Parghelia, la lettura, e tante altre cose che ci rendevano felici.

 

Sono sempre stato circondato da amici straordinari, nella mia giovinezza ho passato momenti intensi, avevamo mille interessi e volevamo a tutti i costi uscire da alcune situazioni sociali che si erano venute a creare. Le prime avvisaglie a questi problemi sociali si sono evidenziate durante le nostre lunghe passeggiate, avanti e indietro per il corso di Parghelia, una bellissima via che divide il paese in due, e va dalla Chiesa della Madonna di Portosalvo, Santuario del 1700, fino al passaggio a livello, dove termina il paese, quindi circa due chilometri di strada. La sera per noi era particolarmente bella, perché era il momento degli incontri durante i quali parlare e discutere di queste cose. E visti gli interessi comuni e la grande amicizia che ci legava non sono mancati i progetti fantastici e la avventure straordinarie di quando si è giovani.

 

La nostra meta preferita era andare sulle alture di Parghelia, le cui colline erano costituite di sabbia. In effetti si tratta di rocce sabbiose che risalgono a milioni di anni e per effetto dei bradisismi ( innalzamenti lenti e graduali del terreno ), queste colline si trovano adesso ad una altitudine di circa 300 metri, queste rocce di sabbia, milioni di anni fa, erano sommerse dal mare, difatti, la nostra più grande attrazione era trovare, nelle pareti di queste colline, le “clipeastre”,  (grossi ricci di mare), il cui nome scientifico è Clypeaster Aegypticus, che risalgono al Miocene circa 5,3 milioni di anni fa. Recarci in questi posti era per noi il massimo della vita, soprattutto quando siamo venuti a conoscenza che quelle conchiglie fossili avevano una datazione di circa cinque milioni di anni, la nostra mente navigava nel mistero, nelle meraviglie di un mondo che ci affascinava, recarci lì, era come entrare in un mondo nuovo, pieno di magia.

 

Ma la magia e i sogni durano sempre poco, bisogna fare i conti con l'inesorabile scorrere del tempo e con la dura realtà che bisogna affrontare ogni giorno, per risolvere piccoli e grandi problemi. Io, infatti, ho dovuto lasciare questo piccolo mondo per motivi di lavoro ed è per questo che capisco, chi obbligatoriamente e non per sua volontà, deve lasciare il suo Paese. Fortunatamente questo cambiamento mi ha arricchito di esperienze, mi ha fatto conoscere altre realtà e mi ha fatto "crescere", mi ha reso più partecipe ai problemi degli altri ed oggi mi sento più "cittadino del mondo". Comunque dentro di me, il ricordo del mio piccolo paese è rimasto vivo e lo voglio trasmettere proprio attraverso questo spazio, attraverso delle immagini, che ricordano momenti passati.

 

 

 

I miei ricordi

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Una insolita nevicata a Parghelia nel 1965

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Pupazzo di neve

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La mia cagnetta Willy

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Sulle colline di Parghelia

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Voglia di stare insieme

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I miei amici

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In allegria

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Il mio amico Mario

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Il mio amico Pietro

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Willy in bicicletta

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Scalata sulle rocce di sabbia ( Alafito )

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I cuccioli di Willy

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Il mio cuginetto Vincenzo

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Gite con il gruppo dell'Azione Cattolica

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Le nostre avventure

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I miei amici: Vincenzo, Tonino, Franco, Piero, Pietro

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Escursioni

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Una conchiglia fossile nella cava di Cessaniti (VV)

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Questi posti erano i nostri sogni

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IL FORCONE - Località Cessaniti - Giacimento di reperti fossili

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Clipeastre incastonate sulla roccia sabbiosa

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Una Clipeastra nella parete sabbiosa

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Sala prove al Convento di Tropea ( I Tropheum )

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Caccia subacquea

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Mare limpido

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Giocando

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Non dimenticherò mai "I TROPHEUM"

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 Immagini e Musica - Parghelia - Agosto 1997