LA CAMPAGNA DI CELESTINA

di

Maria Rosaria Vallone

     
 

[...] Io, in mezzo a loro, che mi tenevano per mano da bambina e a braccetto quando fui più grande, stavo zitta. Non parlavo mai. Semplicemente le ascoltavo raccontarsi piano, solo in quelle sere, vicine come non mai, la sofferenza delle loro vite.

È così che mi piace ricordarle.

[...] Inconfondibile da lontano la sagoma di un tendone da Circo. Avevo caldo, ero sudata, un po' stanca; pigramente ho girato appena la testa guardando quel tendone con la coda dell'occhio. C'era uno striscione tremulo, un po' "avvoltolato" per la brezza marina. Un refolo improvviso lo distese, giusto nel momento in cui stavo passando proprio davanti.

C'era scritto "CIRCO ZAVATTA".

 
     
   

 

 

 

 

 
 

Un piccolo libro. Un grande favo di ricordi. Gli anni sessanta.

Un paese sul versante tirrenico della Calabria, Parghelia.

Una voce della memoria, quella dell'autrice, che lascia emergere un affresco di luoghi vissuti, in cui agiscono, in una quotidianità fatta di semplici gesti e ricca di valori umani, le persone che nel tempo ne hanno segnato la vita.

"La campagna di Celestina" ha un solo leitmotiv: è una cronaca di affetti che ci riguarda da vicino.

 
     
   

 

 

 

 

 
 

Presentazione

 
     
 

Il libro, che ho il piacere di presentare, racchiude storie autobiografiche, ma anche storie di tutto un paese, che si muove nella quotidianità con i suoi gesti semplici e con i suoi discorsi solo apparentemente futili in una costante interazione e in una gara di solidarietà.

Quello che scaturisce dalla penna dell'autrice è un ambiente mitico in cui ella ha agito e nel cui ricordo si lascia coinvolgere pienamente.

Sì, perché il testo è un insieme di ricordi di un tempo ben determinato, passato, detentore di valori che oggi sembrano superati, ma in cui in effetti la generazione formatasi in quel clima si può ritrovare e ai quali la scrittrice ha educato i propri figli, pur nella difficoltà del rapido cambiamento della società e della globalizzazione; ed il suo pensiero torna a quel passato con rimpianto, ma anche con il piacere di avere vissuto esperienze oggi negate.

Il libro offre anche la possibilità a tanti giovani, sensibili alle negatività della società moderna, di immergersi in un passato fatto di quella spontaneità e ingenuità che ad essi mancano: la sua lettura permetterà loro di prendere una boccata d'aria e forse anche di attingere la forza di assumere nella loro vita comportamenti meno stressanti.

Leggere il libro è piacevole perché lo stile, che ben si amalgama con la materia, è semplice e immediato: si percepisce il lento e dolce scorrere di un ruscello di ricordi.

                                                                    

                                                                     Domenica Angiò

 
   

 

 

 

 
 

Prefazione

 
     
 

«...Un grande cancello in ferro battuto incardinato in due alte co­lonne imbiancate a calce era spalancato per accoglierci... Un lungo viottolo s'inerpicava dal cancello, ai lati ciuffi di gigli carnosi con le coppe rosa...».

La campagna di Celestina primeggia incontrastata tra i ricordi dell'autrice, che non a caso sceglie di rievocarla fin da subito attraverso il titolo del suo libro-diario.

Un ricordo tra tanti, un luogo tra molti, o forse l'emblema del ricordo e il luogo per eccellenza dell'infanzia, nella cui doviziosa descrizione l'autrice indugia, non senza un evidente compiacimento, favorendo la visualizzazione di quanto raccontato e coinvolgendo emotivamente il lettore, anche grazie allo stile semplice e immediato della sua scrittura.

Il trucco per godere appieno della lettura del libro di Maria Rosaria Vallone, scritto grazie agli altri e per gli altri, con la voglia di condividerlo e scevro di ogni ambizione letteraria, è lasciarsi cullare dolcemente dalle atmosfere paesane e familiari, farsi ricondurre mentalmente ai tempi e alle scene descritte, risentire quegli odori, quei sapori, quelle voci, che hanno "riempito" l'infanzia e l'adolescenza dei suoi coetanei, ma anche dei più giovani attraverso i racconti dei genitori e dei nonni.

Il gusto dell'autrice per tutto ciò che ad uno sguardo poco attento può apparire futile e privo d'importanza, per le cose quotidiane, per i piccoli particolari, ne denota l'indubbia sensibilità d'animo e l'amore autentico per la famiglia, per le tradizioni e per il dialetto della sua terra, per il suo paese e per la sua gente, tutti inevitabilmente fonti d'ispirazione del presente lavoro.

                                                                      Mariarita Angiò

 
   

 

 

 
 

 
   

 

 

 
 

Biografia

 
     
 

Maria Rosaria Vallone, nata a Parghelia (VV), si laurea in Giurisprudenza a Messina, dove vive e lavora come funzionaria amministrativa presso l'Ufficio Scolastico Provinciale. Sposata, con due figli, con il presente lavoro ha scelto di abbandonare, per la prima volta, i panni dell'appassionata e insaziabile lettrice, cimentandosi nella non facile "arte dello scrivere", che le consente di riportare alla luce i luoghi e le tradizioni e di ridare voce ai personaggi più coinvolgenti ed emozionanti dell'infanzia e della prima giovinezza.