IL PENSIERO...

LA LUCE DELL'UOMO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Introduzione

 

… chi sono? E’ cercando fra i pensieri il mio sentire… ove anche il nulla mi rincuora, sento solo d’esser facile ad appassire.

 

Ho cercato una motivazione da cui poter estrarre il mio quinto libro, in quanto scrivere solo per se stessi non ci lascia nella prospettiva degli altri, ma anche esternare quello che rappresenta solo per grandi numeri l’essere umano, nella breve e limitata apparizione che lo accompagna nella sua temporaneità d’evoluzione in questa dimensione, serve solo come visione ristretta di quel breve tratto della nostra storia. Occorre quindi trovare “un motivo” su cui elaborare dei concetti e a quali poter dare un senso di proiezione che vada oltre il tempo e le mode del momento, cercando quesiti e risposte, sia pur sospese da un giudizio, nei quali contenuti l’essere umano si possa riconoscere e tramite i quali possa identificare le spiegazioni più naturali e semplici, ove poter accrescere se stesso nell’aspetto interiore e nel valore dell’umana comprensione. Il testo si prefigge così di trovare un realismo fra le “teorie di sopravvivenza” quali le filosofie, le religioni e il senso reale nell’umana speranza, evidenziando che, tramite il passaggio interiore, l’uomo possa approdare ad un motivo di visione collettiva dalla quale poter attingere nei momenti di maggiore difficoltà, nel contesto degli avvenimenti personali che ci seguono e ci conducono in questa vita fino al raggiungimento della morte. E’ un messaggio da lasciare a quanti sono bisognosi di conoscere e di capire, le aspettative e la ricerca dei contenuti insiti nei motivi della speranza, fonte dalla quale le generazione precedenti, quelle attuali e quelle future attingeranno, nel contesto di una evoluzione che cambia nell’aspetto esteriore, ma non nei contenuti di base e nel nostro reale disagio. L’introduzione quindi è ancorata ad una recensione molto personale fatta da me ad un uomo di grande rilievo artistico ed umano, che ho avuto l’opportunità di conoscere verso la metà del 2010 ad Imperia e tramite il quale ho trovato spunti su cui poter elaborare contenuti e contrasti creando così la possibilità per una eventuale discussione sui temi trattati. Giovanni Berio, in arte Ligustro, è il Maestro, anche di vita, di cui vi parlerò nella recensione che troverete più avanti, un uomo realmente straordinario, che in soli venti anni di attività artistica ha prodotto una quantità di lavoro pari alla vita intera di un buon “artista lavoratore”. Non mi permetterei mai di accostarmi a lui nelle capacità tecniche, artistiche, nella grande energia e memoria storica delle cose, tanto da poterne disporre attivamente nella sua vita, ma con Giovanni abbiamo un punto di convergenza, ed è il desiderio di uscire dalla nostra vita quotidiana e di rintracciare il senso della felicità e quindi la speranza nella vita, cercando di donare anche agli altri un po’ della nostra vitalità. E’ nell’affrontare il concetto della “presenza di Dio” che divergiamo nell’interpretazione di alcune vedute in modo netto e dobbiamo entrambi accontentarci di visioni contrapposte, ma rispettose dei nostri reciproci punti di vista. L’uomo è protagonista di se stesso e tramite le sue scelte condiziona in modo reale la vita degli altri esseri viventi; probabilmente non è ascrivibile a “nessuno spirito” il senso del nostro comportamento o l’avvicendarsi degli avvenimenti a cui siamo sottoposti, se non al diretto o indiretto nostro modo di agire. Le spiegazioni ad eventi celati dal mistero, a cui  l’uomo, tramite la scienza, è riuscito a dare un volto ed una interpretazione, ci fanno pensare che quello che un tempo si riteneva nascosto da “mani superiori” alla nostra vista, non fosse altro che una derivazione della nostra ignoranza e dei preconcetti da essa derivanti. Rimanere con i piedi appoggiati per terra, non ascrivendo alla responsabilità di nessuna entità superiore quegli avvenimenti negativi o positivi che intercorrono e interferiscono in questa dimensione, ci dovrebbe aiutare a cercare in modo reale una vivibilità migliore per un impegno orientato ad un equilibrio personale e di proiezione verso un mondo qualitativamente migliore. Il condizionale è d’obbligo, trovandoci a dover determinare un motivo comune su cui orientare la diversità di ogni essere umano; il senso non è quello di pilotare tutte le persone su un’idea che nasca da uno o più individui, ma di trovare nella matrice comune a tutti gli uomini se c’è un orientamento che mantenga l’espressione della libertà individuale, tale però da consentirci un avvicinamento nella pace e nel rispetto reciproco di tutti gli esseri viventi. Le religioni forse sono l’espressione più evidente, più ferma e più schematica del  tentativo individuale e collettivo per la ricerca, tramite la creazione di valori comuni, di una strada che possa condurre gli uomini a ritrovarsi in una convergenza di intenti; purtroppo è proprio nella rigidità che talvolta esse esprimono, che si consumano violenze individuali e preconcette. Tuttavia con l’avvento della tecnologia e del benessere economico, l’uomo ha scoperto la possibilità di fuggire da un “Dio preconfezionato”, puntando alla ricerca di un Dio individuale, come matrice ed espressione unica ed insostituibile del desiderio di raggiungere l’immagine di un’entità sublime, comprensiva e libera da ogni schema imposto e organizzato a cui altri individui hanno dato una struttura, ma tale da poterlo togliere dalla condizione di frustrazione in cui ogni essere umano versa ed è sottoposto, quale limite e imposizione derivante dalla sua stessa condizione. Probabilmente l’essere umano, svincolato da una sottomissione generata dai preconcetti che ci vuole, tramite l’ignoranza, come l’immagine brutta di un Dio perfetto, cerca di riscattarsi nella propria libertà di scelta, consapevole che occorre trovare un nuovo motivo realisticamente vicino all’uomo e alla sua universalità. Il rispetto comune dell’unicità di ogni individuo, ci pone distanti dall’interpretazione di una entità raggiungibile solo tramite l’affanno, o come sottomissione derivante dalla nostre imposizioni culturali. Occorre quindi un nuovo modello di Dio, che ci possa allontanare dal solito modello di uomo, ove i contenuti più degradanti la fanno sempre da padroni, nei confronti di una evoluzione che porrà l’uomo di fronte all’estinzione di un vecchio modello culturale, e che ha nel suo pensiero la struttura deforme in una proiezione verso l’involuzione.

Il libro si prefigge quindi di uscire alla ricerca di un senso comune e reale dell’uomo, senza ascrivere a nessuno le responsabilità derivanti dal nostro comportamento e ove poter indirizzare il motivo comune del valore della vita nel reciproco rispetto fra tutti gli essere viventi. 

 Tuttavia il tentativo di mostrare il nostro aspetto di unicità, fa di noi l’espressione del senso comune dell’uomo. Ho estrapolato quindi dai nostri atteggiamenti, e reso visibile tramite una analisi molto sintetica, l’interpretazione del nostro, comportamento per comprendere e rendere conosciuto il significato pratico e umano dei nostri atteggiamenti; liberando così noi stessi da quelle insidie psicologiche che creano frustrazioni e aspettative dettate da una cultura stagnante e velenosa per l’evoluzione e l’interpretazione semplice dei nostri contenuti. In sostanza è con semplicità che ho cercato di rappresentare la commedia umana, o il dramma dell’umanità, attraverso frasi semplici all’interpretazione, dove la capacità e il desiderio di porci da una veduta diversa, fa di noi la proiezione verso il futuro, dove poter occupare un posto più consono e reale alla nostra dimensione di individui in possesso di intelligenza e quindi portati al pensiero. Con ligustro abbiamo ritrovato, tramite le nostre forme espressive, una fonte di energia interiore straordinaria che ci ha portato oltre la sofferenza fisica e psicologica; nell’intento di trasmettere anche ad altri quello che è apparso ai nostri occhi, ove poter generare uno stimolo alla vita e al desiderio di fuggire dalla monotonia giornaliera che occupa la nostra quotidianità. E’ con l’occasione di questo nuovo lavoro, che ho colto l’opportunità di ritrovare un’altra parte di me stesso nascosta nel passato, ma che mi segue come un’ombra e in ogni luogo l’ ho trovata. Ho cercato quindi in mezzo ai miei ricordi, dove sono già stato… è di lì che ho ripreso il mio primo nome e di esso ne ho fatto il mio primo nome d’arte : Vick 

Nel futuro di un uomo c’è sempre una storia, e ove il desiderio diventa comprensione, rinasci senza morire.

 
 

 

 

 

Recensione

di

Gian Gabriele Benedetti

 

Quest’opera prende forma e sostanza a seguito di una lunga ed articolata meditazione speculativa, riflessione avviata ed esternata in quattro precedenti pubblicazioni. E si fa di esse concatenazione e sviluppo, in ordine soprattutto al cammino dell’uomo e ad un discorso introspettivo. Diviene ricca più che mai di un coinvolgimento conoscitivo e di un ancor più approfondito scavo psicologico, nonché iperbole e metafora del comportamento e del pensiero personale e non solo. Così l’ampia argomentazione ontologica si espande in un crescendo a volte controllato e misurato, a volte sconvolgente e quasi corrosivo. Si consolida in un valore emblematico attraverso imperativi garbati, ma decisi, attraverso indicazioni discrete, ma ferme, attraverso espressioni verticali dello spirito sulla problematica esistenziale. Ed allora diviene pressante l’invito a cogliere dentro e fuori di noi quei principi intangibili atti a far maturare la coscienza verso un sano assennato comportamento, tramite una liberazione da certi lacci che condizionano il nostro io ed il nostro cammino. In questo senso si respira la vita, si segnano razionalità (che talvolta, ad un primo impatto, possono apparire giuste irrazionalità), si auspica genuinità interiore, si avverte la spinta a spiritualizzare l’esistere e le cose, ma soprattutto a compenetrarli degnamente. L’attenta e decisa escursione oggettiva si riveste di sensazioni e di stupore, ma anche appare travaglio di emozioni, integrate dall’esperienza conoscitiva e da un’energia che diviene mito per l’ardire comportamentale.

            Cellule dense di considerazioni prendono corpo come sfida personale e come assunto collettivo. Mai si registra un vuoto contenutistico. Tutt’altro! Il movimento ardito di flusso e riflusso della parola meditata, dell’aforisma, del sillogismo, dell’analogia danno origine folgorante ad una accelerazione della tensione verso traguardi intuitivi e di grande ricchezza spirituale. Emergono chiare la bellezza, la robustezza, la nobiltà di un animo che si misura con la difficile verità da scoprire e col problematico muovere dei nostri passi verso una certezza auspicata. La concretezza e la straordinaria efficacia del discorso si affacciano sul susseguirsi del cammino individuale e corale, evidenziando una posizione non sempre comoda e privilegiata (anzi!). Si afferma il diritto-dovere di ricerca attenta e continua in direzione di una consapevole ragione vitale, nonché nel suscitare il messaggio essenziale teso alla conquista del vero bene, ad essere coerentemente e sapientemente se stessi e ad alimentare l’intento di andare sempre a fondo delle cose e dell’essere stesso, abbeverandoci alla nostra forza interiore, al nostro fervore creativo, ai nostri sentimenti più sani, più aperti e generosi.

            È vero che si portano addosso coacervi di problemi e di errori, insieme di difficoltà e debolezze, carichi di sopraffazioni non volute, miriadi di condizionamenti. In questo senso l’autore si costringe (e ci costringe) ad una confessione, ma non manifesta debolezza alcuna di fronte agli ostacoli, non conosce resa, né compromesso. Si acuisce l’urgenza di farsi carico pure dei momenti che potrebbero tradursi in silenzi ed in infelicità. Si giunge a camminare persino controcorrente e non si teme d’essere anche da soli. Tanto è necessario, decisamente sentito il diritto di un’esistenza, che non sia ammantata di vuoto o costretta all’ignavia, al non esternare ed esternarsi, a non farsi parte dell’altro, al non donare. Quel donare se stessi ed i propri convincimenti, maturati da analisi continue e ben approfondite, prendendo fermezza e stimolo dalla voce interiore, dai rapporti interpersonali, dalla memoria, dal contatto vivo con gli affetti, dall’umiltà di riconoscere i propri limiti, dall’incontro qualificativo con l’arte, dalla contiguità con un Dio per niente convenzionale… In questo modo il messaggio che ne scaturisce appare ancor più limpido, più credibile, più penetrante, più portato a ragionare ed a farci ragionare. A renderci conto che siamo uomini con mille difetti, bensì convinti dalla necessità di un esame di coscienza e di un sapiente raccoglimento intellettuale, che ci porteranno liberamente a coltivare la scoperta di ciò che può divenire la nostra certezza e la nostra pienezza intima ed emotiva, da contrapporre ad una piattezza insignificante o ad un buio cammino di errore e di inerzia.

            Questo è l’alto messaggio che con maggior convinzione e sostanza ci lascia Fabio Strafforello, messaggio che disdegna il sonno della ragione, auspica ed educa una coscienza non falsificata, né fiacca, né indolente, invita ad interrogare e ad interrogarci senza sosta, a rapportarci con noi stessi e con il prossimo nella chiarezza dell’incontro, al fine di trovare la via giusta per l’umano andare e di prepararci a dovere, cogliendo instancabilmente l’istante, l’essenziale pienezza dell’agire e quell’eternità intenzionale, incorrotta ed incorruttibile ed il pensiero acquista il significato ed il valore della luce.

                                                                                       Gian Gabriele Benedetti

 

 

Ho letto con attenzione il tuo ultimo libro e mi sono reso conto che rappresenta un ulteriore approfondimento del tuo già profondo pensiero. L’itinerario procede su una linea ascensionale ricca di implicazioni meditative e interrogative. L’animo di chi legge non può non venirne completamente coinvolto e messo in crisi, cioè in crescita, concettuale, lungo un percorso umano e spirituale, che si espande nella significazione dell’essere. Particolarmente gli aforismi, che appaiono punto di congiunzione tra elemento esteriore ed idea, ci avvicinano alla dimensione filosofica, offrendo una luminosità che cerca di supportare l’ansia esistenziale e di spingere verso scelte più consone alla dignità umana. Il senso dell’uomo e del suo destino, attraverso la trama degli eventi, si evolve lungo un’identità che si spoglia di ornamenti superflui e dà forza e speranza.

                                                                                           Gian Gabriele

 

 

 

 

Il pensiero… la luce dell’uomo

E’ un libro che ho pensato per i ragazzi, e a loro ho lasciato questo breve elenco di pensieri, su cui poter costruire, all’occorrenza, parte delle loro espressioni e riflessioni.

Ho tratto dalla mia esperienza un sunto di pensieri che vorrei dedicare, oltre che ai miei figli, anche a tutti i ragazzi del mondo, nella speranza che siano loro a creare un mondo migliore. Si tratta solo di alcune indicazioni che possono essere utili per vivere meglio tutti insieme, accettatele come un dono e non come un’imposizione.

Vorrei trasmettervi tutta la mia esperienza, ma so che dovete prima vivere la vostra gioventù.

-Impara da chi ti sa ascoltare.

-Desidera la felicità per tutti.

-Disperdi l’odio nel silenzio.

-Poni in discussione la ragione.

-Dai speranza senza illusioni.

-Rispetta chi ti ama.

-Ama chi è nel tuo cuore.

-Ama cercando il perdono.

-Di fronte ai sentimenti mostra chi sei.

-Vivi con passione.

-Ai giovani mostra i confini.

-Agli anziani mostra l’infinito.

-Rispetta il tuo corpo e la tua mente.

-Accarezza il tuo cuore e la tua anima.

-Il perdono è il cammino dell’umanità.

-L’umiltà insegna a vivere.

-Un uomo umile può raccontare la vita.

-La speranza è il primo desiderio degli uomini.

-I sogni colorano la notte.

-Se credi in Dio immaginalo fra gli uomini.

-Parlate con gli altri:

-La parola colma il silenzio…

-il silenzio comprende la ragione…

-La ragione è il motivo della pace interiore…

-La parola è il cammino fra noi e gli altri!

-Così un uomo non è mai solo.

 

 Caro Fabio,

su quanto da te indirizzato ai giovani, che apprezzo e condivido moltissimo, ho scritto il pensiero, che metto qui di seguito. Spero sia appropriato.

Ti ringrazio d'aver pubblicato il mio commentino sul tuo precedente lavoro nella Rivista di Bartolomeo.

Nella speranza che stiate bene, un affettuoso saluto

                                                                            Gian Gabriele

 

 

 

   In una società, quale è la nostra, dove paiono prevalere i disvalori o, addirittura, vengono spesso adombrati i valori stessi; in una società, dove si spingono le persone e particolarmente i giovani verso la ricerca sfrenata, quasi spasmodica di un edonismo dissacrante; in una società che pare creare pericolosi vuoti di coscienza e di senso di responsabilità; in una società, dove l’esasperato consumismo, la fredda tecnologia e l’aridità dei rapporti sembrano dare sempre meno spazio al pensiero, alla cultura ed alla libertà del modo di essere desiderato; in questa società ben vengano “perle” di saggezza, come quelle scritte e proposte da Fabio e rivolte soprattutto a chi costituirà la società del domani.

   Sono indirizzi dettati da un uomo fortemente responsabile e ricco interiormente; un uomo intensamente e seriamente impegnato nella vita, nel lavoro, in famiglia, nell’ambito sociale e culturale; indirizzi non gridati, ma offerti con generosità, umiltà e buon senso da chi ha non poco a cuore quello che è l’humus vitale di un futuro su cui investire.

   È augurabile che questo “incontro” con i giovani possa provocare non solo ascolto, ma consapevole e serio riscontro nella realtà, per il bene di oggi e in particolar modo del domani.

Complimenti ancora alla “missione” di Fabio, sempre intesa a suscitare calore umano ed a ricercare valenze positive in ogni modo.

                                                               Gian Gabriele Benedetti