COS'E' LA VITA 

La vita è un caso?

Indagine tra scienze e scientismo alla ricerca di una verità o di un’alternativa.

 

BIOLOGIA 

A differenza della fisica e della chimica inorganica, che sono scienze teoriche che studiano la materia inerte, la biologia è una scienza che studia gli esseri viventi.Nel passaggio dal modello chimico-fisico  a quello biologico si assiste ad un enorme aumento di complessità, perché i sistemi viventi sono composti di moltissimi parti diverse in relazione tra loro.  Di fatti mentre per i fenomeni fisici si parla di sistemi simmetrici, quindi risolvibili con semplici o complessi calcoli matematici, nella biologia si parla di sistemi asimmetrici, cioè che non rispondono più alle leggi della fisica e della matematica. E’ stato sostenuto che la complessità degli esseri viventi è tale che il programma necessario a descriverli è di una dimensione simile al sistema stesso.

 

LE BRANCHE DELLA BIOLOGIA:

BOTANICA:   studia l’anatomia e la fisiologia degli organismi vegetali.

ZOOLOGIA: studia l’anatomia e la fisiologia degli organismi animali.

ANATOMIA: studia la forma e lo sviluppo degli esseri viventi.

ETOLOGIA: studia il comportamento degli animali per interpretare i moduli tipici di una specie, in relazione all’apprendimento e all’allevamento della prole, ecc.

GENETICA: si occupa dei meccanismi di trasmissione dei caratteri ereditari nelle varie specie animali e vegetali.

ECOLOGIA: studia i rapporti che gli organismi intrattengono tra loro e con l’ambiente in cui vivono.

BIOL. MOLECOLARE: studia le struttura e le funzioni degli acidi nucleici ( DNA – RNA ) e di altre molecole dalle cui interazioni dipendono i processi biochimici vitali della cellula.

CITOLOGIA: studia le cellule.

BATTERIOLOGIA: studia i batteri mediante tecniche colturali e microscopiche.

MICROBIOLOGIA: studia la struttura e le funzioni dei microrganismi (virus, batteri, ecc.)

FISIOLOGIA: studia le funzioni e le proprietà degli organi e dei tessuti viventi.

 

Scopo di questo capitolo:

Lo sviluppo della biologia negli ultimi anni ha avuto un ruolo importantissimo per l’uomo. Attraverso la sua evoluzione scientifica ha risolto in maniera straordinaria tanti problemi che prima tormentavano l’uomo, soprattutto nel campo della medicina. Ma non è di questo che vogliamo parlare, si sa ormai benissimo che la vera scienza biologica lavora per il benessere dell’umanità. Vogliamo invece verificare un altro aspetto di alcune branche della biologia nel contesto di questa ricerca, che è quello di stabilire, o tentare di stabilire, se la scienza è in grado di darci delle risposte sulla origine della materia vivente, capirne i meccanismi della sperimentazione, e soprattutto affrontare il problema più spinoso, “ lo scientismo speculativo “. Quindi affronteremo ad uno ad uno questi problemi sviscerando e mettendo in evidenza le falsità che alcuni gruppi di scienziati, ed anche alcuna stampa, ci propinano come realtà oggettive. In questo breve viaggio cercheremo di capire anche, in che modo queste persone affrontano il problema filosofico e morale e perché cercano di nascondere alcuni aspetti della vita quotidiana ed i suoi valori.

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GENETICA

Ho letto ultimamente tantissimi articoli sulla sperimentazione e la mappatura del genoma umano, quello che ci propina la stampa è assolutamente inaudito, la verità, per una questione di forti interessi economici, ci viene nascosta, perché altrimenti queste grandi laboratori che speculano sul buon senso della gente comune sarebbero costretti a chiudere i battenti. Riporterò parte di un lungo articolo di Sabina Morandi che fa parte del Consiglio Nazionale ( associazione verdi ambiente e società ). 

“Durante la primavera scorsa si è conclusa la mappatura del genoma umano, e l'evento è stato presentato quasi fosse la Fine della storia. L'opinione pubblica, comunque, non si è scossa più di tanto: probabilmente anni di iperboli e di promesse miracolose hanno creato una sorta di assuefazione. Anche in questo caso i giornalisti hanno avuto, diciamo, la "penna pesante". Basti per tutti l'esempio del Corriere della Sera: il giorno dopo il fatidico annuncio ha scritto che gli scienziati del Progetto genoma erano a un pelo dallo svelare, cito testualmente: "l'esatta sequenza biochimica che compone il materiale genetico di ogni cellula umana, dove sono nascosti i segreti della vita, per poter prevenire e curare ogni malattia" il tutto intitolato "Genoma, il giorno della verità". Una scienza così presentata non può che esporsi al fallimento. 

Ma il trionfale cammino della genetica è stato messo in ombra da un'umiliante constatazione: il DNA della specie umana contiene più o meno lo stesso numero di geni del crescione. Così, la gente comune, a cui era stata fornita solo un immagine caricaturale della ricerca scientifica, da un giorno all'altro si è vista proporre tutta un'altra versione della storia. Craig Venter, padrone della concorrente privata alla gara, la Celera Genomics, e autore degli slogan più appariscenti, subito dopo la conclusione della mappatura ha dichiarato "Ha poco senso studiare i geni visto che stiamo entrando in un universo non lineare". Il tutto dopo avere fatto una montagna di soldi brevettando geni che, fra l'altro, erano stati isolati grazie ai soldi dei contribuenti americani, e poi accrescendo i profitti con annunci bomba a beneficio del mercato azionario.

Che l'universo della genetica non fosse lineare era cosa nota agli addetti ai lavori. Anche per la stessa Celera non è stata una sorpresa. L'alleanza con la Compaq Computer Corporation, il maggiore produttore mondiale di computer, necessaria per buttarsi sullo studio delle proteine risale a un anno prima, anche se la riconversione non ha impedito all'azienda di continuare a lanciare i suoi annunci in "genetichese" spinto. 

Spesso i titoli, gli slogan e le metafore ardite servono a nascondere il fatto che dei "segreti della vita" sappiamo ancora ben poco. Quanto poi alla promessa di "curare ogni male" bisogna cominciare a prendere queste affermazioni per quello che sono: spot pubblicitari che regalano qualche speranza a buon mercato, ma ai quali nessun ricercatore dà valore di verità. Se mai servono a puntellare un'immagine trascendente e assoluta della scienza che, negli ultimi anni, è stata messa in crisi dall'evidenza del dissesto ambientale planetario e da alcune gravi crisi sanitarie. In realtà, propaganda a parte, il genoma sembra assomigliare molto poco a quel "codice della vita", quel "manuale per le istruzioni di ognuno di noi" che ci viene propinato in ogni telegiornale. Il genoma risulta essere invece qualcosa di sostanzialmente fluido, governato più dai meccanismi del caos deterministico che da un determinismo di stampo meccanicista. La vecchia favola "un gene-una proteina", che tradotta nella vulgata suona più o meno "un gene-una patologia ", e che consente di ottenere finanziamenti pubblici per studiare il "gene della schizofrenia" o il "gene del comportamento asociale", nei laboratori è stata liquidata da un pezzo.

Di fatto, e i ricercatori lo sanno benissimo, la maggior parte dei geni che compongono il DNA non codificano per alcuna proteina: in fase di trascrizione spariscono senza che l'organismo ne risenta. Alcuni geni "saltano" da una parte all'altra del genoma, altri rimangono silenti e improvvisamente si risvegliano secondo meccanismi ancora ignoti. Altri ancora fungono da regolatori e impartiscono ordini operativi del tipo: "copia qui" oppure "fermati là". Ma le sorprese non finiscono qui come ben sa chi studia le proteine. Anche i geni che si comportano come da manuale, ovvero che danno le istruzioni per costruire proteine specifiche, possono riservare parecchie sorprese. I biologi molecolari hanno dimostrato che non è importante soltanto la composizione chimica della proteina ma anche il modo in cui si ripiega su se stessa, ovvero la sua struttura tridimensionale, e si è ancora molto incerti su come questo tipo di istruzioni vengano impartite. Sotto il profilo terapeutico non è cosa da poco visto che, talvolta, gli stessi geni possono esprimere proteine identiche che differiscono solo per tale "piegatura": un particolare che può fare la differenza fra la vita e la morte di un organismo.

Ciò che appare sempre più importante non è quindi soltanto la buona composizione del codice genetico, quanto la rete, l'interconnessione fra i molti codici del DNA e la comunicazione che avviene sia all'interno della "macchina cellulare" - ma sarebbe forse meglio cominciare a chiamarla "organismo cellulare" - che all'esterno, nel continuo scambio di messaggi con le altre cellule che compongono l'organismo. Così, mentre l'enfatizzazione del ruolo dei geni sembra imparentata con una sorta di positivismo ottocentesco che stenta a togliersi dalla scena, ecco che le nuove scoperte tentano di rispondere a domande finora lasciate inevase dal genetichese, domande formulabili - e indagabili - solo attraverso lo studio delle interrelazioni dinamiche fra gli elementi dello stesso genoma, sia a livello cellulare che a livello molecolare.

Come fa una cellula del fegato a sapere che deve esprimere solo certi geni? Come fa a non trasformarsi in una cellula epiteliale? Come fa a non migrare in un altro organo? E ancora, come è possibile che una quantità enorme di cellule embrionali - si parla del novanta per cento - muoiano durante lo sviluppo? Gli esempi non sono scelti a caso. In uno dei settori più innovativi della biologia molecolare, quello che si occupa dei meccanismi del suicidio cellulare, i ricercatori si sono imbattuti in un universo totalmente non lineare proprio cercando di rispondere a queste domande. L'immunologo Jean Claude Ameisen, che purtroppo non è potuto venire, ha definito il fenomeno dell'apoptosi come "controllo sociale della morte" perché i meccanismi del suicidio cellulare sembrano regolati da un fitto scambio di segnali che, rimandando la morte, rendono possibile lo sviluppo prima, e la vita poi. “

Chi ha avuto la pazienza di leggere questo articolo di Sabina Morandi avrà intuito che ci sono delle persone che hanno il coraggio di mettere in evidenza cose che la stampa comune non ha in coraggio di fare – credo, non ci sia altro da aggiungere-

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EUGENETICA

Eugenetica significa miglioramento della razza attraverso manipolazioni genetiche. Ad un primo approccio sembra avere una visione positiva nel mondo della biologia e della medicina, ma non è assolutamente cosi. Ci sono dei capitoli della storia indelebili, che hanno dimostrato che l’eugenetica è una scienza disumana, l’esempio più clamoroso è stato durante il periodo di regime nazista. In questo periodo, sotto l’influsso della sperimentazione genetica ed anche seguendo la filosofia ariana della razza pura, il regime fascista voleva a tutti i costi creare una razza forte, pura, unica dominatrice del mondo. Il metodo scelto è stato il più mostruoso di tutti i tempi, la soppressione con la morte di tutti quei popoli che secondo i seguaci del nazismo non servivano a creare questa razza pura, uomini trattati come se fossero degli oggetti. La persecuzione e le trucidazioni degli ebrei, con oltre 6 milioni di morti, è la risposta che questa dottrina politica ci ha regalato nella storia del mondo.

L’eugenetica ha significato in quel periodo, modificazione genetica forzata, con qualsiasi mezzo, che sia di natura scientifico-biologica o con la soppressione fisica dei più deboli, significa anche vedere nell’uomo la parte estetica e non morale, ma ai nazisti cosa importava della morale!  Il loro obbiettivo era quello di creare tante macchine da guerra, per dominare il mondo, annullando il senso più alto della vita umana, quello dei nobili sentimenti.

Dopo tutta questa storia assurda, l’uomo, o alcuni scienziati ottusi, continuano a fare sperimentazioni di eugenetica.

Cosa vorranno mai?

Creare degli individui su ordinazione, con gli occhi azzurri, con i capelli biondi, alti un metro e novanta, ecc. esattamente come se l’uomo fosse un semplice oggetto da supermercato.

Non hanno ancora capito che è l’ambiente a creare il patrimonio culturale dell’uomo che è di gran lunga superiore del fattore puramente estetico. Oggi c’è bisogno di uomini validi culturalmente, che hanno dei valori morali, che hanno un minimo di altruismo per costruire un mondo equo per una convivenza civile.

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EVOLUZIONISMO

Darwin è stato un ricercatore che con la teoria dell’evoluzione degli esseri viventi ha sconvolto il pensiero antropocentrico che regnava prima delle sue scoperte. Ha dimostrato al mondo che tutte le specie viventi erano frutto di una lenta ed inesorabile evoluzione, compreso l’uomo. La teoria darwiniana si basa su due concetti essenziali: il caso e la selezione naturale, ossia sulla convinzione che il mondo vivente si è evoluto attraverso errori di replicazione o mutazioni genetiche accidentali che generano organismi viventi. Gli esseri viventi a loro volta sono selezionati in maniera logica, ma del tutto meccanica e automatica dall’ambiente naturale. Ciò che più colpisce, in questa teoria, è l’immenso valore conferito al caso, esso è causa di ogni mutazione genetica e quindi agente di ogni trasformazione strutturale e comportamentale. Ma è veramente cosi anche per l’uomo?

 

Sociobiologia,  ultradarwnismo e darwinismo sociale.

In questi ultimi anni con le nuove discipline scientifiche genetica e biochimica, i cambiamenti di rotta non sono mancati. Nuove congetture,  nuove teorie, e nuove discipline, come la sociobiologia, ultradarwinismo e darwinismo sociale hanno fatto sentire la loro influenza sulla società umana. Hanno avanzato delle ipotesi che sono degne di una dura critica. La sociobiologia e l’ultradarwinismo sono il tentativo di spiegare biologicamente la cultura e l’organizzazione sociale nell’uomo. Sono delle discipline da prendere con le molle, anche perché avanzano delle ipotesi che fanno quasi paura. In definitiva, il nostro comportamento, la nostra coscienza ed il nostro libero arbitrio sarebbero il risultato di azioni di particolari geni, secondo queste discipline ci sarebbero geni per ogni manifestazioni dell’uomo, sia culturali che fisiche, ci sarebbero dunque geni responsabili dell’alcolismo, dell’intelligenza, dell’omosessualità, aggressività, altruismo, ecc, insomma un gene responsabile per ogni cosa. Gli individui, in quest’ottica, non svolgono alcuna funzione esistenziale se non quella di garantire la riproduzione dei geni. Se avete letto l’articolo di Sabina Morandi ci possiamo rendere conto che per quanto riguarda la dinamica dei geni ed anche con la mappatura del genoma ci sono ancora dei seri dubbi per arrivare a queste conclusioni da fantascienza.  

Darwinismo sociale

Il fenomeno diventa ancora più angoscioso quando si parla di darwinismo sociale. Abbiamo appena spiegato cos’è la teoria dell’evoluzione di Darwin, in definitiva, il più forte sopravvive, questo per tutti gli esseri viventi, vegetali e animali. Ma ciò vale anche per l’uomo che è dotato di autocoscienza? Il darwinismo sociale è un fenomeno che come l’eugenetica ha portato Hitler e tutti i suoi seguaci a creare una super razza, il più forte sopravvive, hanno preso alla lettera il principio di evoluzione delle specie di Darwin, ma questo fenomeno non si è limitato solo al periodo fascista, purtroppo al mondo c’è tanta gente che attraverso questa dottrina mostruosa cerca di annientare i deboli e calpestare la dignità di una persona con sani principi morali.

Cercare di riassumere con l’esempio che l’uomo, come essere dotato di consapevolezza e di morale, non può essere inquadrato secondo l’evoluzionismo di Darwin, in quanto essere molto complesso per le sue unicità esistenziali: coscienza, consapevolezza, libero arbitrio ecc. Insomma è l’uomo che può cambiare se stesso non l’evoluzione. L’uomo si distingue dal resto della natura vivente. Cosa ne pensa il darwinista sociale quando si parla di tanta gente che costituisce associazioni umanitarie come l’UNICEF, L’UNESCO, L’OMS, LA CROCEROSSA INTERNAZIONALE, IL WWF, AMNESTY INTERNATIONAL, ecc, per aiutare i più deboli?

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LA VITA E’ UN CASO?

Storia evolutiva del nostro mondo

Prendiamo in considerazione i tempi di evoluzione dei quattro grandi regni della natura, il regno minerale, vegetale, animale e umano, nell’arco dell’intera evoluzione sulla terra. Se l’età media dell’universo è di 15 miliardi di anni e l’età della terra è di 4,5 miliardi di anni, possiamo considerare, con buona approssimazione, che il periodo evolutivo del regno minerale, o evoluzione atomica, dal BIG BANG  all’apparire delle prime forme biologiche sul nostro pianeta, sia durato circa 11 miliardi di anni. L’evoluzione biologica cellulare dalla prima cellula al primo multicellulare è durata circa 3 miliardi di anni. L’evoluzione dei multicellulari dal primo vermino acquatico ai primati, è durato solo 700 milioni di anni e l’intera evoluzione umana 30 milioni di anni.

Se l’evoluzione fosse casuale dovremmo assistere ad un progressivo allungamento dei tempi, se l’intera evoluzione atomica è avvenuta in 11 miliardi di anni, statisticamente l’evoluzione casuale degli unicellulari avrebbe richiesto tempi migliaia di volte più lunghi. E se, comunque, il primo unicellulare procariota ( senza nucleo ) impiega circa due miliardi di anni per evolvere ad uno stadio di maggiore complessità come la cellula eucariota ( con nucleo ), il tempo per evolversi fino ad animale complesso multicellulare, ossia formato da un insieme estremamente complesso e finalizzato di miliardi di cellule, sarebbe dovuto essere di gran lunga superiore, mentre è di gran lunga inferiore. Perché questo paradosso evolutivo?      

Breve storia dell’uomo.

“ La domanda che spesso ci poniamo è la seguente: la nostra linea evolutiva è la sola in grado di condurre ad esseri con intelligenza e immaginazione simili o persino superiori a noi? Potrebbero alcune scimmie superintelligenti dare inizio ad un’altra linea evolutiva che sia simile o persino prevalga sulla linea degli ominidi? La risposta deve essere no!”

Questo è quanto afferma John Eccles, premio Nobel nel 1963, uno dei più prestigiosi scienziati e pensatori del nostro secolo, in un bellissimo libro “ Evoluzione del cervello e creazione dell’io “

“ L’evoluzione degli ominidi è collegata a progressi evolutivi minimi di piccoli gruppi isolati e differenti nel patrimonio genetico. Inoltre per ogni nuova specie ci vorrebbe un periodo di separazione dal resto della popolazione immensamente lungo, centinaia di migliaia di anni. Simili condizioni non possono più essere riprodotti sul pianeta terra a causa dei sistemi di comunicazione! Infatti, persino nella passata evoluzione degli ominidi, questo processo è accaduto una volta sola e successivamente per milioni di anni fu subordinato ad una piccola popolazione, con il pericolo dell’estinzione sempre presente.

Cosi la storia dell’evoluzione degli ominidi sul pianeta terra, raccontata in questo libro, è unica e non si ripeterà più. Homo Sapiens Sapiens non deve temere la comparsa di rivali.”

 

Cronologia evolutiva dell’uomo: 

1)  I fossili più antichi dell’ordine dei primati sono rappresentati da denti che risalgono a 80 milioni di anni fa.

2)  Piccoli arboricoli sono stati identificati a partire da 65 – 40 milioni di anni fa.

3)  Gli attuali discendenti di queste proscimmie sono probabilmente le Topaie.

4)  Nei giacimenti El Fayum del deserto egiziano ci sono fossili della super famiglia  Hominoidea, circa 30 – 35 milioni di anni fa “ Aegyptopithecus “.

5)  Le Dryopithecinae erano scimmie antropomorfe risalenti a circa 30 – 12 milioni di anni fa – diretto discendente dell’uomo – 

6)  Ramapithecus è datato 12 – 14 milioni di anni fa.

7)  Tra 8 e 4 milioni di anni fa c’è un’interruzione di testimonianze fossili.

8)  La maggior parte di fossili di ominidi sono stati ritrovati in Africa ( kenia,   Tanzania, Etiopia ).

9)  Australopithecus vissuto circa 3 milioni di anni fa si divide in robustus e gracile   ci sono stati vari ceppi dell’Australopithecus vissuti in Sud Africa, Etiopia, Tanzania,   la specie Robustus si estinse mentre la specie Gracile ha dato origine all’Homo Habilis.

10)  Homo Habilis  comparso  circa 2,5 anni fa, si modifica fino a circa 1,6 milioni di anni fa, dopo vi è una stasi di circa 900.000 anni, e quindi si verificò la trasformazione  “ saltazione “ che portò ad un successivo e notevole avanzamento evolutivo  dell’Homo Erectus.

11)  Attraverso la conformazione cranica si è stabilito che Homo Habilis avesse sviluppate   già le aree del linguaggio

12)  Homo Erectus risale ad un periodo compreso tra 0,5 e 1,5 milioni di anni fa

13) Gli ominidi di Neandertal, ( Neander si trova in una regione della Germania ), precursore dell’Homo Sapiens, il suo ciclo evolutivo inizia circa 120.000 anni fa.  

14)  Il passaggio da Homo Erectus a Homo Sapiens Neanderthalensis pare sia avvenuto   esclusivamente in Europa e in Oriente in un periodo compreso tra 500.000 e 120.000 anni fa.

15)  Homo Sapiens, circa 60.000 anni fa.

16) Homo Sapiens Sapiens, circa 30.000 anni fa.

La cronologia dei ritrovamenti degli antenati dell’Homo Sapiens Sapiens non è continua e completa, ci sono degli anelli mancanti in questa lunga catena evolutiva. Come Homo Sapiens Sapiens è diventato tale?  Dove e quando? Ci sono varie spiegazioni contrapposte a proposito della scomparsa di Homo Sapiens di Neandertal e dei suoi utensili, ( cultura Mousteriana ) e della comparsa di Homo Sapiens Sapiens con la loro cultura Aurignaciana, ma niente di definitivo.

Homo Sapiens Sapiens ha invaso l’Europa, ma si è evoluto altrove. A causa delle capacità superiori di Homo Sapiens Sapiens i Neandertaliani si estinsero o furono assorbiti. Homo Sapiens Sapiens derivò dall’Homo Sapiens Neandertal presumibilmente i seguito ad alcune mutazioni genetiche rapide e progressive in una piccola popolazione isolata. La grande espansione della popolazione umana avrebbe avuto inizio nel NEOLITICO quando la vita si basava su un’economia agricola e sull’uso di piante e animali domestici. E’ stato suggerito che la popolazione mondiale 25.000 anni fa fosse superiore a tre milioni.

 

Altruismo dei primi uomini.

L’altruismo per gli animali non esiste, tranne che in casi eccezionali di alcune specie.Il più forte mangia di più e sopravvive, non curandosi del più debole, questa è la triste storia della lotta alla sopravvivenza. L’uomo è un caso a parte, usando l’autocoscienza può arrivare a essere altruista, ma a condizione che solo il libero arbitrio prevalga sull’istinto innato arcaico. Esistono certamente dimostrazioni di comportamento altruistico nell’usanza di seppellire i defunti evidenti già negli uomini di Neandertal. Si può supporre che esistesse la consapevolezza di se stesso e degli altri come esseri autocoscienti. Da questa consapevolezza potrebbe aver preso origine la cura per il prossimo, e le usanze sepolcrali praticate per la prima volta dagli uomini di Neandertal 90.000 anni fa. I corpi venivano seppelliti insieme a recipienti di cibo, oggetti, armi e colorati con ocra rossa forse per nascondere il pallore della morte.

Sfortunatamente questo è tenuto nascosto dai mezzi di divulgazione di massa, perché l’altruismo non è un buon prodotto commerciale: tuttavia un esempio ammirevole è stato rappresentato da Madre Teresa di Calcutta.

 

La vita è un caso?

Cerchiamo di vedere adesso, passando in rassegna alcuni esperimenti di autorevoli scienziati, come stanno le cose per quanto riguarda l’origine della vita, e vediamo come sia difficile passare dalla materia inorganica alla vita vera e propria con la sua organizzazione strutturale.

Iniziamo con un esperimento di Stanley Miller, un ricercatore presso l’Università di Chicago, che nel 1953 voleva dimostrare l’origine della vita. Miller prese un po’ d’acqua, metano, idrogeno e ammoniaca in una ampolla di vetro, sigillò tutto e fece passare attraverso l’ampolla delle scariche elettriche per simulare i fulmini primordiali, dopo una settimana trovò che nel brodo si erano formati degli amminoacidi. “Euforia generale”. Si pensava di aver scoperto la vita, dato che gli amminoacidi sono i mattoni della vita. Ma tutto questo si dimostrò non cosi interessante come si credeva. La materia organica si trova anche nello spazio, ma non la vita.

 

Vediamo come veramente stanno le cose.

L’auto assemblaggio casuale delle proteine è reso poco plausibile da un’altra ragione fondamentale, che non riguarda la formazione del legame chimico in se, ma l’ordine particolare in cui si legano gli amminoacidi. Le proteine non sono formate da catene di peptici qualsiasi, ma sequenze di amminoacidi estremamente specifiche, dotate delle speciali proprietà di cui ha bisogno la vita. Tuttavia  il numero di combinazioni alternative che possono formarsi da una miscela di amminoacidi e superastronomico. Una piccola proteina contiene tipicamente un centinaio di amminoacidi di 20 tipi diversi. In una molecola di questa lunghezza gli amminoacidi possono disporsi in circa 10 alla 103 sequenze diverse. Centrare a caso quella giusta non sarebbe un’impresa da poco.

 

Dettagli: il punto della questione.

Le molecole complesse negli organismi viventi non sono di per sé vive. Una molecola non è che una che una molecola; non è né viva né morta. La vita è un fenomeno riconducibile ad un’intera società di molecole che cooperano a milioni, secondo schemi originali e stupefacenti. “Non esiste una molecola depositaria della scintilla della vita”, cosi come non c’è ancora alcuna catena di atomi che da sola costituisca un organismo. Anche il DNA, la super molecola biologica non è vivo. Estratto dalle cellule resta inerte e incapace di svolgere il suo compito abituale, solo nel contesto di un sistema molecolare altamente specializzato una data molecola svolge il proprio ruolo vitale. Per funzionare a dovere, il DNA deve far parte di una grande squadra, in cui ogni molecola esegue i compiti assegnati, cooperando con le altre. Le probabilità contrarie alla sintesi puramente casuale delle proteine sono circa: 10 alla 40.000. Del fatto che gli organismi biologici abbiano esigenze molto particolari e che tali esigenze siano soddisfatte, per nostra fortuna dalla natura si parla almeno dal diciassettesimo secolo; ma soltanto in questo ultimo periodo, con lo sviluppo della biochimica, della genetica e della biologia molecolare, il quadro è emerso nella sua pienezza.

Già nel 1913 il famoso biochimico di Awrvard, Lawrence Henderson scriveva: “ oggi possiamo vedere che le proprietà della materia e il suo corso dell’evoluzione cosmica sono intimamente collegati alla struttura dell’organismo vivente e alle sue attività;…… ormai il biologo può considerare biocentrico, nella sua stessa essenza, l’universo”. Henderson era stato condotto a questa sorprendente posizione dalle sue ricerche sulla regolazione dell’acidità alcalina negli organismi viventi, che dipende in modo cruciale dalle proprietà molto particolari di certe sostanze chimiche . L’aveva molto impressionato anche la maniera in cui, l’acqua che ha diverse proprietà anomale, è incorporata nella vita a livello fondamentale. Se tutte queste sostanze non esistessero, oppure le leggi della fisica fossero un po’ diverse, cosi da non dar loro queste proprietà speciali, la vita ( almeno come la conosciamo noi ) sarebbe impossibile. Henderson considerava l’adattamento dell’ambiente alla vita troppo grande per essere accidentale, e si chiedeva quale tipo di legge fosse in grado di spiegare una simile corrispondenza.

 

L’astrofisico Paul Davies, scienziato di fama mondiale e scrittore di tanti libri affascinanti sostiene che se potessimo giocare ad essere Dio e scegliere i valori per poter determinare la vita a nostra discrezione manovrando un insieme di manopole, scopriremmo che quasi tutte le posizioni renderebbero inabitabile l’universo; in alcuni casi è come se le manopole dovessero essere regolate con enorme precisione perché l’universo sia tale che la vita vi fiorisca.

 

In Cosmic Coincidences, John Gribbin e Martin Rees, astronomi ricercatori, arrivano alla conclusione che le condizioni del nostro universo sembrano veramente le sole adatte a forme di vita come la nostra.

E’ nota anche l’osservazione dell’astronomo britannico Fred Hoyle secondo cui le probabilità che un processo spontaneo metta insieme un essere vivente sono analoghe a quelle che una tromba d’aria passando sopra una discarica fosse in grado di assemblare un boeing 747  perfettamente funzionante.

La vita è dunque un miracolo?

 

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CONCLUSIONI.

Abbiamo passato in rassegna varie discipline della biologia per far emergere le speculazioni che lo scientismo ci propone come modello culturale scientifico, abbiamo visto che l’evoluzionismo di Darwin con le sue ramificazioni esasperate, riduzionistiche e ultradarwinistiche prendono in considerazione l’uomo solo dal punto di vista zoologico e sono certamente insufficienti se non completamente errate a porre l’uomo alla stregua degli animali, le caratteristiche dell’uomo sono ben lontane da queste facili affermazioni. Abbiamo visto quali difficoltà ci sono per dare una risposta all’origine della vita. Ancora oggi la scienza non può dare delle risposte soddisfacenti a queste domande esistenziali, la logica dell’uomo rimane ancora una volta insufficiente per colmare uno dei più grandi misteri.

A questo punto qualcuno mi potrà obbiettare: e con questi ragionamenti che cosa credi di aver ottenuto? Forse di aver  “ dimostrato scientificamente  l’esistenza di Dio “. No di sicuro.

Spero solo di aver mostrato la inconsistenza, anche scientifica, di quelle teorie che pretendono di spiegare col caso l’esistenza di quella bellissima armonia che è l’insieme delle creature viventi e dell’uomo che è l’unico essere a capirla.

Sono un po' stanco, mentre sto scrivendo c’è di sottofondo una dolcissima musica di Vangelis che accentua la voglia di comunicare tutto quello che in questi lunghi anni ho cercato di mettere da parte; la voglia di indagare, di sapere, di esaminare con cura tutte quelle cose che non si possono capire se non approfondendo con una lettura mirata e specifica. Spero almeno di aver trasmesso solo una piccola parte di quella indescrivibile curiosità che c’è dentro ognuno di noi e che ci conduce inevitabilmente verso uno dei misteri più profondi della nostra esistenza, questo mistero che non è stato ancora svelato né dalla scienza né dalla filosofia, forse non sarà mai svelato, ma può essere ricercato nella nostra interiorità, quella parte imperscrutabile che qualche Entità ci ha regalato per farci riflettere sulla grandezza di questo universo.

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