Fabio Strafforello

 

Introduzione

 

Fabio Strafforello

 

Non mi piace parlare di me… anche se a volte lo devo fare per ascoltare gli altri!

Sono nato il 25 marzo del 1962, sotto il segno dell’ariete e cresciuto nel piccolo paesino di Bellissimi, un ridente borgo esposto verso il mare, sulle alture sovrastanti Dolcedo; è lì, in un ambiente familiare, ricco di umanità e di realtà della vita, che ho conosciuto l’aspetto profondo della commedia umana, fra i risvolti del drammatico, quelli dell’ironia e della comprensione.

Dal 1979 al 1983 mi sono dilettato a scrivere pensieri, poesie e ricerche psicologiche, sempre orientate all’introspezione dell’animo umano e alla ricerca delle spiegazioni più nascoste che talvolta guidano i nostri atteggiamenti.

Ultimati gli studi superiori, di indirizzo Tecnico Nautico, e cioè dal 1980-81, fino al 1989, ho svolto attività lavorative di vario genere per sostentarmi nelle mie primarie necessità. Nel 1989 entro a far parte della Riviera Trasporti, in qualità di operaio, è con essa che realizzerò, tramite la stabilità del posto di lavoro e un ambiente sereno, la grande parte dei miei sogni. Nel 1991 mi sposo con Paola e ho con lei  due figli… Giulia e Lorenzo. Nel luglio del 2008, dopo 25 anni di inattività, ricomincio gradualmente la mia “produzione letteraria” e dal giugno 2009 ad aprile 2010 nascono quattro testi, così nell’ordine: “Pensieri senza tempo”, “ La verità del sentire”, Immaginare è la nostra libertà”, “ Un volto… tanti sguardi”, in essi la “figura” di Dio è una presenza costante, sulla quale mi soffermo con concetti e domande a volte in contrapposizione, così da coglierne i vari punti di contatto o di contrasto, onde cercare le motivazioni legate al suo stesso motivo d’essere, toccandone le tematiche del dubbio e della certezza dell’esistere. Non rinnego nulla della mia cultura religiosa e non ho la necessità o il desiderio di dover inventare un Dio Personale, ne di seguire nessun’altra religione esistente… non farei altro che lasciare il Dio che conosco e che vive in ognuno di noi, per trovarlo uguale da un’altra parte! Non ho un luogo dove pregare… prego in ogni luogo! E credo che l’unica preghiera che può accomunare gli uomini, nonostante i diversi linguaggi e le diverse interpretazioni, sia il tentativo umile e vero di consentire alla nostra comprensione e all’altrui tentativo di avvicinarsi ad essa, come in un abbraccio eterno, in cui poter unire quello che l’egoismo della materia tenta di separare. Non ho un Dio da pregare… prego Dio, e a chi mi chiede se nella mia idea Egli possa esistere, e in quale forma, colto dalla speranza e forse un po’ dal protagonismo, rispondo:

 Ho cercato chi tu fossi fra i miei pensieri, ora ti sento e a nulla servirà di quello che so, se non so ascoltare…

 

                                     Dove sei?                   

                                     Io sono nella tua attesa,

                                     e dove non sai dire,

                                     io sono in un tempo

                                     come l’attesa…

                                     che non sa finire.

                                    

                                     Io sono fra i tuoi desideri

                                     ove esser felice,

                                     lontano dalle paure

                                     e dove tutto sa sfumare…

                                     io sono come l’attesa

                                     che non sa finire.

 

                                                                                            Fabio Strafforello

 

 

 

 

 

 

Commento di Gian Gabriele Benedetti

 

 Caro Fabio,

ho scritto due semplici righe in merito a quanto inviatomi in allegato. Non sono un granché, ma accettale come un piccolo dono per la tua grande umanità.

Fate buona vacanza!

Ciao a presto

                                                                                                      Gian Gabriele

Spesso vengono esaltati e posti su un piedistallo di prestigio uomini, dei quali si parla attraverso i media ed ai quali si attribuiscono prerogative particolari. Questi divengono famosi agli occhi di tutti. Ma io credo che Fabio Strafforello sia, nel suo proporsi, come semplice persona cresciuta senza clamore, attraverso un comportamento di rettitudine, di duro impegno, di serietà, di sacrifici, di comprensione, di umiltà, di fede, di incessante voglia di fare, di indagare, di sapere, un vero e proprio eroe del nostro tempo. Uno di quegli eroi che veramente e sostanzialmente contano (e dovrebbero contare!) nella realtà.

Fabio si pone ad esempio vivo e vitale di come l’uomo possa crearsi un suo mondo ricco di valori e di sane peculiarità, tanto da renderlo grande, tanto da farlo apparire, appunto, un faro per tutti. E questi suoi molteplici pregi divengono semi fecondi per un’umanità, che, frequentemente e purtroppo, privilegia in modo errato i beni materiali ed il vano, il vuoto apparire.

Un personaggio così, pur nelle mille traversie dell’esistenza, non smarrirà mai la via maestra da seguire, sempre illuminato com’è dall’amore e dalla dedizione per la famiglia, per il lavoro, per l’altro, per la natura e felicemente spinto dal desiderio inesauribile di ricerca, di scandaglio fuori e dentro l’uomo stesso. Con l’animo genuino immancabilmente e fervidamente rivolto senza soluzione di continuità verso Dio. Così tutta la sua vita e le sue opere materiali ed intellettuali si trasformano in una riprova limpida del suo camminare sostanzioso e del suo tendere là “…ove essere felice / lontano dalle paure / e dove tutto sa sfumare…”.

                                                                                                     Gian Gabriele Benedetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I miei libri, il mio percorso.

Quello che ho reso visibile è l’espressione evolutiva del “senso d’essere umani,” tramite un percorso di riscoperta e valorizzazione dei contenuti presenti e originati dalla nostra interiorità. Ho disegnato così, tramite la scrittura, l’esternazione dei concetti e delle sensazioni che abitano nell’animo umano, riscoprendo le motivazioni per la ricerca e la valorizzazione della spiritualità, nella rivalutazione e rivisitazione della presenza dello spirito e della sua necessità di esistere, quale tentativo estremo personale e collettivo di una rinascita concettuale del valore dell’esistenza umana stessa. I quattro libri in questione esprimono quindi un percorso chiaro, legati indissolubilmente alla mia “rinascita letteraria” e alla mia evoluzione di uomo, resi visibili tramite il C.E.I; così nell’ordine vi parlerò di loro, dei loro contenuti, ove poter trarre un motivo di proiezione al quinto testo che sottoporrò in seguito alla vostra attenzione.

Pensieri senza tempo è il mio primo lavoro, nato dopo 25 anni di inattività nel giugno del 2009 e presentato poi il 26 dello stesso mese; è un libro intuitivo nel quale ho espresso i concetti da me affrontati in modo sintetico e molto chiaro, prelevando altresì dagli stati d’animo personali e di altre persone, la linfa emozionale che compone la nostra stessa struttura. La riscoperta del dolore come presenza essenziale, amica e nemica e di cui ogni essere umano vive o ha vissuto alcune tappe della propria vita, è l’elemento centrale di una prima analisi di riscoperta della sua costante nella struttura psicologica e spirituale di ogni individuo. Il dolore, veicolo inscindibile dal motivo della speranza, nel quale trovare una ragione per accedere alla necessità della fede, ma interpretata poi dall’uomo nel senso pratico ed egoistico del potere o come l’espressione delle più elevate attenzioni e attività di sostegno e di conforto verso chi vive di stenti. Il testo chiude la sua rassegna di pensieri con un indirizzo positivo, rivolto a quanti hanno l’opportunità e il potere di costruire il bene, lasciando un messaggio verso il mondo teso ad un miglioramento della specie umana, esortando a non lasciare indietro nessuno in questo faticoso percorso, ove le nuove generazioni rappresentano l’anima e la forza della loro espressione.

La verità del sentire è il secondo testo scritto da me, nasce a dicembre del 2009 ed è l’evoluzione del libro precedente. Ho cercato di dare una motivazione a questo nuovo lavoro, osservando, contrapponendo e sviscerando i motivi che spingono l’uomo all’evoluzione tecnologica, ricercando in essa una forma espressiva pratica, veloce e semplice che consenta all’uomo di fuggire dal concetto del dolore, allontanandosi quindi dal significato, dall’orientamento e dal valore attuale della sofferenza. In questo libro ho affrontato il senso della “ricerca dell’immortalità,” tramite l’evoluzione tecnologica e l’allontanamento, oltre che dalla sofferenza anche dal “motivo della morte,”  evidenziando in contrapposizione i rischi conseguenti della perdita del senso della “continuità della vita”. E’ tramite brevi racconti, poesie e concetti che ho contrapposto a quei motivi di trasformazione e di ricerca tecnologica il linguaggio più comune all’uomo: la sua sensibilità e il desiderio di vivere la propria vita in una dimensione che gli appartiene da millenni, ove l’interiorità occupa un posto importante nella sfera individuale e di unicità di ogni individuo. Ho espresso altresì la necessità di mantenere per ognuno di noi intatta la capacità di pensiero, ove non essere travolti da false promesse o dall’impoverimento conseguente alla perdita di identità e di opportunità che la libertà individuale ci offre. Il libro chiude con l’argomento che raccoglie le interrogazioni su Dio, evidenziandone talvolta la disomogeneità dei contenuti in relazione alle “regole dettate dall’uomo”, cercando altresì di superare le ipocrisie insite nel nostro strisciante opportunismo; ho dedicato l’ultima pagina all’interpretazione di quelle angosce che occupano l’animo di un padre, preoccupato per i propri figli, conseguente “all’andare del mondo” costellato di tanti bagliori, ma di un impoverimento dei contenuti, ove lo sfruttamento delle risorse individuali ed energetiche del pianeta Terra vorranno significare forse l’avvicinarsi di un mondo dilaniato dalle guerre, dalla fame e dalle epidemie.

Immaginare è la nostra libertà, è un libro che ho dedicato all’immaginazione, all’interpretazione libera e profonda dei nostri sentimenti ed è composto nella sua prima parte da forme poetiche che nascono da una ricerca emozionale e da una evocazione dello spirito, in uno scavo interiore ricco di sfumature espresse tramite effetti visivi e stoccate dirette al nostro cuore, catturati e colti nei valori comuni agli animi di tutti gli esseri umani. I sentimenti rappresentati in questo testo, tramite strofe poetiche e una interpretazione umana dei nostri atteggiamenti, ne costituiscono la forza trainante ed offrono al lettore la possibilità di avvertire il palpito dello spirito che vive in noi, paragonabile all’ascolto del battere delle ali di una farfalla. Le sensazioni che occupano il nostro animo sono la ragione di quello che siamo, ma dall’osservazione superficiale ed esteriore di ogni individuo, potrebbero apparire dei significati contrari e distanti dalle interpretazioni di umana comprensione. La parte centrale del libro raccoglie un insieme di pensieri, ma il loro filo conduttore rimane orientato sulle sensazioni umane, distanti da concetti filosofici schietti, nell’espressione originale della nostra libertà quale forma di unicità e nella ricerca di un equilibrio personale.“Calarci dentro noi stessi” può essere l’unica via per consentire di “superare noi stessi”, ove la ricerca e il ritrovamento dei nostri significati più profondi, possono sopperire alla banalità o all’ossessione di una vita vissuta solo nei suoi tratti espressivi superficiali, quindi la conoscenza di se stessi è come un’opera fondamentale del senso della comprensione della nostra vita. 

Un volto… tanti sguardi è nato assieme a “immaginare…”, nel mese di maggio 2010, in questo testo ho parlato un po’ di me, in un modo forte e alcune volte cercando di marcare esageratamente dei contenuti distanti dall’osservazione accurata dei primi tre testi, ma cercando di inviare un messaggio chiaro al lettore. Nel testo ho raccolto circa 350 aforismi che avevo “scartato” dai primi tre libri; l’intento è semplice, ho voluto così riportare la mia immagine nella più assoluta normalità e far capire a chi legge o a chi mi conosce, che ognuno di noi ha degli aspetti personali positivi ed altri un po’ meno, ma che attraverso l’impegno personale ogni essere umano può compiere un percorso di crescita individuale, rivolto all’accettazione oltre che di se stessi, anche degli altri. Il titolo del libro in combinata con l’immagine di copertina, esprime degli aspetti per certi versi preoccupanti, in relazione al rapporto identificativo che intercorre fra noi stessi e gli altri esseri umani, mettendo in luce nei vari aspetti osservativi ed espressivi, a cui ogni individuo è soggetto, la trasformazione e il nostro adattamento a situazioni di volta in volta cangianti, ove il senso della sopravvivenza o della sopraffazione sono il motivo portante della nostra trasformazione.