Già durante l'Impero Romano, appena ammesso
ufficialmente il culto cristiano con decreto imperiale del 315, si
cominciò a demolire i luoghi del culto pagano e a sopprimere i
sacerdoti pagani. Tra il 315 e il sesto secolo furono perseguitati
ed eliminati un numero incalcolabile di fedeli pagani. Esempi
celebri di templi distrutti: il santuario di Esculapio nell'Egea, il
tempio di Afrodite a Golgota, i templi di Afaca nel Libano, il
santuario di Eliopoli. Sacerdoti cristiani, come Marco di Aretusa o
Cirillo di Eliopoli, vennero persino celebrati come benemeriti
«distruttori di templi» (DA 468). Dall'anno 356 venne sancita la
pena di morte per chi praticava i riti pagani (DA 468). L'imperatore
cristiano Teodosio (408-450) fece giustiziare perfino dei bambini
per aver giocato coi resti delle statue pagane (DA 469). Eppure,
stando al giudizio di cronisti cristiani, Teodosio «ottemperava
coscienziosamente ad ogni cristiano insegnamento». Nel VI secolo, si
finì per dichiarare fuorilegge i fedeli pagani. All'inizio del
quarto secolo, per sobillazione di sacerdoti cristiani, fu
giustiziato il filosofo politeista Sopatro (DA 466). Nel 415, la
celeberrima scienziata e filosofa Ipazia di Alessandria venne
letteralmente squartata da una plebaglia guidata e aizzata da un
predicatore di nome Pietro, e i suoi resti dispersi in un letamaio
(DO 19-25).
Missioni di evangelizzazione
Nel 782, Carlo Magno fece tagliare la testa a 4500 Sassoni che non
volevano farsi convertire al cristianesimo (DO 30). I contadini di
Steding, nella Germania settentrionale, ribellatisi per non poter
più sopportare l'esosa pressione fiscale, vengono massacrati il 27
maggio 1234 da un esercito crociato, e le loro fattorie occupate da
devoti cattolici. Vi persero la vita tra 5000 e 11.000 uomini, donne
e bambini (WW 223). Assedio di Belgrado nel 1456: nell'espugnazione
della città vennero uccisi non meno di 80.000 musulmani (DO 235). XV
secolo in Polonia: ordini cavallereschi cristiani saccheggiano 1019
chiese e circa 18.000 villaggi. Quante persone cadessero vittime di
tali gesta, non s'è mai certificato (DO 30). Secoli XVI e XVII.
Truppe inglesi «pacificano e civilizzano» l'Irlanda. Colà vivevano
solo dei «selvaggi gaelici», «animali irragionevoli senza alcuna
idea di dio o di buone maniere, che addirittura dividevano in
comunità di beni il loro bestiame, le loro donne, bambini e altri
averi». Uno dei più importanti condottieri, certo Humphrey Gilbert,
fratellastro di Sir Walter Raleigh, fece «staccare dai corpi le
teste di tutti quelli (chiunque fossero) che erano stati uccisi quel
giorno, facendoli spargere dappertutto lungo la strada». Questo
tentativo di civilizzare gli Irlandesi causò poi effettivamente
«grande sgomento nel popolo, quando videro sparse sul terreno le
teste dei loro padri, fratelli, bambini, parenti e amici» [«greate
terrour to the people when they sawe the heddes of their dedde
fathers, brothers, children, kinsfolke, and freinds on the grounde»].
Decine di migliaia di Irlandesi gaelici caddero vittime di quel
bagno di sangue (SH, 99, 225).
Crociate (1095-1291)
L'anno 1095, per ordine del papa Urbano II, ha inizio la Prima
Crociata (WW 11-41). Tra il 12/6/1096 e il 24/6/1096, nelle stragi
avvenute in Ungheria, presso Wieselburg e Semlin, perdono la vita
migliaia di persone (tutti cristiani, ivi comprese le schiere
crociate) (WW 23). Dal 9/9. al 16/9/1096, durante l'assedio della
città residenziale turca Nikaia, cavalieri francesi cristiani
massacrano migliaia di abitanti, facendo a pezzi e bruciando vivi
vecchi e bambini (WW 25-27). A consimili azioni belliche
partecipano, il 26/9/1096, durante la conquista della fortezza di
Xerigordon, cavalieri crociati tedeschi. In complesso, fino al
gennaio 1098, vengono espugnate e saccheggiate 40 capitali e 200
fortezze. Non si conosce il numero delle vittime (WW 30). Il 3
giugno 1098 le armate crociate conquistano Antiochia. In quell'assedio
vengono uccisi tra 10.000 e 60.000 musulmani. Dalla cronaca di
Raimondo di Aguilers, cappellano di campo del conte di Tolosa, si
legge: «Sulle piazze si accumulano i cadaveri a tal punto che, per
il tremendo fetore, nessuno poteva resistere a restare: non v'era
nessuna via, in città, che fosse sgombra di corpi in decomposizione»
(WW 33). Il 28 giugno 1098 furono ammazzati altri centomila turchi
musulmani, donne e bambini compresi. Negli accampamenti turchi -
narra il cronista cristiano - i crociati trovarono non solamente
ricco bottino, tra cui «moltissimi libri in cui erano descritti con
esecrandi segni i riti blasfemi di turchi e saraceni», ma bensì
anche «donne, bambini, lattanti, parte dei quali trafissero subito,
e parte schiacciarono sotto gli zoccoli dei loro cavalli, riempiendo
i campi di cadaveri orribilmente lacerati». Proprio come il loro Dio
comandava! (WW 33-35) Il 12 dicembre 1098, nella conquista della
città di Marra (Maraat an-numan), furono ammazzate altre migliaia di
«infedeli». A causa della carestia che ne seguì, «i corpi già
maleodoranti dei nemici vennero mangiati dalle schiere cristiane»,
come testimonia il cronista cristiano Albert Aquensis (WW 36).
Finalmente, il 15 luglio 1098, venne espugnata Gerusalemme, dove
vennero ammazzati più di 60.000 persone, tra ebrei e musulamni,
uomini donne e bambini (WW 37-40). Da una testimonianza oculare: «e
là [davanti al tempio di Salomone] si svolse una tale mischia
cruenta che i cristiani si trascinavano nel sangue dei nemici fino
alle nocche dei piedi», tanto che Albert scrive: «Le donne, che
avevano cercato scampo negli edifici alti e nei palazzi turriti,
furono buttate giù a fil di spada; i bambini, anche i neonati, li
tiravano a pedate dal petto delle madri, o li strappavano dalle
culle, per poi sbatterli contri i muri o le soglie» (WW 38).
L'arcivescovo Guglielmo di Tiro aggiunge: «Felici, piangenti per
l'immensa gioia, i nostri si radunarono quindi dinanzi alla tomba
del nostro salvatore Gesù, per rendergli omaggio e offrirgli il loro
ringraziamento... E non fu soltanto lo spettacolo dei cadaveri
smembrati, sfigurati, irriconoscibili, a lasciar sbigottito
l'osservatore; in realtà, incuteva sgomento anche l'immagine stessa
dei vincitori, grondanti di sangue dalla testa ai piedi, sicché
l'orrore s'impadroniva di tutti quelli che li incontravano» (WW
39-40, TG 79). Il cronista cristiano Eckehard di Aura testimonia
che, ancora durante l'estate successiva dell'anno 1100, «in tutta la
Palestina l'aria era appestata del lezzo dei cadaveri. Di stragi
siffatte nessuno aveva mai visto o udito l'uguale tra i pagani...».
Alla resa dei conti, la Prima Crociata era costata la vita ad oltre
un milione di persone: «Grazie e lode a Dio!» (WW 41) Nella
battaglia di Ascalon, il 12 agosto 1099, vennero abbattuti 200.000
infedeli «in nome del nostro Signore Gesù Cristo» (WW 45). Quarta
Crociata: il 12 aprile 1204, i crociati mettono a sacco la città
(cristiana!) di Costantinopoli. Il numero delle vittime non è stato
tramandato. (WW 141-148) Le restanti crociate in cifre: fino alla
caduta di Akkon (1291) si stimano 20 milioni di vittime (solo nella
Terrasanta e nelle regioni arabo-turche) (WW 224). Notabene: Tutti i
dati sono secondo i cronisti di parte cristiana.
Eretici e atei
Già nell'anno 385 i primi cristiani vengono giustiziati quali
eretici per mano di altri cristiani: così lo spagnolo Priscilliano,
insieme con sei dei suoi seguaci, decapitati a Treviri (DO 26).
Eresia manichea. Tra il 372 e il 444 i Manichei - una setta quasi
cristiana, presso i quali si praticava il controllo delle nascite, e
che perciò mostravano più senso di responsabilità dei devoti
cattolici - vennero totalmente annientati nel corso di diverse
grandi campagne sferrate contro di loro in tutto l'Impero romano.
Molte migliaia le vittime (NC). Nel secolo XIII, gli Albigesi cadono
vittime della prima crociata proclamata contro altri cristiani. (DO
29) Questi, noti anche col nome di Catari, si consideravano buoni
cristiani, ma non riconoscevano né il papa né il divieto
romano-cattolico delle tecniche anticoncezionali, rifiutandosi
inoltre di pagare le tasse chiesastiche (NC) Nel 1208, per ordine
del papa Innocenzo III - il massimo genocida prima di Hitler -
incominciò la crociata contro gli eretici albigesi. La città di
Beziérs (nel sud della Francia) venne rasa al suolo il 22 luglio
1209, tutti gli abitanti massacrati, compresi i cattolici, che
avevano rifiutato l'estradizione degli eretici. Il numero dei morti
viene stimato tra 20.000 e 70.000 (WW 179-181). Nella stessa
crociata, dopo la presa di Carcassonne (15 agosto 1209), caddero
ancora migliaia di ribelli, e la stessa sorte toccò a molte altre
città (WW 181).
Nei successivi vent'anni di guerra, tutta la regione fu devastata,
quasi tutti i Catari (quasi la metà della popolazione della
Linguadoca, nella Francia meridionale) vennero sconfitti, lapidati,
annegati, messi al rogo (WW 183). Finita la crociata contro gli
Albigesi (1229), venne istituita la Santa Inquisizione (1232) al
fine di stanare dai loro nascondigli gli eretici sopravvissuti, e di
annientarli. L'ultimo dei Catari, Guillaume de Belibaste, fu dato
alle fiamme del rogo nel 1324 (WW 183, LM). Solo tra i Catari, la
stima delle vittime si aggira intorno al milione (WW 183). Altri
gruppi di eretici: Valdesi, Pauliciani, Runcarii o Poveri Lombardi,
Giuseppini, e molti altri. La maggior parte di queste sette vennero
sgominate; un certo numero di Valdesi esiste tuttora, sebbene siano
stati perseguitati per oltre 600 anni. Secondo le mie stime, diverse
centinaia di migliaia di vittime non sono calcolate in eccesso
(comprese le vittime dell'Inquisizione spagnola, ma escludendo
quelle del Nuovo Mondo). Nel XV secolo, l'inquisitore spagnolo Tomas
de Torquemada condanna personalmente a morte sul rogo 10.220
sospettati di eresia (DO 28, DZ). Il predicatore e teologo boemo Jan
Hus, per aver criticato il commercio delle indulgenze, viene
bruciato nel 1415 a Praga (LI 475-522). Nel 1538, a Vienna, il
professore universitario B. Hubmaier viene pubblicamente condannato
al rogo (DO 59). Il 17 febbraio 1600, dopo una settennale prigionia,
il filosofo Giordano Bruno, monaco domenicano processato per eresia,
viene bruciato vivo sul rogo eretto in Campo dei Fiori a Roma. Verso
la metà del Seicento, l'ateo Thomas Aikenhead, studente scozzese
appena ventenne, viene impiccato per volontà del clero (HA).
Streghe
Dai primi tempi del cristianesimo fino al 1484 invalse la
consuetudine di mandare a morte persone, perlopiù donne, che si
credevano dotate di poteri soprannaturali, malefici e stregonici.
Nell'era vera e propria dei processi per stregoneria, dal 1484 al
1750, molte centinaia di migliaia di sospetti o colpevoli di
pratiche stregoniche - secondo le stime degli storici - furono
condannati a morte sul rogo o in seguito alle torture;
percentualmente, i quattro quinti di essi erano donne (WV). Un
elenco (naturalmente incompleto) di queste vittime, conosciute
spesso anche per nome, si trova nell'opera The Burning of Witches -
A Chronicle of the Burning Times.
Guerre di religione e Riforma
Secolo XV: guerre crociate contro gli Hussiti, costate la vita a
migliaia di seguaci (DO 30). Nel 1538 papa Paolo III indice una
crociata contro l'Inghilterra, sganciatasi con lo scisma
dall'ubbidienza a Roma, dichiarando tutti gli Inglesi schiavi di
Roma. Per fortuna, l'impresa fallisce sul nascere (DO 31). 1568: il
tribunale spagnolo dell'Inquisizione decreta l'eliminazione di tre
milioni di Olandesi ribelli nei Paesi Bassi, allora sotto il dominio
spagnolo. Per cominciare, 5000, o forse 6000 protestanti vennero
annegati dalle truppe spagnole della cattolicissima Spagna: «un
disastro, di cui i cittadini di Emden vennero a conoscenza quando
diverse migliaia di cappelli olandesi a larghe tese scesero
galleggiando lungo il fiume» (DO31, SH 213). 1572: a Parigi, e in
altre città francesi, 20.000 protestanti Ugonotti vengono
assassinati per ordine del papa Pio V, nell'offensiva nota come
Notte di San Bartolomeo. Fino alla metà del secolo successivo, oltre
200.000 profughi Ugonotti dovranno lasciare la Francia (DO 31).
1574: i cattolici sopprimono il condottiero dei protestanti Gaspard
de Coligny. Dopo l'uccisione, la plebaglia ne squarta il cadavere:
«gli troncarono la testa, le mani, i genitali [...] gettandoli nel
fiume [...] ma poi non gli sembrò neppure degno che diventasse pasto
per i pesci, per cui li ritirarono fuori e li portarono sul patibolo
di Mantfaucon affinché là servissero da alimento per corvi ed
uccelli» (SH 191). Guerra dei Trent'anni: nel 1631, la città
protestante di Magdeburgo viene saccheggiata e rasa al suolo da
truppe cattoliche, che massacrano 30.000 protestanti, metà della
popolazione. Scrive il poeta e storico tedesco Friedrich Schiller:
«In una sola chiesa si trovarono 50 donne decapitate e bambini che
ancora succhiavano il latte dal petto delle loro madri senza vita» (SH
191). 1618-1648: la guerra dei Trent'anni, spaccando l'Europa tra
cristiani protestanti e cattolici, decima il 40% delle popolazioni,
soprattutto in Germania (DO 31.32).
Ebrei
Già nel IV e V secolo le plebi cristiane sono eccitate ad incendiare
le sinagoghe ebraiche. A metà del IV secolo venne distrutta la prima
sinagoga per ordine del vescovo Innocenzo di Dertona, nel nord
Italia. La prima sinagoga ad esser incendiata nel 388, per ordine
del vescovo di Kallinikon, sorgeva in Persia, presso l'Eufrate (DA
450). Il concilio di Toledo decreta nel 694 la riduzione degli Ebrei
in schiavitù, ordina la confisca dei loro averi e il battesimo
coatto dei loro bambini (DA 454). Nell'anno 1010 il vescovo di
Limoges fece espellere o sopprimere gli ebrei della città che non
volevano convertirsi al cristianesimo (DA 453). 1096: all'inizio
della prima Crociata furono uccisi in Europa migliaia di Ebrei,
complessivamente forse 12.000. Le città più colpite furono Worms
(18/5/1096), Magonza il 27/5 (dove furono trucidati 1100 ebrei),
Colonia, Neuss, Wevelinghoven, Xanten, Moers, Dortmund, Kerpen,
Treviri, Metz, Ratisbona, Praga (EJ).
Parimenti, all'inizio della seconda Crociata (1147), nei centri
francesi di Ham, Sully, Carentan, e Rameru, si uccisero diverse
centinaia di ebrei (WW 57). In occasione della terza Crociata
(1189-90) avviene il saccheggio delle comunità ebraiche stabilitesi
in Inghilterra (DO 40). 1235: uccisione pubblica di 34 cittadini
ebraici (DO 41). 1257 e 1267: eliminazione della comunità ebraiche
di Londra, Canterbury, Northampton, Lincoln, Cambridge e altre
città, con numero imprecisato di vittime (DO 41). 1290: è rimasta
memoria, nelle cronache coeve, di 10.000 ebrei espulsi o uccisi in
Boemia (DO 41). 1337: aizzato da una strage compiuta a Deggendorf,
in Baviera, l'isterismo antisemita si estende in pogrom effettuati
in 51 città bavaresi, nonché in Austria e in Polonia. (DO 41). 1348:
si bruciano sul rogo gli ebrei di Basilea e di Strasburgo,
complessivamente 2000 persone (DO 41). 1349: in oltre 350 città
della Germania vengono soppressi tutti gli Ebrei, perlopiù bruciati
vivi. Qui, in questo solo anno, vennero trucidati dai cristiani più
Ebrei di quante erano state, per duecento anni di persecuzioni
anticristiane (il sangue dei martiri!), le vittime conclamate della
Roma imperiale (DO 42). 1389: vengono macellati a Praga 3.000
cittadini di fede ebraica (DO 42). 1391: a Siviglia e in Andalusia,
sotto la guida dell'arcivescovo Martinez, vengono soppressi circa
4000 ebrei. Mentre altri 25.000 vengono venduti come schiavi (DA
454). Costoro si potevano riconoscere facilmente perché tutti gli
ebrei, dall'età di dieci anni,erano stati costretti a portare
sull'abito un «segno d'infamia» colorato: era l'origine storica
della futura «stella giudaica» dell'era nazista. 1492: nello stesso
anno in cui Colombo spiegava le vele per conquistare il Nuovo Mondo,
più di 150.000 Ebrei, molti dei quali perirono nell'ostracismo,
venivano scacciati dalle città della Spagna. 1648: in Polonia,
durante i famigerati «massacri di Chmielnitzki», vengono sterminati
circa 200.000 ebrei. (MM 470-476). A questo punto, mi sento male,
perché con questo ritmo si prosegue - secolo dopo secolo - su una
linea che porta diritta ai forni crematori di Auschwitz. (DO 43).
Popolazioni indigene
Con Cristoforo Colombo, ex commerciante di schiavi, che avrebbe
fatto carriera come milite crociato, ha inizio la conquista del
Nuovo Mondo: allo scopo, come sempre, di espandere il cristianesimo
e di evangelizzare infedeli.
Poche ore dopo lo sbarco sulla prima isola abitata in cui s'imbatte
nel mare dei Caraibi, Colombo fa imprigionare e deportare sei
indigeni che, come scrisse «debbono servire da bravi servitori e
schiavi (...) e si possono facilmente convertire alla fede
cristiana, giacché mi sembra che non abbiano religione alcuna» (SH
200). Mentre Colombo definisce gli abitanti autoctoni quali
«idolatri», esprimendo la volontà di offrirli come schiavi ai
cattolici re di Spagna, il suo socio Michele da Cuneo, aristocratico
italiano, rappresenta gli aborigeni come «bestie» per il fatto che
«mangiano quando hanno fame, e si accoppiano in tutta libertà, dove
e quando ne hanno voglia» (SH 204-205). Su ogni isola su cui mette
piede Colombo traccia una croce sul terreno e «dà lettura della
rituale dichiarazione ufficiale» (il cosiddetto Requerimiento) al
fine di prender possesso del territorio da parte della Spagna, nel
nome dei suoi Cattolici Signori. Contro di che «nessuno aveva da
obiettare». Qualora gli Indios negassero il loro assenso
(soprattutto perché non comprendevano semplicemente una parola di
spagnolo), il Requerimiento recitava così:
«Con ciò garantisco e giuro che, con l'aiuto di Dio e con la nostra
forza, penetreremo nella vostra terra e condurremo guerra contro di
voi (...) per sottomettervi al giogo e al potere della Santa Chiesa
(...) infliggendovi ogni danno possibile e di cui siamo capaci, come
si conviene a vassalli ostinati e ribelli che non riconoscono il
loro Signore e non vogliono ubbidire, bensì a lui contrapporsi» (SH
66)
Di analogo tenore erano le parole di John Winthrop, primo
governatore della Bay Colony del Massachusset: «justifieinge the
undertakeres of the intended Plantation in New England [...] to
carry the Gospell into those parts of the world [...] and to raise a
Bulworke against the kingdome of the Ante-Christ» (SH 235)
[«giustificando l'impresa della costituenda fondazione della Nuova
Inghilterra, di portare il vangelo in queste parti del mondo, e di
edificare un bastione contro il regno dell'Anticristo»]. Intanto,
prima ancora che si venisse alle armi, due terzi della popolazione
indigena cadeva vittima del vaiolo importato dagli Europei. Il che
era interpretato dai cristiani, manco a dirlo, come «un segno
prodigioso dell'incommensurabile bontà e provvidenza di Dio!». Così,
ad esempio, scriveva nel 1634 il governatore del Massachussets:
«Quanto agli indigeni, sono morti quasi tutti contagiati dal vaiolo,
e per tal modo il SIGNORE ha confermato il nostro diritto ai nostri
possedimenti» (SH 109, 238). Sulla sola isola di Hispaniola, dopo le
prime visite di Colombo, gli indigeni Arawak - un popolo inerme e
relativamete felice che viveva delle risorse del loro piccolo
paradiso - lamentarono presto la perdita di 50.000 vite (SH 204). In
pochi decenni, gli Indios sopravvissuti caddero vittime di assalti,
stragi, strupri e riduzione in schiavitù da parte degli Spagnoli.
Dalla cronaca d'un testimone oculare: «Furono uccisi tanti indigeni
da non potersi contare. Dappertutto, sparsi per la regione, si
vedevano innumerevoli cadaveri di indiani. Il fetore era penetrante
e pestilenziale» (SH 69). Il capo indiano Hatuey riuscì a fuggire
col suo popolo, ma fu catturato e bruciato vivo. «Quando lo legarono
al patibolo, un frate francescano lo pregò insistentemente di aprire
il suo cuore a Gesù affinché la sua anima potesse salire in cielo
anziché precipitare nella perdizione. Hatuey ribatté che se il il
cielo è il luogo riservato ai cristiani, lui preferiva di gran lunga
l'inferno» (SH 70). Ciò che accadde poi al suo popolo, ci è
descritto da un testimone oculare: «Agli spagnoli piacque di
escogitare ogni sorta di inaudite atrocità... Costruirono pure
larghe forche, in modo tale che i piedi toccavano appena il terreno
(per prevenire il soffocamento), e appesero - ad onore del redentore
e dei 12 apostoli - ad ognuna di esse gruppi di tredici indigeni,
mettendovi sotto legna e braci e bruciandoli vivi». (SH 72, DO 211).
In analoghe occasioni si inventarono altre piacevolezze: «Gli
spagnoli staccavano ad uno il braccio, ad altri una gamba o una
coscia, per troncare di colpo la testa a qualcuno, non diversamente
da un macellaio che squarta le pecore per il mercato. Seicento
persone, ivi compresi i cacicchi, vennero così squartate come bestie
feroci... Vasco de Balboa ne fece sbranare poi quaranta dai cani» (SH
83). «La popolazione dell'isola, stimata di circa otto milioni
all'arrivo di Colombo, era scemata già della metà o di due terzi,
ancor prima che finisse l'anno 1496». Finalmente, dopo che gli
abitanti dell'isola furono quasi sterminati, gli Spagnoli si videro
«costretti» ad importare i loro schiavi da altre isole dei Caraibi,
ai quali toccò peraltro la medesima sorte. In tal modo «milioni di
autoctoni della regione caraibica vennero effettivamente liquidati
in meno d'un quarto di secolo» (SH 72-73). «Così, in un tempo minore
della durata normale d'una esistenza umana, fu annientata un'intera
civiltà di milioni di persone che per migliaia di anni erano
stanziate nella loro terra» (SH 75). «Subito dopo, gli Spagnoli
rivolsero la loro attenzione alla terraferma del Messico e
dell'America centrale. Le stragi erano appena cominciate. Di lì a
poco sarà la volta della nobile città di Tenochttitlàn (l'odierna
Mexico City)» (SH 75). Hernando Cortez, Francisco Pizarro, Hernando
De Soto e centinaia di altri Conquistadores spagnoli saccheggiarono
e annientarono - in nome del loro Signor Gesù Cristo - molte grandi
civiltà dell'America centrale e meridionale. (De Soto saccheggiò
inoltre la Florida, regione «fiorente»). «Mentre il secolo XVI
volgeva al termine, quasi 200.000 spagnoli si erano stabiliti nel
Nuovo Mondo. In questo periodo, in conseguenza dell'invasione, si
stima che avessero già perso la vita oltre 60 milioni di indigeni» (SH
95). Va da sé che i primi colonizzatori dei territori dei moderni
Stati Uniti d'America non si comportarono meglio dei conquistadores.
Benché, senza l'aiuto degli Indiani, nessuno dei colonizzatori
sarebbe stato in grado di sopravvivere ai rigori invernali, questi
cominciarono presto a scacciare e a sterminare le tribù indiane. La
guerra degli indiani nordamericani tra di loro era, in proporzione,
un fenomeno irrilevante - paragonato con le consuetudini europee - e
serviva piuttosto a riequilibrare le offese, ma in nessun caso alla
conquista del territorio. Tanto che se ne stupivano i padri
pellegrini cristiani: «Le loro guerre non sono neanche lontanamente
così cruente» («Their Warres are farre less bloudy»), ragion per cui
non succedeva «da nessuna delle parti un grande macello» («no great
slawter of nether side»). In realtà, poteva ben accadere «che
guerreggiassero per sette anni senza che vi perdessero le vita sette
uomini» («they might fight seven yeares and not kill seven men»).
Tra gli Indiani, inoltre, era consuetudine risparmiare le donne e i
bambini dell'avversario (SH 111). Nella primavera 1612 alcuni coloni
inglesi trovarono così attraente la vita dei liberi ed affabili
indios, al punto da abbandonare Jamestown per vivere presso costoro
(con che si ovviò presumibilmente, tra l'altro, ad un'emergenza
sessuale). Senonché il governatore Thomas Dale li fece stanare e
giustiziare: «Alcuni li fece impiccare, altri bruciare, altri
torcere sulla ruota, mentre altri furono inflizati sullo spiedo e
alcuni fucilati» (SH 105). Tali eleganti provvedimenti restarono
ovviamente riservati agli inglesi; questa era la procedura con
quelli che si comportavano come gli indiani; ma per qurlli che non
avevano scelta , proprio perché costituivano la sovrappopolazione
della Virginia, si faceva senz'altro tabula rasa:
«quando un indio era accusato da un inglese di aver rubato una
tazza, e non la restituiva, la reazione inglese era subito violenta:
si attaccavano gli Indiani dando alle fiamme l'intero villaggio» (SH
106)
Sul territorio dell'odierno Massachussetts i padri pellegrini delle
colonie perpetrarono un genocidio, entrato nella storia come «guerra
dei Pequots». Autori dei massacri erano quei cristiani puritani
della Nuova Inghilterra, scampati essi stessi alla persecuzione
religiosa in atto nella loro vecchia Inghilterra. Allorché fu
trovata la salma d'un inglese, ucciso probabilmente da guerrieri
Narragansett, i puritani gridarono vendetta. Sebbene il capo dei
Narragansett implorasse pietà, i cristiani passarono all'attacco.
Forse dimentichi del loro obiettivo, essendo stati salutati da
alcuni Pequot, a loro volta belligeranti coi Narragansett, avvenne
che i puritani attaccarono i Pequots, distruggendo i loro villaggi.
Il comandante dei puritani, John Mason, scrisse dopo un massacro:
«Per la verità, l'Onnipotente incusse tale terrore sulle loro anime,
che fuggirono davanti a noi buttandosi tra le fiamme, dove molti
perirono... Dio aleggiava sopra di loro e sbeffeggiava i suoi
nemici, i nemici del suo popolo, facendone dei tizzoni ardenti...
Così il SIGNORE castigò i pagani, allineandone le salme: uomini,
donne e bambini» (SH 113-114). «Così piacque al SIGNORE di dare un
calcio nel sedere ai nostri nemici, dando in retaggio a noi la loro
terra» («The LORD was pleased to smite our Enemies in the hinder
Parts, and to give us their land for an inheritance») (SH 111).
Siccome Mason poteva ben immaginare che i suoi lettori conoscessero
la loro bibbia, non aveva bisogno di citare i versetti qui citati:
«Delle città di questi popoli, che il Signore tuo Dio ti dà in
retaggio, non devi lasciare in vita nulla di quanto respira. Ma
dovrai invece destinarle alla distruzione, così come il Signore tuo
Dio ti ha dato per dovere» (Mosé V, 20) Il suo compare Underhill ci
ricorda quanto fosse «impressionante e angosciante lo spettacolo
sanguinoso per i giovani soldati» («how grat and doleful was the
bloody sight to the view of the young soldiers»), però, assicura i
suoi lettori, «talvolta la Sacra Scrittura decreta che donne e
bambini debbano perire coi loro genitori» («sometimes the Scripture
declareth women and children must perish with their parents») (SH
114). Molti indios caddero vittime di campagne di avvelenamento. I
coloni addestravano persino dei cani al compito speciale di stanare
gli Indiani, strappando i piccoli dalle braccia delle madri e
sbranandoli. Per dirla con le loro stesse parole: «cani feroci per
dar loro la caccia e mastini inglesi per l'attacco» («blood Hounds
to draw after them, and Mastives to seaze them»). In questo, i
puritani si lasciarono ispirare dai metodi dei loro contemporanei
spagnoli. E così continuò, finché i Pequot furono pressoché
sterminati (SH 107-119). Altre tribù indiane patirono la stessa
sorte. Così commentavano i devoti sterminatori: «È il volere di Dio,
che alla fin fine ci dà ragione di esclamare “Quant'è grandiosa la
Sua bontà! E quant'è splendida la Sua gloria!”» («God's Will, wich
will at last give us cause to say: “How Great is His Goodness! And
How Great is His Beauty!”»). E ancora: «Fino a che il nostro Signore
Gesù li piegò ad inchinarsi davanti a lui e a leccare la polvere!»
(«Thus doth the Lord Jesus make them to bow before him, and to lick
the Dust!») (TA). Come ancora oggi, così per i cristiani di allora
era ben accetta la menzogna per la maggior gloria di dio, o
quantomeno per il proprio vantaggio di fronte ai diversamente
credenti: «I trattati di pace venivano firmati già col proposito di
violarli. Talché il Consiglio di stato della Virginia dichiarava che
se gli Indiani “sono tranquillizzati dopo la stipula del trattato,
noi abbiamo non soltanto il vantaggio di prenderli di sorpresa, ma
anche di mietere il loro mais”». («when the Indians grow secure
uppon the Treatie, we shall have the better Advantage both the
surprise them, and cutt downe theire Corne») (SH 106). Anno 1624:
una sessantina di inglesi, forniti di armi pesanti, fanno a pezzi
800 inermi uomini, donne e bambini indios. (SH 107). 1675-76:
durante la guerra detta «di re Filippo», in una sola azione di
rappresaglia, sono uccisi «circa 600 indiani». L'autorevole pastore
della seconda Chiesa di Boston, Cotton Mather, definirà più tardi il
massacro come «grigliata per arrosti» («barbeque») (SH 115). In
sintesi: nel New Hampshire e nel Vermont, prima dell'arrivo degli
inglesi, la popolazione degli Abenaki contava 12.000 persone.
Neanche cinquant'anni dopo ne erano rimaste in vita solo 250: una
decimazione del 98%. Il popolo dei Pocumtuck ammontava a 18.000; due
generazioni più tardi il loro numero era sceso a 920. Il popolo dei
Quiripi-Unquachog era di 30.000; dopo ugual periodo ne
sopravvivevano 1.500, un vero genocidio; la popolazione del
Massachusset comprendeva almeno 44.000 persone, di cui, cinquant'anni
dopo, erano sopravvissuti appena 6.000. (SH 118). Questi sono solo
alcuni esempi delle tribù che vivevano nell'America del Nord prima
che vi approdassero i cristiani. E tutto ciò accadeva prima che
scoppiasse la grande epidemia di vaiolo degli anni 1677 e 1678.
Anche il bagno di sangue era appena agli inizi. E tutto fu solo il
principio della colonizzazione da parte degli Europei, cioè prima
dell'epoca vera e propria del cosiddetto «selvaggio Far West». Tra
il 1500 e il 1900, è probabile che, complessivamente, abbiano
perduto la vita - nelle sole Americhe - più di 150 milioni di
nativi: in media, circa due terzi a causa del vaiolo e di altre
epidemie importate dagli Europei (e qui non dev'esser passato sotto
silenzio il fatto che, a partire dal 1750 circa, le tribù autoctone
venivano contagiate anche di proposito per mezzo di doni
artificialmente infettati). Restano pertanto ancora 50 milioni la
cui morte si fa risalire direttamente ad atti di violenza, a
trattamenti disumani o alla schiavitù. E in alcuni paesi, come ad
esempio Brasile e Guatemala, questa decimazione prosegue fino ai
nostri giorni: a fuoco lento, per così dire.
Ulteriori gloriose tappe della storia degli
Stati Uniti d'America
Nel 1703, il pastore Salomon Stoddard, una delle più prestigiose
autorità religiose della Nuova Inghilterra, fece formale richiesta
al Governatore del Massachusset perché mettesse ai diposizione dei
colonizzatori le risorse finanziarie per «acquistare grandi mute di
cani e per poterle addestrare a cacciare gli Indiani alla stessa
stregua degli orsi» (SH 241). 29 novembre 1864: massacro di Sand
Creek, nel Colorado. Il colonnello John Chivington, ex predicatore
metodista e politico regionale («non vedo l'ora di nuotare nel
sangue nemico») fa passare per le armi un villaggio dei Cheyenne con
circa 600 abitanti - quasi solo donne e bambini - benché il capo
indiano agitasse bandiera bianca. Bilancio: da 400 a 500 vittime. Ne
riferisce un testimonio oculare: «C'era un gruppo di trenta o
quaranta Squaw, acquattate in un buco per proteggersi, le quali
mandarono fuori una bambina, di circa sei anni, con un panno bianco
in segno di resa. Ebbe il tempo di fare solo pochi passi, quando
venne colpita e abbattuta. In quella trincea, più tardi, tutte le
donne furono uccise» (SH 131). 1860: il religioso Rufus Anderson
commenta il bagno di sangue che fino allora aveva decimato, per il
90% almeno, la popolazione autoctona delle isole Hawaii. «In ciò
costui non vedeva nulla di tragico: tutto sommato, la prevedibile,
totale estinzione della popolazione indigena delle Hawaii era un
fatto del tutto naturale - diceva il missionario - paragonabile
suppergiù “con l'amputazione delle membra malate da un organismo”» (SH
244).
Atrocità delle Chiese nel XX secolo
Campi di annientamento cattolici
È sorprendente come pochi sappiano che in Europa, negli anni della
seconda Guerra Mondiale, non c'erano solamente i campi di
concentramento nazisti. In Croazia, negli 1942-43, v'erano numerosi
campi di sterminio, organizzati dai cattolici ustascia agli ordini
del dittatore Ante Pavelic, un cattolico praticante ricevuto
regolarmente dall'allora papa Pio XII. Vi erano persino campi di
concentramento speciali per bambini! Nei campi croati venivano
soppressi soprattutto serbi cristiano-ortodossi, ma anche un
cospicuo numero di ebrei. Il più famigerato era il lager di
Jasenovac; il suo comandante fu per un certo tempo un certo Miroslav
Filipovic, un frate francescano temuto con l'appellativo di «Bruder
Tod» («Sorella Morte»). Qui, al pari dei nazisti, gli ustascia
cattolici bruciavano le loro vittime nei forni, ma vivi,
diversamente dai nazisti che prima avevano almeno ucciso le prede
col gas. In Croazia, però, la maggior parte delle vittime veniva
semplicemente soppressa, impiccata o fucilata. Il loro numero
complessivo è stimato fra i trecentomila e i 600.000; e questo in un
paese relativamente piccolo. - Molti uccisori erano monaci
francescani, armati allora con mitragliatrici. Queste nefandezze
perpetrate dai Croati era talmente spaventose, che persino alcuni
ufficiali della sicurezza delle SS tedesche, in qualità di
osservatori degli avvenimenti croati, protestarono direttamente con
Hitler (il che lasciò peraltro indifferente il dittatore). Il papa
però fu ben informato di queste atrocità, e non fece nulla per
impedirle (MV). (Aggiunta dell'Autore: di fronte ai retroscena di
questa storia, i reportage dei massmedia sul più recente conflitto
serbo-croato nella regione balcanica, dal 1991 al 1995, ha assunto
talvolta aspetti addirittura spettrali, giacché vi ricorrevano nomi
di luoghi come Banja Luka, o di fiumi come la Sava, dove
occasionalmente si invengono ancora oggi scheletri di persone
assassinate mezzo secolo fa).
Terrore cattolico in
Vietnam
Nel 1954 i combattenti per la libertà del Vietnam, i cosiddetti Viet
Min, liquidarono finalmente il governo coloniale francese nel Nord
Vietnam, che fino allora era stato finanziato con più di due
miliardi di dollari dagli USA. Sebbene i vincitori proclamassero
libertà religiosa per tutti (la maggioranza dei Vietnamiti non
buddisti era cattolica) vaste campagne di propaganda anticomunista
spinsero masse di cattolici a fuggire nel sud del paese. Col
sostegno della lobby cattolica a Washington, e con l'appoggio del
cardinale Spellmann, portavoce del Vaticano nella politica americana
- il quale avrebbe in seguito definitio le truppe americane in
Vietnam come «truppe di Cristo» - venne progettato un colpo di Stato
per impedire elezioni democratiche nel Sud del Vietnam. Da tali
elezioni, probabilmente, anche nel Sud sarebbero usciti vincitori i
Viet Min comunisti. Di contro, si elesse alla presidenza del Vietnam
meridionale il fanatico cattolico Ngo Dinh Diem (MW 16 ff) Diem fece
in modo che gli aiuti dagli USA, viveri e medicinali, risorse
tecniche e d'ogni specie andassero a beneficio dei soli cattolici. I
buddisti, o i villaggi a maggioranza buddista, vennero ignorati,
oppure dovettero pagare per gli aiuti che i cattolici ottenevano
invece gratuitamente. Di fatto, l'unica religione ufficialmente
riconosciuta era quella romano-cattolica. L'isteria anticomunista si
scatenò in Vietnam in modo ancor più brutale che nella sua versione
americana negli USA, la famosa «caccia alle streghe» dell'era di
McCarthy. Nel 1956, il presidente Diem emise un decreto in cui si
diceva:
«Individui che minacciano la difesa nazionale o la sicurezza
collettiva possono essere internati dalle autorità in campi di
concentramento»
Per contrastare il comunismo, come usava dire, vennero così posti in
«custodia cautelativa» migliaia di dimostranti e di monaci buddisti.
Per protesta, dozzine di monaci e di maestri buddisti si diedero
fuoco pubblicamente. (Nota bene: qui i buddisti davano fuoco a se
medesimi, laddove i cristiani hanno piuttosto la tendenza ad
incenerire il loro prossimo; su questo, vedasi anche l'ultimo
capoverso). Nel frattempo, diversi campi di prigionia, in cui da
tempo ormai languivano anche cristiani protestanti e persino
cattolici - si erano organizzati in autentici campi di sterminio. Si
stima che in questo periodo di terrore (dal 1955 al 1960) restassero
ferite nei disordini almeno 24.000 persone, che fossero giustiziati
circa 80.000 oppositori; 275.000 furono le persone incarcerate e
torturate, mentre circa mezzo milione vennero ristrette in campi di
concentramento o di prigionia (MW 76-89). Per appoggiare un tale
governo, inoltre, nel corso degli anni Sessanta, migliaia di soldati
americani dovettero lasciare la loro vita. Virus catholicus Il primo
luglio 1976 morì la 23enne studentessa tedesca di pedagogia
Anneliese Michel, lasciandosi morire, nel senso letterale del
termine, per fame. Da mesi essa era stata colpita da visioni e
apparizioni demoniache; non solo, ma per lunghi mesi due sacerdoti
cattolici - con l'autorizzazione ufficiale del vescovo di Würzburg -
avevano tormentato la povera ragazza con esorcismi e presunte
pratiche antidiaboliche. Quando morì nell'ospedale di Klingenberg,
il suo corpo era tutto solcato da cruente ferite. I suoi genitori,
entrambi fanatici cattolici, vennero condannati a sei mesi di
carcere per omissione di soccorso, specialmente per non aver
chiamato alcun medico. Ma neanche un religioso venne indagato e
punito per questo. Al contrario! La tomba della sventurata Anneliese
Michel è fatto oggetto di pellegrinaggi da parte di fedeli cattolici
(ricordiamo che nel Seicento la città di Würzburg era malfamata per
le numerosissime esecuzioni di streghe sul rogo). Questo caso non è
che la punta dell'iceberg di tale diffusa e pericolosa superstizione
e si é risaputo solo in conseguenza del suo tragico esito (SP 80).
Massacri in Ruanda
Anno 1994: nel giro di pochi mesi, nel piccolo Stato africano del
Ruanda, vengono massacrate diverse centinaia di migliaia di civili.
In apparenza, si trattava d'un conflitto tra i gruppi etnici degli
Hutu e dei Tutsi (Watussi). Per parecchio tempo, si udirono soltanto
delle voci su un coinvolgimento del clero cattolico. Negli organi di
stampa cattolici furono pubblicate strane smentite; e questo prima
che qualcuno avesse accusato ufficialmente di complicità dei
componenti della chiesa cattolica. Senonché, il 10 ottobre 1996,
l'emittente radio S2 - tutt'altro che critica nei riguardi del
cristianesimo - reca nel notiziario S2 Aktuell delle ore 12 la
seguente notizia:
«Sacerdoti e suore anglicani, ma soprattutto cattolici, sono
gravemente accusati di aver preso parte attiva all'assassinio di
indigeni. In particolare, il comportamento d'un religioso cattolico
ha tenuto desto per mesi l'interesse della pubblica opinione, non
solo nella capitale ruandese Kigali. Era parroco nella chiesa della
Sacra Famiglia, ed è accusato di aver ucciso dei tutsi nei modi più
atroci. Sono rimaste incontestate deposizione di testimoni secondo
cui il religioso, col revolver alla cintola, fiancheggiava bande
saccheggiatrici di Hutu. Nella sua parrocchia, in effetti, era
avvenuta una sanguinosa strage di Tutsi che avevano cercato scampo
in quel tempio. Perfino oggi, due anni dopo, vi sono molti cattolici
a Kigali che, per la complicità a loro avviso dimostrata d'una parte
dei sacerdoti, non mettono più piede nelle chiese della città. Quasi
non v'è chiesa nel Ruanda in cui fuggitivi e profughi - donne,
bambini, vecchi - non siano stati brutalmente picchiati e massacrati
al cospetto della croce. Vi sono testimonianze in base alle quali i
religiosi hanno rivelato i nascondigli dei Tutsi, lasciandoli in
balìa delle milizie Hutu armate di machete. Nel frattempo, si son
date prove schiaccianti del fatto che, durante il genocidio in
Ruanda, anche monache cattoliche si sono macchiate di gravi colpe.
In questo contesto, si fa costante menzione di due benedettine,
rifugiatesi intanto in un monastero belga per sottrarsi al corso
della giustizia ruandese. Secondo testimonianze concordi di
superstiti, una aveva chiamato i sicari hutu, introducendoli da
migliaia di tutsi che avevano cercato rifugio nel suo convento. Con
la forza, i morituri erano stati cacciati dal chiostro e tosto
soppressi in presenza della suora. Anche la seconda benedettina
aveva collaborato direttamente con le bande assassine delle milizie
hutu; anche di questa suora testimoni oculari affermano che avesse
assistito freddamente, senza reagire in alcun modo, a come i nemici
venivano macellati. Alle due donne si contesta addirittura (in base
a precise testimonianze) di aver fornito ai killer il petrolio con
cui le vittime vennero bruciate vive» (S 2)
Questa notizia ha ricevuto un'appendice. Ecco il messaggio della
BBC:
Priests get death sentence for Rwandan genocide: BBC NEWS April 19,
1998
A court in Rwanda has sentenced two Roman Catholic priests to death
for their role in the genocide of 1994, in which up to a million
Tutsis and moderate Hutus were killed. Pope John Paul said the
priests must be made to account for their actions. Different
sections of the Rwandan church have beeen widely accused of playing
an active role in the genocide of 1994...
Come si vede, per il cristianesimo il medioevo non è mai veramente
concluso. La cosa che spaventa più che mai, è, in tutti i casi, che
ogni nuova generazione di cristiani nega e contesta i delitti e le
nefandezze che la precedente generazione dei suoi correligionari ha
commesso in nome della fede cristiana! Oppure, qualora non sia più
possibile negare, si limita ad affermare di sfuggita: oh, ma quelli
non erano buoni cattolici, non erano veri cristiani! Cristiani belli
e buoni sono solamente quelli che amano il prossimo loro, che fanno
il bene e vogliono la pace... eccetera, eccetera. Come se, parlando
di se stessi, queste cose non le affermassero i fedeli di
qualsivoglia religione del mondo!
«Ogni qualvolta sento i cristiani parlare di morale, mi sento quasi
rivoltare lo stomaco» Karl-Heinz Deschner
Fonti bibliografiche
DA: Karl-Heinz Deschner, Abermals krähte der Hahn, Stuttgart 1962.
DO: Karl-Heinz Deschner, Opus Diaboli, Reinbek, Hamburg 1987. DZ:
Die Zeit, Nr. 5, 1998. EC: P.W. Edbury, Crusade and Settlement,
Cardiff University Press 1985. EJ: S. Eidelberg, The Jews and the
Crusaders, Madison 1977. HA: M. Hunter, D. Wootton, Atheism from the
Reformation to the Enlightenment, Oxford 1992. LI: H.C. Lea, The
Inquisition of the Middle Age, New York 1961. LM: E. Le Roy Ladurie,
Montaillou. Ein Dorf vor dem Inquisitor 1294-1324, Frankfurt 1982.
MM: M. Margolis, A. Marx, A History of the Jewish People. MV: A.
Manhattan, The Vatican's Holocaust, Springfield 1986. V. Dedijer,
The Yugoslav Auschwitz and the Vatican, Buffalo NY 1992. NC: J.T.
Noonan, Conception: A History of its Treatment by the Catholic
Theologians and Canonists, Cambridge, Massachussets 1992. S2:
Notiziario radiofonico di S2 Aktuell, 10 ottobre 1996, h 12:00. SH:
D. Stannard, American Holocaust, Oxford University Press 1992. SP:
Settimanale Der Spiegel, Nr. 49, 12/2/1996. TA: A True Account of
the Most Considerable Occurrences that have Hapned in the Warre
Between the English and the Indians in New England, London 1676. TG:
F. Turner, Beyond Geography, New York 1980. WW: H. Wollschläger, Die
bewaffneten Wallfahrten gen Jerusalem (I pellegrinaggi armati contro
Gerusalemme) Zürich 1973 (È quanto di meglio in circolazione a
proposito di crociate. Contiene una silloge di cronache cristiane
del medioevo. Purtroppo non più ristampato). WV: Calcoli e stime sul
numero delle streghe condannate al rogo:
N. Cohn, Europe's Inner Demons: An Inquiry Inspired by the Grat
Witch Hunt, Frogmore 1976, 253. R.H. Robbins, The Encyclopedia of
Witchkraft and Demonology, New York 1959, 180. J.B. Russell,
Witchcraft in the Middle Ages, Ithaca, NY 1972, 39. H. Zwetsloot,
Friedrich Spee und die Hexenprozesse, Treviri 1954, 56.
Questo documento, elaborato da testi originali di Karlheinz Deschner
e tradotto in italiano da Luciano Franceschetti, è presente sotto il
titolo Victims of the Christian Faith (in inglese) e Opfer des
christlichen Glaubens (in tedesco).
Le vittime di Wojtyla
Giovanni Paolo II passa per essere un papa pellegrino, disposto a
spostarsi ovunque per dire una parola di pace, e pronto a dialogare
con chiunque.
La realtà «interna» è invece diametralmente opposta all'immagine che
è stata costruita su Wojtyla: nella Chiesa cattolica è vietato
dissentire dal papa polacco, pena il silenzio, l'allontanamento, la
perdita del posto. Un tempo si rischiava il rogo, quindi bisogna
riconoscere che qualche passo avanti si è fatto. Del resto, la
Congregazione per la Dottrina della Fede non è che la vecchia Santa
Inquisizione, riverniciata con un nuovo nome.
Le vittime degli strali vaticani cominciano ad essere parecchie:
viene pubblicata qui una lista delle personalità più prestigiose,
precisando che si tratta, comunque, di un elenco incompleto. Molte
di loro sono colpevoli di «inculturazione»: ovvero di cercare di
«adeguare» la religione cattolica alle culture locali, e non
viceversa.
TISSA BALASURIYA: teologo
cingalese, prima scomunicato, poi riammesso nella Chiesa,
sostenitore dell'inculturazione e di tesi non ortodosse
sull'immacolata concezione (per maggiori informazioni, in inglese,
clicca qui).
LEONARDO BOFF: francescano
brasiliano, fondatore della «Teologia della Liberazione». Nel 1985
la Chiesa lo costrinse al silenzio (per maggiori informazioni, in
inglese, clicca qui).
PAUL COLLINS: teologo e
scrittore australiano, è stato costretto ad abbandonare il
sacerdozio dopo essere stato messo sotto inchiesta dalla
Congregazione per la Dottrina della Fede a causa delle sue opinioni
sull'infallibilità del papa e dello strapotere della curia vaticana.
CHARLES CURRAN: sacerdote
statunitense, per le sue opinioni non allineate sulla dottrina
cattolica in materia sessuale perse nel 1987 la cattedra di Teologia
Morale all'Università cattolica di Washington.
EUGEN DREWERMANN: sacerdote,
psicoterapeuta e scrittore tedesco, gli viene revocata la facoltà di
insegnare presso la cattedra di Teologia e Storia delle Religioni
dell'Università di Paderborn. Si è autosospeso.
JACQUES DUPUIS: gesuita belga,
sostenitore anch'egli dell'inculturazione: da due anni sotto
inchiesta, e privato della facoltà di insegnare (per maggiori
informazioni, in inglese, clicca qui)
JACQUES GAILLOT: vescovo
francese, vicino ai poveri ed agli immigrati, viene rimosso nel 1995
dalla sede di Evreux e spostato alla sede di Partenia: una diocesi
algerina inesistente. Si è costituito allora un movimento
internazionale di solidarietà verso il vescovo, di cui si trova
traccia al sito
http://www.partenia.org/ita/index.htm.
JEANNINE GRAMICK: suora
scolastica statunitense, fondatrice con padre Nugent di New Ways
Ministry, un progetto pastorale rivolto a gay e lesbiche. Diffidata
dal Vaticano a svolgere qualsiasi azione «che coinvolga persone
omosessuali».
JOSEF IMBACH: frate minore
francescano di origine svizzera, teologo, anch'egli posto sotto
inchiesta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L'accusa:
aver pubblicato un libro nel quale assume una posizione «scettica»
sui miracoli descritti nel Nuovo Testamento.
HANS KUNG: teologo svizzero,
liquidato dalla cattedra di Teologia all'Università di Tubingen per
aver messo in dubbio il dogma dell'infallibilità della Chiesa.
LUIGI LOMBARDI VALLAURI:
professore italiano, esonerato dall'insegnamento presso la cattedra
di Filosofia del Diritto all'Università cattolica di Milano per aver
espresso opinioni non allineate sul magistero papale e sul concetto
di una «pena eterna» comminata da dio. Per maggiori informazioni,
clicca qui.
NOI SIAMO CHIESA: movimento nato
nel 1995 in Austria, che ha inviato diverse lettere al papa
chiedendogli maggiore apertura dottrinaria, lettere che hanno
raccolto diversi milioni di firme e che non hanno, tuttora, ricevuto
alcuna risposta. Il loro sito:
http://www.we-are-church.org/it/.
EDWARD SCHILLEBEECKX: teologo
olandese, più volte messo sotto inchiesta dalla Congregazione per la
Dottrina delle Fede per le sue opinioni non allineate, in special
modo sul divorzio.
RAUL VERA LOPEZ: vescovo
messicano, coadiutore di Samuel Ruiz nella diocesi di san Cristobal
de Las Casas nel Chiapas di cui era considerato il successore
naturale, è stato destinato recentemente ad altro incarico
nonostante le proteste della popolazione. Inviato a «normalizzare»
la situazione, in seguito è stato ritenuto troppo comprensivo verso
le ragioni degli zapatisti Clicca qui per maggiori dettagli.
Recentemente anche Samuel Ruiz è stato messo sotto inchiesta dal
Vaticano con l'accusa, non provata, di avere ordinato delle
diaconesse.
MARCIANO VIDAL: teologo
spagnolo, sotto inchiesta per anni da parte della Congregazione per
la Dottrina della Fede. Costretto a ritrattare le sue teorie «non
ortodosse» su contraccezione, aborto e fecondazione artificiale.
ALESSANDRO “ALEX” ZANOTELLI:
comboniano italiano, venne silurato dalla direzione del periodico
Nigrizia in quanto sostenitore dell'inculturazione.
DOCUMENTAZIONE SULL'ARGOMENTO
• Juan Arias. L'enigma Wojtyla. Borla 1986.
• Carlo Cardìa. Karol Wojtyla. Vittoria e tramonto. Donzelli 1994.
• Filippo Gentiloni. Karol Wojtyla. Nel segno della contraddizione.
Baldini & Castoldi 1996.
• Mario Alighiero Manacorda e Giovanni Franzoni. Le ombre di Wojtyla.
Editori Riuniti 1999.
• Luigi Sandri. L'ultimo papa re. Datanews 1996.
• Marcello Vigli. «Papato e restaurazione» in I giubilei del
Novecento. Datanews 1999.
Tutti questi libri affrontano direttamente, in forma critica,
l'operato di Giovanni Paolo II
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