LA NASCITA DELLA RELIGIONE

 

 

Primus in orbe deos fecit timor, ardua coelo fulmina cum caderent ("Per prima al mondo la paura ha creato gli dèi, alla vista dei fulmini che cadevano dal cielo"). Questa frase, attribuita allo scrittore latino Petronio, è forse quella che più di tutte dà l'idea di come nasca la religione.

Ci sono due modi principali per affrontare la storia della religione: quello fideistico e quello scientifico. L'unico metodo che però può aiutarci nel comprendere lucidamente la storia (e non solo) è il metodo scientifico e qui si utilizzerà questo strumento per cercare appunto di fare chiarezza sul passato recente della nostra specie. Non si vuole mettere in dubbio il sentimento religioso di nessuno, ma semplicemente andare a scovare quelle cause che storicamente hanno portato l'uomo a fare certi pensieri. Non si parlerà di un credo in particolare quindi, ma della religione, ossia di quell'insieme di credenze che rapportano un essere umano a delle entità astratte.

 

Nomadismo e semisedentarietà

Possiamo affermare con certezza che al termine dell'ultimo periodo glaciale, ossia circa 10 mila anni fa, nasce l'agricoltura. Fino a 30 mila anni prima l'uomo conduce una vita nomade, all'insegna dell'appropriazione dei frutti della natura e non della produzione degli stessi. Non c'è divisione del lavoro, e quindi la divisione in classi della società è ancora assente: nessun uomo sottostava ad altri uomini né decideva per altri. Essi vivevano in gruppi di dieci-quindici individui, sempre in movimento alla ricerca di cibo. Il cervello era ancora poco sviluppato e, con esso, la capacità di ragionare ed il linguaggio fonetico. Non ci sono prove né indizi che ci possano far parlare di credenze religiose, magia, feticismo o superstizione.

Più o meno tra i 40 ed i 5 mila anni fa assistiamo a dei cambiamenti sociali importanti: l'uomo passa da un'esistenza nomade ad una vita semisedentaria. La ricerca del cibo è più organizzata ed è all'inizio di questo periodo che nascono la pesca e la caccia. Ed è solo ora che, trovando rifugio da animali ed intemperie, non essendo cioè costretti a fuggire in continuazione da essi e cercare cibo anziché accatastarne un minimo, l'uomo può fermarsi, guardare, osservare e fantasticare. In questa fase di sviluppo sociale tra nomadismo e sedentarietà, si aggregano in bande poche decine di individui imparentati, ma ancora non c'è una divisione ed organizzazione del lavoro, pertanto i processi decisionali sono egualitari ed il cibo è ancora proprietà comune. Le funzioni intellettive stanno evolvendo e, con esse, il rapporto tra l'uomo e la natura.

 

Sedentarietà e totemismo

Abbiamo scritto che l'uomo, grazie alla nuova vita semisedentaria, ha possibilità di osservare e fantasticare su ciò che gli sta intorno. Gli animali e le piante di cui si nutre diventano presto facenti parte del gruppo che, con l'avanzare dei secoli, si modifica in tribù (divisa in clan). Poche centinaia di persone possono convivere grazie all'incremento della sedentarietà, dovuta questa al miglioramento della ricerca ed accumulo del cibo. Sono quasi tutte imparentate ancora tra loro ed è proprio qui che abbiamo l'"embrione" della religione: il totemismo.

Ototeman (abbreviato in totem) nella lingua degli indiani d'America Ojibwa, vuol dire "consanguineo". E' questa la caratteristica di animali e piante che invadono la fantasia della tribù: alla stregua degli appartenenti al gruppo, anche i totem sono considerati "parenti". Ecco che il rapporto fisico di mutua dipendenza tra gli individui e le bacche, i pesci, gli alberi, il Sole, diviene anche rapporto metafisico. Possiamo quindi definire il totemismo come la prima forma di religione dell'umanità.

 

Magia e superstizione

Questo rapporto di mutua dipendenza tra l'uomo e la natura è in realtà duplice. Da una parte la natura domina l'uomo, dall'altra l'uomo cerca di influenzarla, nel tentativo primitivo di spiegare i fenomeni con la ragione e volgerli a proprio vantaggio. Il modo fantastico in cui l'uomo cerca di influenzare la natura è detto magia ed essa è figlia, se così si può dire, della superstizione: modellare il futuro grazie ad alcuni pensieri (come, ad esempio, colpire l'immagine di una preda credendo che ciò faciliterà la sua cattura). Si può dire quindi che la religione nasce come un riflesso della fantasia della sottomissione dell'uomo alla natura.

 

La divisione in classi della società

Ci sono vari sistemi di organizzazione sociale e sono tutti uno conseguente all'altro, in quanto il successivo necessita del precedente per instaurarsi. Così come il monoteismo necessita del politeismo e, quest'ultimo, del totemismo: lo sviluppo della religione segue esattamente lo sviluppo dell'organizzazione sociale. L'uomo non può inventare Horus, il "dio Sole" a cui tutti sottostanno, quando deve ancora scoprire la divisione in classi, con quella dominante a cui tutte le altre sottostanno.

Abbiamo appena visto com'era strutturata prima l'epoca delle orde primitive, e poi la società primitiva, che si sviluppa da quello che viene definito appunto comunismo primitivo (nessuna proprietà privata dei mezzi di produzione, nessuna gerarchia, il cibo era proprietà collettiva, tutti contribuivano alla vita sociale) fino agli albori della Rivoluzione agricola di circa 10 mila anni fa. Questa rivoluzione vede nascere le classi sociali, ma anche l'affermarsi della religione.

Quando, tra l'8500 e l'8000 p.e.V., nella Mezzaluna Fertile si scopre la domesticazione delle piante (grano, piselli, ulivi) e degli animali (cane, capra, pecora), abbiamo un surplus alimentare che viene immagazzinato e può permettere finalmente un minimo sviluppo di forze produttive, un aumento della densità abitativa, ed una specializzazione nel lavoro. Assieme a questa nascono figure come lo stregone o lo sciamano, che accentrano i poteri religiosi (mentre prima tutti potevano utilizzare la magia per influenzare la natura), ed è proprio con la Rivoluzione agricola che la società si trasforma da matriarcale a patriarcale.

 

Muta la società, muta la religione

Che il passaggio tra fase religiosa totemistica e fase religiosa politeistica sia avvenuto proprio nella Mezzaluna Fertile, non è un caso. E' qui che nasce l'agricoltura ed è qui che la società si divide in classi per prima rispetto alle altre. La magia non può più essere di uso personale, così come il cibo non è più equamente distribuito ed il potere decisionale spetta a pochi: nascono sciamani, proprietari terrieri, lavoratori dei campi, saggi del villaggio.

Grazie al surplus alimentare portato dalle migliorie organizzative nelle domesticazioni, alcuni uomini hanno la possibilità di non prendere parte al processo produttivo e quindi di "elevarsi" ricoprendo altri ruoli. Stessa sorte la abbiamo per la religione: da un folto gruppo di totem (uno per ogni clan di ciascuna tribù) passiamo ad un più esiguo numero di dèi (che molti considerano erroneamente facenti parte delle mitologie e non della religione), ciascuno con caratteristiche zoo-antropomorfe, a cui bisogna rendere sacrifici (anche di schiavi) affinché intervengano a favore dell'una o dell'altra volontà umana rispetto al corso della natura.

Il politeismo più conosciuto a noi europei è quello greco e, tra l'altro, la storia che più rappresenta il passaggio dal matriarcato al patriarcato, è l'Orestiade: Oreste, sotto il volere del dio Apollo, uccide la madre Clitemnestra per aver a sua volta ucciso il padre Agamennone; viene perseguito dalle Erinni e si rifugia nel tempio del dio Apollo chiedendo aiuto, ma egli lo manda dalla dea sorella Atena che istituisce un tribunale con dodici giurati, ascolta l'accusa (Erinni), la difesa (Apollo), la sentenza della giuria (sei a favore e sei contro) ed infine assolve Oreste rendendo così lecito l'omicidio della madre in quanto, sempre secondo l'autore Eschilo, è il padre che porta il seme della filiazione, mentre la madre si limita solo a nutrirlo per nove mesi. Nel matriarcato il delitto più grave era quello verso la genitrice, mentre nel patriarcato diviene quello verso il padre.

 

Dal politeismo al monoteismo

Per poter meglio rendere l'idea di come il politeismo trasfiguri nel monoteismo, però, conviene riferirsi all'Egitto, primo Stato conosciuto dall'umanità, dal quale i greci in particolare presero spunto per modellare i propri dèi.

Tutte le divinità egizie avevano sembianze animali, strascico del superato totemismo: dall'ariete Osiride al bue Apis, dal gatto Bast allo sciacallo Anubis. Tra questi vi erano due dèi, uno contrapposto all'altro, venerati rispettivamente nell'Alto (a Sud) e nel Basso Egitto (delta del Nilo): Seth e suo fratello Horus. L'astio tra i due fratelli simboleggiava lo scontro tra i due rispettivi regni egizi, i quali vennero unificati circa 5 mila anni fa da Narmer. Horus (che più tardi venne associato sempre più al Sole, chiamato Ra a Eliopoli ed Amon a Tebe), idolatrato dai vincitori, diventa il dio principale del Paese, mentre Seth un dio minore, ben presto icona delle tenebre e del male.

Una delle particolarità egizie era quella di avere come organizzatori della produzione e proprietari terrieri, proprio i sacerdoti. Uno di loro era Amenofi IV, che regnò nella prima metà del 1300 p.e.V.. Egli attuò una riforma che detronizzò il dio Amon-Ra a favore del dio Aton. Il motivo, più che religioso, fu di carattere politico e sociale, dal momento che il capo della religione fino ad allora era un sacerdote di Amon-Ra che deteneva più di un terzo delle terre egizie e tutti gli schiavi (dato che erano consacrati come schiavi di dio). Il faraone sentiva quindi minacciato il suo potere dalla casta sacerdotale, pertanto attuò quella riforma.

Quando Amenofi IV venne sconfitto dagli ittiti, spostò la capitale da Eliopoli a Tebe, chiamò quest'ultima Akhenaton (orizzonte di Aton), arrestò ed uccise numerosi sacerdoti di Amon-Ra, distrusse alcuni monumenti ed infine cambiò nome a se stesso modificandolo in Ikhnaton, ossia spirito di Aton. Aton divenne così la divinità unica e sovrana che tutto creò.

Alla morte di Amenofi IV i vecchi culti perseguitati si rifecero distruggendo tutto ciò che avesse a che fare col dio Aton. Queste lotte, all'apparenza religiose, non sono altro che i riflessi delle lotte politico-militari d'Egitto.

Possiamo quindi concludere che la nascita della religione non si ha per qualche intervento divino venuto dall'alto, ma, al contrario, essa è stata causata da un profondo cambiamento della struttura economica e, quindi, della vita sociale, così come la concezione distinta di spirito e materia, anima e corpo si sviluppa con la stessa divisione del lavoro.