FRAMMENTI DI UN LIBRO |
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Il tema della procreazione assistita è uno di quei temi che fa parte di concezioni che l’uomo ancora non ha risolto, forse perché il mondo ancora è diviso in due. C’è la concezione teologica-religiosa e quella razionale. Sono due concezioni vecchie come il mondo, dove la contesa tra l’immanente e il trascendente porta ad inevitabili guerre ideologiche, e non solo. Ma in tutto questo, ci sono dei fatti dove emergono con forza alcuni aspetti che ci fanno presupporre che la vecchia concezione religiosa, per quanto riguarda l’idea che abbiamo della vita, è fortemente in difetto e forse da rivedere. Io sono un semplice lettore, la ragione per cui è nata l’idea di realizzare questo “Sito” è legata proprio al fatto di capire come "gira" questo nostro mondo. Durante le mie letture prendo in considerazione dei concetti importanti e cerco, in qualche modo, di esprimerle attraverso degli articoli, trasferendo, almeno lo spero, le mie esperienze, cercando di coinvolgere i visitatori su tematiche che sono determinanti per la nostra crescita culturale. Certo! Lo stesso titolo del "Sito" vuole essere espressione di libertà di pensiero: “Impressioni Soggettive”. Non voglio, e non pretendo, che quello che scrivo o propongo, voglia essere un modo per dimostrare che questo sia giusto o quello sia sbagliato. Se fosse cosi cadremmo nel preconcetto, e preconcetto significa non avere apertura mentale, insomma, è bene ascoltare anche gli altri. Parto dal presupposto che la lettura sia una delle cose necessarie all’uomo, come lo è il cibo per farci vivere. La lettura è il "cibo" della nostra mente, e quando affermo che è necessaria, mi riferisco al futuro del mondo, nel senso che più abbiamo informazioni più possiamo sperare in un mondo migliore. Dicevo prima che sono un semplice lettore, con questo vorrei evidenziare che leggendo si possono acquisire molti concetti, ma devo ammettere che per sviluppare una tematica cosi importante, come la “procreazione assistita”, ci vogliono persone di notevole spessore culturale, capaci di sviluppare queste argomentazioni , con l'esperienza, con lo studio approfondito e con una buona dose di obbiettività. Cosi ho pensato di esporre questa tematica attraverso alcuni articoli apparsi sul "Corriere della Sera", e scritti da Giovanni Sartori. Ma chi è Giovanni Sartori? E’ il più eminente e il più noto politologo italiano, è tra i maggiori protagonisti del dibattito culturale italiano, è professore emerito della Università di Firenze e della Columbia University di New York, dove ha insegnato negli ultimi venti anni. Gli articoli che propongo in questo spazio sono stati tratti dal suo libro: “Mala Costituzione e altri malanni”, l’Autore ha raccolto una serie di articoli, scritti da lui, sul Corriere della Sera, che trattano vari temi importanti, io ne ho scelti alcuni, che, a mio avviso, trattano in maniera straordinaria una delle più difficili tematiche del nostro tempo: “ La vita umana – La ragione – La Fede”. Piero Calzona - 20 maggio 2006
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LA VITA UMANA SECONDO RAGIONE Cosa distingue l'uomo dall'animale |
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Fede e ragione. Vi sono questioni che sono
materia di fede, e questioni che sono materia di ragione. Se Dio
esiste è materia di fede. Se è vero che gli aeroplani volano perchè
sostenuti da angeli è materia di ragione. L'importante è che le due
sfere si rispettino che non si impasticcino l'una con l'altra.
Mentre nei dibattiti in corso sul diritto alla vita e sull'embrione
l'impasticciamento è di tutta evidenza. Intanto, vita non è lo stesso che vita umana. Anche le mosche, i pidocchi, le zanzare sono animaletti viventi, sono vita. Ma io li uccido, confesso, con soddisfazione. Anche gli animali e i pesci che io mangio erano, prima, esseri viventi. Eppure li mangio, confesso, senza sentirmi in peccato. Invece la vita umana è inviolabile, è sacra. Perchè? Qual è la differenza? Il problema è questo, ma la Chiesa di Papa Wojtyla lo evade. La sua crociata è per la difesa della "vita nascente". Anche quella delle piante? Anche quella dei tafani? Evidentemente no. E perchè no? Torno a chiedere: qual è la differenza tra qualsiasi vita e la vita umana? In passato la risposta era l'anima, che è l'anima che determina l'essere dell'uomo. Ma oggi l'anima viene dimenticata, la Chiesa non ne parla quasi mai più. L'omissione è stupefacente. Ma tant'è. Su quando scocca la scintilla della vita nei primati, e specificatamente nell'uomo (saltiamo, per brevità, tutte le altre vite), la risposta è ormai sicura: comincia nell'attimo della fecondazione, della congiunzione dello spermatozoo maschile con un gamete femminile. Ma, al solito (la domanda non è evadibile), questa fecondazione è già, a quel momento, vita umana? La fede, se così le viene imposto dalle sue autorità, può rispondere di sì. Ma la ragione, vedremo, deve rispondere di no. Quanto alla scienza, la domanda su quando "un embrione diventa persona e gode dei diritti spettanti a una persona... è domanda che esula dalla biologia e dalla scienza in generale" (cito da Edoardo Boncinelli sulle colonne del "Corriere"). Proprio cosi. Veniamo alla ragione, all'argomento razionale. In quel contesto l'argomento è che la vita umana è diversa dalla vita animale perchè l'uomo è un essere capace di riflettere su stesso, e quindi caratterizzato da autoconsapevolezza. L'animale non sa di dover morire; l'uomo lo sa. L'animale soffre fisicamente perchè dotato di sistema nervoso; ma l'uomo soffre anche psicologicamente, anche spiritualmente. Diciamo, allora, che la vita umana comincia a diventare diversa da quella di ogni altro animale superiore quando comincia a "rendersi conto". Non certo da quando sta ancora nell'utero della madre. Papa Wojtyla asserisce che "la scienza ha ormai dimostrato che l'embrione è un individuo umano", e come tale non uccidibile. Ma non è cosi. La scienza è sottoposta, nel suo argomentare, alle regole della logica. E per logica io uccido esattamente quel che uccido. Non posso uccidere un futuro, qualcosa che non esiste. Se uccido un girino non uccido una rana. Se bevo un uovo di gallina non uccido una gallina. Se mangio una tazza di caviale non mangio cento storioni. E dunque l'asserzione (la terza del quesito referendario sul quale andremo a votare) che i diritti dell'embrione sono equivalenti a quelli delle persone già nate è, per logica, una assurdità. Il cattolico alla Tertulliano (credo quia absurdum, credo così proprio perchè è assurdo) è liberissimo di sottoscrivere questa assurdità. Ma la Chiesa di sant'Agostino e di san Tommaso, e anche tutte le persone ragionanti, dovrebbero volere che le cellule staminali da embrioni umani siano utilizzate dalla ricerca scientifica per curare i viventi, i già nati. E dovrebbero anche volere la sopravvivenza della logica. (Giovanni Sartori - Corriere della Sera - 28 febbraio 2005) |
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C'E' VITA E VITA, LO DICE ANCHE SAN TOMMASO Ancora su embrione, fede e ragione |
Non capisco perchè Rocco Buttiglione si meravigli
che io parli "di diritto alla vita in nome della ragione e come
interprete della scienza". Perchè non dovrei? Sono libero docente in
Storia della filosofia moderna, materia che ho insegnato alla
Università di Firenze tenendo corsi anche e proprio su Hegel (che
sono agli atti e che il Nostro può reperire). Ho anche insegnato a
lungo logica, filosofia e metodologia della scienza. Pertanto non mi
sento per niente inabilitato a interloquire; e proprio la mia
"infarinatura" filosofica mi consente di sfuggire alle trappole che
mi tende il bravo Buttiglione. La prima è di travestirmi da hegeliano. No. Quando dichiaro che la vita umana è caratterizzata dalla autoconsapevolezza non mi riferisco a Hegel (tantovero che non dico "autocoscienza") ma al puro e semplice significato letterale del termine: l'essere consapevole di se stesso. Rispetto alla stratosfera hegeliana io volo raso terra, il che mi salva dalla obiezione "che non tutti gli uomini sono autocoscienti". Il Nostro illustra poi così: "E non solo non è autocosciente l'embrione, ma non è autocosciente neppure il feto". Bravissimo, grazie, sembra ovvio anche a me. Dopodichè continua, secondo me con sempre minore bravura, osservando che " non sono autocoscienti molti disabili, e che non siamo autocoscienti tutti noi almeno quando dormiamo". Questa poi. Io mi riferisco a una capacità, e se questa capacità dorme quando dormo, si sveglia quando mi sveglio. Una capacità non deve essere attiva ventiquattr'ore su ventiquattro; basta che sia attivabile. Buttiglione mi chiede anche - trappola filosofica numero due - di definire "quell'io di cui (del quale) dobbiamo essere coscienti per avere diritto alla vita". Ma proprio no. Se ci tiene, l'Io (meglio con la maiuscola) lo definisca lui. Per il mio discorso terra terra proprio non occorre. E me ne guardo bene, anche perchè convengo con lui che "le categorie filosofiche hanno un potenziale esplosivo", che vanno maneggiate con "molta attenzione", e che nessuno di noi (ma il rimprovero è implicitamente rivolto a me) si deve arrogare "la rappresentanza esclusiva della ragione". Difatti io, sul punto, mi acquatto sotto la eminentissima tonaca di san Tommaso. Che passo a citare non a beneficio di Buttiglione, che certo lo ha letto, ma dell'altro mio contraddittore, Sandro Bondi, che invece dà mostra di masticare l'argomento con difficoltà. Nel mio editoriale del 28 febbraio, "La vita umana secondo ragione", notavo la stranezza di una Chiesa che nel definire la vita umana si dimentica dell'anima. Bondi mi salta addosso: è "stupefacente" affermare che l'anima "è un concetto dimenticato quando invece è essa uno dei fondamenti della fede". Certo che lo è. Proprio per questo sono io che trovo stupefacente che la Chiesa se ne dimentichi a proposito dell'embrione. E trovo anche stupefacente che Bondi non capisca il punto. Vediamo allora se ci arriva con l'aiuto di san Tommaso. Che passo, come annunziato, a citare. L'Aquinate distingue tre "forme" dell'anima. La prima è "l'anima vegetativa" nella quale "l'embrione vive la vita della pianta"; poi "le succede un'anima più perfetta che è insieme nutritiva e sensitiva, e allora l'embrione vive la vita dell'animale"; e la terza è "l'anima razionale che viene infusa dall'esterno". (...) Dunque l'anima presente nell'embrione sarebbe, per il nostro doctor angelicus, soltanto vegetale (vive la vita della pianta) mentre io, più generosamente, le riconosco già vita animale; con il che resta pur sempre fermo che l'anima che qualifica la vita umana è l'anima razionale che è infusa da Dio e che arriva tardi, quando il nascituro è formato ( vedi, passim, la Summa Theologiae). E siccome il tomismo è la struttura portante non solo della Scolastica ma di tutta la teologia cattolica, sull'embrione io mi sento teologicamente tranquillo. così come mi sento tranquillo - passando all'argomento razionale che la vita umana comincia con il "rendersi conto" - nel resistere alla tesi bondiana che "se il feto reagisce agli stimoli, apprende, esprime emozioni (non so come Bondi lo sappia, ma tant'è), dichiarare che ciò non è vita è il vero arbitrio". Il Nostro continua a confondere, come si vede, vita con vita umana. Per l'ennesima volta gli preciso: vita ovviamente sì; vita umana ancora no. Anche se sono io che dico, bontà di Bondi, "una colossale sciocchezza", la sua è una notevolissima ottusità. Da ultimo l'intervento di ieri di Don Roberto Colombo, professore alla Università Cattolica di Milano. In verità, il suo intervento non mi riguarda più di tanto. Per esempio, io non penso né ho mai detto che "i cattolici sono degli sprovveduti quanto alla ragione né orfani del pensiero scientifico e filosofico". Penso però che se messo alle strette il cattolico dà la prevalenza alla sua fede, come è giusto che faccia. Infatti il messaggio del mio editoriale è che la ragione deve rispettare la fede così come, viceversa, la fede deve rispettare la ragione. Se poi al professor Colombo questa contrapposizione non piace, ne trovi pure un'altra. Ma una contrapposizione c'è, e la impone il principio della logica che il nostro non menziona: tertium non datur. Alla fine, o fede o ragione. E' il principio del terzo escluso. Quel che mi sconcerta nell'argomentare del professor Colombo è l'apparizione della categoria "vita individuale". Stiamo forse discutendo se la vita sia individuale o collettiva? Sicuramente no. E allora quale è la rilevanza teoretica di questa categoria? A me sembra un ennesimo depistaggio che annebbia il problema che stiamo discutendo. Ciò detto, torniamo alla logica. Premesso che apprezzo molto che il Nostro scenda su questo terreno, non riesco poi a seguirlo nel come la stiracchia. Cominciamo dal principio dell'identità: a = a. Qui il punto è che la logica non è diacronica, che non segue le metamorfosi di una entità nel tempo. E' verissimo che il processo dello sviluppo da qualsiasi embrione a qualsiasi essere è continuo. Ma il principio di identità asserisce che a è a, non che a sarà a. La logica non consente di dichiarare che una pallina di caviale è uguale a uno storione. E dunque debbo insistere: l'argomento che un l'embrione è uguale a un essere umano, che è un individuo-persona perchè sarà un individuo-persona, è logicamente assurdo. Attenzione: assurdo per la logica. Il che non "squalifica come assurdità ciò che la ragione del credente arriva a riconoscere attraverso la riflessione". Analogamente non posso accettare il modo nel quale il Nostro forza il principio di non-contraddizione. Ripetendo l'argomento di Buttiglione il professor Colombo mi vuol costringere ad asserire (altrimenti mi contraddirei) che "il paziente in anestesia... l'anziano demente, il cerebroleso" non sono da tutelare "in quanto considerati vita animale". Ma proprio no, caro collega. Come ho già spiegato, l'attributo della consapevolezza denota una capacità. Se questa capacità viene addormentata o si atrofizza, una persona umana che è già tale, tale resta. La logica è uno schema che di volta in volta si applica a dei concetti. E temo che qui sia la fede a indurre Don Colombo a distorcere il concetto che adopero. Una postilla in punto di onore. Io cerco di non scrivere a casaccio. Se nel mio editoriale ho scritto "alla Tertulliano" è perchè sapevo benissimo che la formula credo quia absurdum è stata coniata da un autore ignoto. Però è un compendio che non tradisce lo spirito del tertullianismo. Ich habe auch Theologie studiert, anch'io ho studiato teologia. (Giovanni Sartori - Corriere della Sera - 4 marzo 2005) |
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QUANDO ARRIVA L'ANIMA La Chiesa sorvola |
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Passate le elezioni regionali il prossimo
tormentone (tra due mesi, il 12 e 13 giugno) sarà il referendum
sulla legge 40. Ufficialmente questa legge è sulla procreazione
assistita. In realtà la legge 40 e il referendum che ha provocato
sono molto più importanti di qualsiasi elezione: investono un
conflitto tra ragione e fede, tra scienza e religione, e ci viene
chiesto di stabilire cosa sia la vita umana. Scusate se è poco. A mio sommesso parere era un conflitto da evitare, o comunque da gestire senza squilli di guerra e toni da crociata. Quieta non movere, non stuzzicare le cose tranquille. E' un adagio di antica saggezza. Le società occidentali sono religiosamente pacificate. Credenti e non credenti si rispettano reciprocamente, cattolici e protestanti convivono senza problemi, e la formula della libera Chiesa in libero Stato ha sinora retto alla prova. Ma questa formula invoca un delicato equilibrio che deve essere gestito con prudenza e misura. Dunque, quieta non movere. E invece la Chiesa di Roma in Italia è scesa in guerra. Il cardinal Ruini dichiara che nelle questioni etiche la Chiesa è sempre intervenuta e che ha il diritto di intervenire. Si, ma est modus in rebus, c'è modo e nodo di farlo. Una Chiesa che ingiunge ai farmacisti cattolici di non vendere contraccettivi chiaramente invade il "libero Stato" e la sfera di libertà dei cittadini. E poi c'è il tono, l'eccesso di motivazione. Davvero il contraccettivo riflette una "cultura della morte"? Nel suo ultimo libro Papa Wojtyla si è scagliato contro "lo sterminio degli esseri umani concepiti e non mai nati". Sterminio? Come si fa a sterminare l'inesistente, e cioè esseri che ancora non esistono, visto che non sono mai nati? A me pare che il referendum sulla legge 40 abbia creato un conflitto tra ragione e fede. Proprio sulla base della definizione religiosa dell'uomo, inoltre, non condivido l'affermazione della Chiesa secondo cui l'embrione ha un'anima. Il motivo? San Tommaso e una dottrina millenaria in cui si stabilisce il confine dell'eresia. Forse eccitato da tanta autorevole fonte, il professor Francesco D'agostino, membro dell'Accademia pontificia Pro Vita e presidente dei giuristi cattolici, si è spericolato nell'asserire che la diagnosi preimpianto non si poteva fare perchè violava la privacy dell'embrione. Cosi prendendo in contropiede lo stesso Rodotà, il garante della materia, che ha dovuto precisare che "nessuno mai in Europa ha parlato di privacy dell'embrione". In consimile slancio il primate della Chiesa cattolica inglese, cardinale Cormac Murphy-O'Connor, ha accostato l'interruzione della gravidanza agli "esperimenti di genetica dei nazisti". E se queste non sono esagerazioni, sono peggio. Riprendiamo il discorso dall'inizio: quale è la differenza tra vita in generale (anche di una rosa, anche di un moscerino) e vita umana. Io ho già risposto su queste colonne che l'uomo è caratterizzato da autocoscienza (o autoconsapevolezza), dal sapere di sè. Questa risposta laica (o filosofica) ha molte varianti, sulle quali non mi voglio dilungare. Debbo però ribattere alla obiezione che in tal caso un ritardo mentale o anche un neonato non sarebbero mai, o ancora, un essere umano. Obiezione pretestuosa, perchè le definizioni precisano categorie e sono contenitori concettuali. Non sono strumenti contabili e non occorre che acchiappino tutto e tutti; basta che identifichino e, appunto, caratterizzino. In ogni caso, la definizione religiosa è e deve essere diversa: è che l'uomo è tale perchè caratterizzato dalla presenza dell'anima. Questa è una definizione che io rispetto. E mi fa specie che sia io a doverla ricordare e difendere mentre la Chiesa di Papa Wojtyla, scrivevo, dà mostra di essersene dimenticata. Questa asserzione ha suscitato l'ira di molti lettori che ribattono: lei è proprio un ignorantone o peggio, è ovvio che l'anima arriva con l'embrione. Ovvio? Ovvio proprio no. Questa non è mai stata la dottrina della Chiesa ( né, preciserò, di nessuna Chiesa). Sul punto ho già citato san Tommaso. Ma l'ha fatto ancor meglio e più estesamente di me Umberto Eco ( su "L'Espresso" del 17 marzo), che è profondo conoscitore dell'Aquinate, che ne cita ben sei passi, e che riassume così: Dio introduce l'anima razionale solo quando il feto è un corpo già formato; dal che consegue che dopo il Giudizio Universale, quando i corpi dei morti risorgeranno, "a quella resurrezione gli embrioni non partecipano: in loro non era stata ancora infusa l'anima razionale e pertanto non sono esseri umani". Ignorantoni a parte, un filosofo cattolico che invece sa di queste cose mi risponde che san Tommaso "è vecchio" e che "non è necessario tornare indietro di sette secoli". Se cosi, povera Chiesa. Se san Tommaso è vecchio, lo sono ancora più sant'Agostino e la Patristica. E altrettanto vecchi sono gli straordinari dibattiti che hanno stabilito quale sia la vera fede e quale l'eresia. La Chiesa cattolica dura da duemila anni poggiando su questo imponente bagaglio teologico. Se lo si dichiara vecchio e lo si ritiene sorpassato, allora cosa le resta? Passo a precisare, come promesso, che la tesi dell' "embrione eguale persona" non è sottoscritta, che io sappia, da nessuna altra religione. Non è condivisa dalla Chiesa Anglicana e dalla maggior parte delle Chiese protestanti. Ancor più significativo, non è condivisa dalle altre religioni monoteistiche. In riferimento al Talmud, libro sacro dell'ebraismo, la dottrina è che l'embrione diventa gradualmente persona nel secondo mese di gravidanza, e cioè quando il feto dà inizio alla formazione degli organi. Analogamente nella religione islamica l'anima entra nel corpo quaranta giorni dopo la procreazione, dal che discende che oggi viene ammessa senza problemi la sperimentazione sull'embrione. La crociata del cardinal Ruini è dunque una crociata solitaria. Può benissimo darsi che in Italia la vinca. Ma sarebbe una vittoria di Pirro votata, altrove e alla lunga, a una pesante sconfitta. Tanto più che se la vince dovrà poi ripartire in crociata contro l'aborto. Altrimenti avremmo un embrione (che fino a 18 giorni dall'ovulazione ha ancora una dimensione inferiore al millimetro e non contiene organi o tessuti differenziati) tutelato, e un feto non tutelato, comunque meno tutelato. Un evidente assurdo. A prescindere da questo assurdo, il fatto è che oramai la società cristiana dell'Occidente tiene alla vita, non accetta di morire soffrendo inutilmente, e quindi si affida alla medicina per le malattie che ci fanno soffrire e morire. La legge 40, scrive Veronesi, "è inumana e ingiusta". In Italia 30 mila bambini nascono ogni anno con gravi malformazioni. E' giusto, è umano, farli nascere cosi? La gente teme di morire afflitta dal morbo di Parkinson o dall'Alzheimer, e la sperimentazione sull'embrione promette (forse a torto, ma questo non lo sa neanche la Chiesa) di curare malattie che ci terrorizzano. Il cardinal Ruini crede davvero che su queste questioni, su queste angosce, la gente voterà contro la medicina? Fermo restando - anch'io ho fermissime convinzioni bioetiche - che l'eugenetica deve essere soltanto curativa e che non deve mai imboccare la pericolosissima china di una umanità geneticamente manipolata.
Allora, quando è che la vita diventa propriamente umana? La risposta che non crea problemi è la risposta ovvia, e cioè che la persona umana, l'individuo persona, è tale quando esce dall'utero della madre, quando comincia a esistere in indipendenza, da solo. Questa era l'ottica del diritto (fino alla legge 40) che stabiliva al momento della nascita l'acquisto della capacità giuridica. E questa potrebbe essere l'unica discontinuità riconosciuta dalla biologia, che deve altrimenti essere "continuista". Ma, attenzione, non è che la biologia possa sostenere la tesi dell'embrione persona. Anzi, la biologia ci mette di fronte al fatto (evoluzionista?) che la specie umana condivide con i primati, con gli animali superiori, più del 95% del patrimonio genico; che il cuore (il primo organo che diventa funzionalmente attivo nella organogenesi) comincia a battere solo nella quarta settimana dopo la fecondazione; e che un altissimo numero di embrioni si perdono, e cioè che il più delle volte l'embrione non diventa bambino.
Oggi la Chiesa chiede ai giuristi cattolici e ai biologi cattolici di sottoscrivere la tesi che l'embrione è già un essere umano. Ma chi la sottoscrive lo fa come credente, non certo come giurista o uomo di scienza. Questa tesi è razionalmente insostenibile. E comunque non ci siamo lo stesso. La religione non esiste per far nascere quante più persone possibili (soffriamo già, globalmente, di sovrappopolazione), e ancor meno per prolungare artificialmente la vita (per decenni) di una vita puramente vegetale. La religione esiste per sconfiggere la morte, per promettere all'uomo la immortalità. E a questo fine occorre l'anima. Senza l'anima non c'è resurrezione dei corpi né vita eterna. E dunque la Chiesa ci deve saper dire quando arriva. Sennò rischia di non arrivare mai.
La Chiesa di Papa Wojtyla non ha osato smentire tutta la sua teologia (che ha sempre escluso che "l'anima razionale" arrivi all'istante del concepimento) e quindi tace, o comunque sorvola, su quando l'anima cominci ad "animare l'uomo". Ne sta risultando una religione che si appiattisce su una concezione biologica della vita, che accusa di omicidio chi lascia morire una "vita vegetativa" che mentalmente è già morta, e che fa prevalere la potenzialità di vita di un embrione sulla "vita spirituale" (autocosciente) di chi è attualmente in vita e chiede ai progressi della medicina di essere curato. Il lascito di san Tommaso è di una ratio confortata fide. Ma oggi mi imbatto sempre più in una fede fanatizzata che emargina la ragione e la ragionevolezza. Sbaglierò, ma in tutto questo c'è qualcosa di profondamente sbagliato. (Giovanni Sartori - Corriere della Sera - 16 aprile 2005) |
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L'EMBRIONE E LA PERSONA Contraddizioni dei sostenitori della legge 40 |
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La legge 40 che sarà sottoposta tra poco (il 12 e
il 13 giugno) a referendum è una legge su che cosa? Ufficialmente è
una legge sulla "fecondazione artificiale", o assistita, anche
detta, seppur impropriamente ed erroneamente, sulla fecondazione
eterologa. In verità è molto molto di più. E' una legge che
stabilisce che l'embrione è già vita umana, e che perciò correda
l'embrione di "diritti". Ora, nessuno contesta che l'embrione sia
vita. Un sasso non ha vita; ma tutto ciò che nasce, si sviluppa e
muore, è vita. Le piante sono vita, gli animali sono vita. E da un
punto di vista biologico il genoma (i geni) di uno scimpanzè è quasi
eguale - al 99,5% - a quello di un essere umano. Eppure la
differenza tra uno scimpanzè e un homo sapiens è immensa. Qual è?
Perchè l'embrione umano va protetto e quello dello scimpanzè no? Se
dobbiamo proteggere la vita, allora di questa "vita e basta"
esistono miliardi e miliardi di specie e di varietà. Ma se ci
interessa specificatamente la protezione della vita umana, allora la
dobbiamo definire, allora dobbiamo stabilire quale vita è umana e
perchè. Fino a circa mezzo secolo fa, lo sapevamo. Grosso modo (ci sono eccezioni) per la Chiesa e per la fede l'uomo è caratterizzato dall'anima, e "l'anima razionale", per dirla con san Tommaso, arriva tardi, non certo con il concepimento. Invece per la filosofia, o per la riflessione razionale, l'uomo è caratterizzato dalla ragione, dalla autocoscienza o quanto meno da stati mentali e psicologici coscienti. Per Locke, per esempio, la persona è "un essere consapevole di sé", e "senza coscienza non c'è una persona". Ma ecco che d'un tratto la Chiesa cattolica dimentica l'anima (e con essa tutta la sua teologia) e si affida alla biologia, alla quale fa dire che tra il mio embrione e me non c'è differenza: vita umana la sua, vita umana la mia. Ma purtroppo la differenza c'è; ed è anche addirittura a mio danno. Se, come mi augura un simpatico lettore, io fossi stato ucciso in embrione, non me ne sarei accorto e nemmeno avrei sofferto; invece io come persona umana so che dovrò morire e forse anche soffrire. E il discorso serio, l'argomento logico, è questo: che se un embrione sarà una persona, ancora non lo è come embrione. E sfido qualsiasi ruiniano a fornire una definizione di "persona umana" che si applichi all'embrione. Passo ai risvolti pratici e agli aspetti concreti della questione. Un primo argomento dei sostenitori della 40 è che proteggere l'embrione è proteggere il più debole, la vita più debole. Ma da questo punto di vista gli embrioni non se la stanno cavando tanto male. I testi di demografia di quando nascevo prevedevano per il 2000 una popolazione di 2 miliardi; invece siamo addirittura più di 6 miliardi e si prevede che saliremo fino a 9. Ne risulta un eccesso di successo degli embrioni: una sovrappopolazione che porta alla distruzione della Terra, del pianeta Terra, e cosi anche al suicidio tendenziale del genere umano. In questo contesto, il diritto alla vita si capovolge in una straziante condanna a morte per i già nati, i viventi in eccesso. Un altro argomento è che la 40 tutela la donna. Questa poi. Se l'embrione è sacro e inviolabile, anche la pillola (contraccettiva) del giorno dopo deve essere proibita. Cosi centinaia di milioni di minorenni inesperte o anche violentate si devono tenere il bambino indesiderato o altrimenti ricorrere all'aborto. Che però dovrà essere anch'esso lestamente proibito, perchè se passa la 40, la legge 194/78 sull'aborto non potrà essere mantenuta: la contraddizione non lo consente. E così torneremo alle "mammane" clandestine che spesso massacrano e ammazzano le loro clienti. Davvero una bella tutela. (Giovanni Sartori - Corriere della Sera - 29 maggio 2005) |